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venerdì 11 febbraio 2011

L’avventuroso 11 (1936 - quarta parte)


Ci sono anche gli autori italiani, su L’Avventuroso del 1936. La star di questo periodo è certamente Giove Toppi, che cerca di emulare gli americani con storie accattivanti e un disegno sapido e aggressivo. Le sue storie vengono pubblicate in ultima pagina, una collocazione prestigiosa e impegnativa, visto che deve confrontarsi nientemeno che con Gordon. Si inizia con I naufragatori misteriosi:



Giove Toppi gioca con le luci, con i chiaroscuri (notate l’ultima vignetta, quasi caniffiana!) ma soprattutto con il colore. Sarebbe interessante sapere se la cromia de L’Avventuroso e degli altri giornali nerbiniani era opera di tecnici anonimi oppure se venivano in qualche modo coinvolti anche gli autori. A sentire Mario Nerbini, quasi tutto faceva capo proprio a lui, all’editore.


Quello che segue è un breve passaggio da un’intervista, in parte inedita, rilasciata dall’editore a Franco De Giacomo, nel 1967:

R.: Io accentravo tutto su me, capisce? Avevo dei collaboratori, ma non prendevano iniziative... Volevo far tutto da me, insomma. Poi guardavo tutti i giornali, davo i soggetti... insomma, facevo tutto da me.
D.: Ma, Commendatore, faceva da sé anche l’impaginazione?
R.: Tutto. Andavo nelle tipografie a impaginare...
D.: Pure della traduzione dei testi, si occupava?
R.: No, io non conoscevo le lingue, quindi facevo tradurre. Ma una volta tradotti, io li rileggevo tutti.

Se Mario Nerbini decideva anche la colorazione delle storie, certamente una personalità prorompente come quella di Giove Toppi avrà voluto dire la sua.

 

Ma il capolavoro (in senso relativo, s’intende) di Giove Toppi è certamente La regina d’Atalanta. Anche questa storia occupa l’ultima pagina del settimanale, che dopo la prima, è quella più importante. I giornalini sono difatti esposti all’esterno dei chioschi, fermati a dei fili di ferro con le mollette da bucato: i ragazzi leggono “a sbafo” Gordon, in copertina, e sbirciano giusto l’ultima facciata del settimanale. È una vetrina, uno stimolo all’acquisto.


Giove Toppi, a suo modo, è sensazionale: coglie subito la novità del linguaggio grafico dei comics americani, li imita nei contenuti (anche nella carica erotica) e negli aspetti formali, con una sfrontatezza miracolosa. Notate come ricopi il Gordon sottomarino di questi stessi mesi. È volgare, plebeo, elementare, ma anche per questo partecipa a pieno titolo dell’estetica del Fumetto. Denigrato in passato oltre il lecito (anche da me, certo), è oggi fra gli autori più interessanti degli anni Trenta.


Guardate la fumeria d’oppio, nella vignetta che segue: non c’è qualcosa, a livello di rielaborazione magmatica e viscerale di miti alieni, dell’analoga scena di C’era una volta in America? Giove Toppi, come Sergio Leone cinquant’anni dopo, coglie in modo squisitamente anti-intellettuale l’essenza del Mito americano.







Giove Toppi riduce le suggestioni dell’Art Déco, dello Stile Novecento e perfino del Cubismo all’estetica da strada delle vetrine dei negozi di barbiere. Ma in questa operazione, squisitamente “fumettistica”, è geniale.


Ci sono altri autori italiani, naturalmente, su L’Avventuroso 1936, alcuni lontanissimi dall’aggressività colorata di Toppi. Guido Moroni Celsi racconta una storia etnografica niente affatto banale, con Il tesoro degli indiani Lupai:


Giorgio Scudellari prosegue nel suo percorso di tranquillo seguace di Lyman Young con I ricattatori del Borneo e altre storie simili, quasi tutte di ambiente “coloniale”:


Interessante l’esordio di Ferdinando Vichi con Uragano di Fuoco, storia “para-western” il cui disegno è ancora piuttosto crudo ma che lascia già intravedere sviluppi interessanti. Vichi diventerà, dal 1938 in poi, uno degli autori italiani in assoluto più interessanti e prolifici. Ne riparleremo presto.

giovedì 25 novembre 2010

Il Giornale di Cino e Franco - 2

1935 – continuazione e fine


Per tutta la prima parte del settimanale, Nerbini lascia immutata la formula de Il giornale di Cino e Franco, che è – come dicevo nello scorso post – poco più di un contenitore per il best seller di Lyman Young e collaboratori (Tim Tyler’s Luck). Fra le storie di riempitivo, merita un accenno

lunedì 21 giugno 2010

Gli albi Nerbini: Topolino, seconda parte


(Seconda edizione)

Riprendiamo la nostra chiacchierata senza pretese sulla storia del Fumetto in Italia e torniamo al 1935. Abbiamo visto, in questo post, l’accordo tra Mondadori e Nerbini, in cui si prevede che quest’ultimo possa continuare a commercializzare gli albi di Topolino già editi all’agosto 1935, ma fino e non oltre l’agosto del 1938. I nove albi della serie (tranne Topolino contro Wolp) sono ristampati da Nerbini molte volte, in alcuni casi con modifiche sosta...

martedì 15 giugno 2010

Topolino supplemento – quinta e ultima parte

1935




Il 1935 è, per il Supplemento di Topolino, un susseguirsi di fuochi d’artificio. Alle splendide storie del Topolino “giornaliero” di Floyd Gottfredson e collaboratori, si affiancano interessanti esperimenti di autori italiani. Un caso curioso è una piccola serie di meta-Mickey disegnati da Gaetano Vitelli:

mercoledì 2 giugno 2010

Topolino - undicesima parte: arriva Paperino

1935 - I


Il grande successo de “L’avventuroso” assorbe quasi completamente le energie di Mario Nerbini e dei suoi collaboratori. Il settimanale Topolino e il suo Supplemento mensile (poi quindicinale), oltre a ricevere poca cura, vengono sempre più caratterizzati come periodici per l’infanzia, a parte la pubblicazione di Cino e Franco: le tavole degli autori italiani restano ancorate allo stile Corriere dei Piccoli, con pochi tentativi di inventare storie “avventurose” a continuazione, come invece si fa sul giornalone che ospita Gordon & c.
Lo spirito avventuroso-eroico è per lo più affidato ai racconti in testo, illustrati da Giove Toppi:
 

venerdì 21 maggio 2010

Gli albi Nerbini: Cino e Franco, prima parte

1934/1935


Il grande successo di Cino e Franco, quello epocale che ha cambiato la storia del Fumetto in Italia, incoraggia Mario Nerbini a ristampare in una collana di “albi” anche gli episodi dell’avventuroso duo, disegnati inizialmente da Alex Raymond. La prima storia, Sotto la bandiera del Re della Giungla, pubblicata a puntate nel 1934 su Topolino, appare nelle edicole nell’agosto dello stesso anno. È un volume stampato a “quinterni”, ovvero a fascicoli separati uniti da grappette metalliche e con una copertina in carta sottile, disegnata – opportunamente – da Giorgio Scudellari, l’emulo italiano di Lyman Young:


martedì 11 maggio 2010

L’avventuroso 7 (1935 – quarta parte: gli italiani)

1935



È interessante notare come cambia il sottotitolo de L’avventuroso: inizialmente è “Grande settimanale d’avventure”; col numero 31 diventa “Grande settimanale per tutti”. È ovvio che Mario Nerbini avverte la necessità di rimarcare che il suo target (diremmo nel 2010) non è solo adolescenziale, ma anche adulto, e ciò per cercare di parare i prevedibili colpi dell’establishment moralista. Lo stesso Nerbini pubblica anche, sempre nel 1935, un trafiletto in cui dichiara esplicitamente che L’avventuroso si rivolge non solo e non tanto ai ragazzini, ma ai tanti “giovanotti e signorine” che frequentano le edicole. Resta il fatto che la grandissima maggioranza dei lettori appartiene alla fascia di età dai dodici ai sedici anni: sono i più controllati da genitori, educatori, sacerdoti, capi delle organizzazioni di partito, che si faranno presto sentire…

domenica 18 aprile 2010

L’avventuroso 3 (1934)

1934, fine


Flash Gordon, come ho già detto, è una storia a soggetto, senza sceneggiatura pianificata. Le cose accadono in modo apparentemente casuale e le situazioni si ripetono spesso uguali (Gordon salva la ragazza di turno in pericolo dal mostro in agguato), con minime variazioni sul tema: si chiama iterazione narrativa. L’autore dei testi (Don Moore o forse Raymond stesso, all’inizio) non sa bene dove andare a parare. L’effetto, spesso, è irritante; talvolta involontariamente comico. Talvolta, dico: perché la carica avventurosa e la forza profonda di questo fumetto, come altri degli anni Trenta, colpiscono ancora oggi, nel 2010.

venerdì 9 aprile 2010

L’avventuroso 1 (1934)

14 ottobre 1934

L’abbiamo già intravisto, su varie pubblicità redazionali di Topolino e del Supplemento. Proprio su quest’ultimo, nel n. 94b del 14 ottobre 1934, la sesta e ultima pagina è occupata da una strepitosa locandina, che – stampata a parte – pavesa anche le edicole:

domenica 4 aprile 2010

Topolino - decima parte: un americano e alcuni italiani

1934, fine



Dopo I tre lupini… di mare (Just Kids) di Ad Carter, su Topolino appare un’altra serie americana di notevole interesse. Si tratta di La storia di Betta, Buddi e Donni, ovvero Big Sister di Leslie Forgrave, iniziata il 4 giugno 1928 (grazie, Fortunato!) e direttamente ispirata a Little Orphan Annie di Harold Gray, epocale successo del Chicago Tribune. Questa striscia è targata Central Press Association, una consociata del KFS, l'agenzia che distribuisce tutte le serie che Guglielmo Emanuel propone a Mario Nerbini. Rispetto alle altre “orfanelle” del panorama fumettistico statunitense, Big Sister, con un’aria apparentemente più familiare e quasi dimessa, dipinge con efficacia il mondo della provincia americana, e forse per questo risulta gradita al pubblico italiano.

venerdì 12 marzo 2010

Topolino - quinta parte (Topolino o Mickey?)

1933




Torniamo alla prima annata del Topolino settimanale. Mentre sul Supplemento si snocciolano le meraviglie disneyane (e non solo) che abbiamo visto, il settimanale conserva la formula un po’ disordinata degli inizi: in mancanza di una coerente linea editoriale, il periodico - oltre che un semplice contenitore delle tavole Disney - sembra un porto di mare, dove si pubblica un po’ quello che arriva. Si impaginano in posizione privilegiata storie di taglio ottocentesco, pescate chissà dove:

martedì 9 marzo 2010

Topolino Supplemento – quarta parte



Ho già detto, alcuni post fa, che Guglielmo Emanuel vende a Nerbini anche una serie “naturalistica”, ovvero Frank Merriwell, disegnato da Jack Wilhelm (e sceneggiato da William Ritt: grazie, Fortunato, per l’informazione). Il nome del protagonista viene semplificato in Frank Merrill, e la serie viene pubblicata proprio quando il setting abbandona l’ambiente dei college statunitensi e si sposta in ambienti esotici, abbracciando senza esitazioni la Grande Avventura. La storia sarà ripubblicata in albo, nel 1935, col titolo Lo strano abitatore dell’isola del Tesoro:

sabato 14 marzo 2009

Scaffale 8
Sarà meglio cercare di essere un po’ più sbrigativi… Il blog è per me e per pochissimi amici, d’accordo, ma è carente almeno in una delle qualità a mio giudizio fondamentali di questa nuova forma di comunicazione: la proposta di materiali sconosciuti, rari, degni di essere rivalutati, in una forma che possa essere utile al visitatore. Quando arriverò alle collezioni di “antiquariato”, vedrò di tralasciare l’ovvio e di ricorrere, per le cose davvero curiose, mai viste e degne di ripescaggio, allo scanner, invece che alla mia modestissima macchinetta fotografica.
Dunque evito anche di elencare (l’immagine lo fa da sé) i bei volumi sul cinema d’animazione, che aprono l’ottavo scaffale, davanti ai quali penzola l’irresistibile Marsupilami di Franquin. Menzione d’onore solo per Enchanted Drawings, una storia dell’animazione, edita dal newyorkese Knopf, uso a produrre libri tipograficamente sopraffini, che è fra le migliori storie dell’animazione mai scritte, illustrata con immagini di incantevole bellezza. Ho ridotto moltissimo l’acquisto di libri di questo genere, anche perché, dopo l’avvento del DVD (ed ora del Blu-ray, agognato mezzo ad alta fedeltà di riproduzione dell’immagine), abbiamo una buona messe di opere da poter ammirare in movimento, come ha da essere.
L’enciclopedia del Fumetto di Maurice Horn, qui in doppia versione americana e italiana, mi suscita divertenti e anche struggenti ricordi: una città toscana, un pallone pressostatico, e due ragazzini dallo stesso nome proprio (uno di cognome faceva - e fa ancora - Boschi) che si divertivano come matti a satireggiare lo sforzo di Luciano Secchi, in arte Bunker, che era stato l’artefice dell’edizione nostrana… Traghettata di qua dall’oceano con molte aggiunte e modifiche, anche un po’ arbitrarie. Che bei tempi.
La foto al centro, dietro il bolide rosso di Nivola (e uno scarabeo jacobsiano), ritrae Luciano Bottaro e Carl Barks, a Rapallo, nel 1994. Anzi, vi propongo, di quell’indimenticabile visita italiana del Mago dei Paperi, un poster auto costruito:
Troppi ricordi, troppe cose e persone che non ci sono più, non voglio parlarne, non adesso. Il menù in basso a destra, firmato da vari amici, testimonia uno dei pranzi più belli della mia vita. Ci sarebbe anche un’altra magnifica foto, ma lasciamo stare: è troppo personale.
Un altro volume “imperdibile”, come si dice, è la monografia di John Canemaker su Winsor McCay. Credo che sia stata ristampata, dopo un lungo periodo di difficile reperibilità. Accanto, ovviamente, c’è l’unica edizione (degna) al mondo del piccolo, dolce Nessuno, quella in sei volumi della Fantagraphics Books. Irreperibile (credo) in questa veste, è facilmente acquistabile a pochi dollari, o euri, nella versione in unico tomo della Taschen. Ne esiste una terza edizione, edita dalla Checker, che non possiedo, ma mi dicono che si avvalga degli stessi impianti delle precedenti. I quali, diciamolo, francamente, non sono il massimo: Little Nemo, realizzato per i grandissimi quotidiani di oltre cent’anni fa, esige un formato ben diverso, e una scansione molto accurata, che manca nel tentativo Fantagraphics. Non che con le mie povere foto si veda granché, comunque:

Molto meglio va con i due volumi in-folio editi dalla Sunday Press, che vedremo più avanti. Ma anche quelli hanno i loro bravi difetti.
Non possiedo granché di Hugo Pratt, a parte certi volumi fondamentali, fra cui soprattutto Gli Scorpioni del deserto (che vedremo poi), Corte Sconta detta Arcana e Una ballata del Mare Salato. Quelle che vedete NON sono prime edizioni, costosissime sul mercato dell’usato. Infine, due parole su I fumetti d’oro Nerbini, un’antologia data 1972, quando Alfonso Pichierri prese le redini della gloriosissima casa editrice. Raccoglie alcune storie italiche degli anni Trenta, quasi tutte di scarso valore artistico, ma il volume merita per pregio editoriale, per interesse storico, e per certe illustrazioni di grande suggestione:

Inoltre credo che il Pinocchio “modernista” di Giorgio Scudellari, pubblicato originariamente nel 1937 (vedremo in seguito il relativo settimanale), meriti un minimo di attenzione e forse di rivalutazione critica:
La prossima volta prenderò in esame alcuni fascicoli, che qui non si notano, ma certo sono di grande interesse: specie le opere di Ezio Ferraro, proto-collezionista e storico pioneristico.