Ho parlato abbondantemente di Landolfi; adesso è doppiamente giusto (per tanti motivi, alcuni indicibili) che mi occupi nuovamente di Sebastiano Craveri, uno dei “padri fondatori” del Vittorioso. Gli anni Cinquanta, per lui, sono densi di alti e bassi. Il livello artistico delle sue storie, delle quali cura sia i testi che i disegni, è sempre molto alto, con punte di eccellenza. Quella che varia drammaticamente è la sua fortuna editoriale: all’astro di Jacovitti, che da un decennio abbondante l’ha spodestato dalla sua posizione di autore-bandiera del Vittorioso, dopo il 1952 si è aggiunto Lino Landolfi. Evidentemente, a differenza di Craveri, il nuovo autore gode in redazione di grande credito. Così, anche quando Jacovitti si imbarca nell’avventura del “Giorno dei Ragazzi” e dirada le sue collaborazioni al Vittorioso, lo spazio per Craveri resta limitato. Nel 1951, ancora, l'impaginazione delle avventure degli “zoolandini” è adeguata, anche se la pagina piena è ormai un ricordo:
D’altra parte, Craveri sa adeguare il proprio disegno alle mutate condizioni, raggiungendo, nel 1952, un nuovo livello di stilizzazione:
Due zoolandini in una goccia d’acqua è anche un esempio straordinario della capacità visionaria di Craveri, a suo agio con atmosfere surreali che – sia pure con “colorazione” del tutto diversa – non hanno niente da invidiare a quelle del grande Jac (con una bella citazione dal film Il Dottor Cyclops):
In Il nove non risponde, sempre del 1952, il suo segno grafico si fa lievemente più cupo, con un tratteggio più pesante: ne vedremo gli esiti fra qualche anno, quando realizzerà alcune storie, dal lato grafico, opposte al solare disegno degli anni Quaranta:
Il dramma arriva l’anno seguente. Non può essere un caso che il 1954 sia giusto l’anno del grande lancio del Procopio di Landolfi… Quando il giovane autore dispone perfino di due grandi pagine a colori, Sebastiano Craveri deve accontentarsi di una minuscola colonnina in bianco e nero. Che, comunque, è densa di spunti irresistibili, molto spesso delicatamente poetici, come ne La bombetta inesplosa, che fa parte del mini-ciclo di Caporal Meo:
L’affascinante Everowest! è impaginato peggio di un trafiletto pubblicitario:
Il 1955 è un anno da dimenticare; nel 1956, la stampa a rotocalco, inizialmente, fa soffrire il tratto di Craveri più di quello degli altri disegnatori, specie ne La carrettera zoolandina, con vaghe reminescenze disneyane:
Le cose tornano a migliorare più avanti, in quello stesso 1956, quando finalmente torna il colore, alternato con tavole godibilmente autoconclusive, in bianco e nero ma impaginate in modo decisamente più degno:
La scimmietta Dolly, per chi non se la ricorda, era la mascotte di Angelo Lombardi, l' "Amico degli animali" di una fortunatissima trasmissione televisiva di quegli anni ("Amici dei miei amici..."). Lombardi è un nuovo "amico del Vittorioso", in un periodo in cui il piccolo schermo sembra davvero in grado di annientare i fumetti...
La grande avventura craveriana, impaginata con la cura che merita, torna nel 1957 con Nel mare dei guai:
Che le fortune di Craveri sono mutate – in meglio, per una volta! – è testimoniato dalla copertina e contro copertina del numero di Carnevale del 1957:
Ma il cuore di Craveri deve aver palpitato di autentica gioia, quando la sua storia La città dei cuccioli, nel febbraio del 1958, ha addirittura l’onore della prima pagina del Vittorioso! Un ritorno ideale ai fasti zoolandini degli anni Trenta:
E se non è la prima pagina, spesso è l’ultima, altrettanto prestigiosa, oppure il paginone centrale come nel 1940, ai tempi dei tempi:
Nel giugno del 1958, poi, un momentaneo ritorno di Jacovitti sembra riparare simbolicamente ad un antico torto, quando i due autori vengono impaginati con uguale dignità:
Ma purtroppo le cose cambieranno di nuovo, e assai presto. Lo vedremo tra qualche post.
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