1934/1935
Il grande successo di Cino e Franco, quello epocale che ha cambiato la storia del Fumetto in Italia, incoraggia Mario Nerbini a ristampare in una collana di “albi” anche gli episodi dell’avventuroso duo, disegnati inizialmente da Alex Raymond. La prima storia, Sotto la bandiera del Re della Giungla, pubblicata a puntate nel 1934 su Topolino, appare nelle edicole nell’agosto dello stesso anno. È un volume stampato a “quinterni”, ovvero a fascicoli separati uniti da grappette metalliche e con una copertina in carta sottile, disegnata – opportunamente – da Giorgio Scudellari, l’emulo italiano di Lyman Young:
L’albo figura come “supplemento al giornale Topolino” ed “Edizione Topolino”. È un grandissimo, prevedibile successo, nonostante l’impegnativo costo di una lira: tanto che l’albo, in veste praticamente identica, viene ristampato a dicembre.
La data sul frontespizio della seconda edizione è “Natale-Capodanno 1934”:
La copertina è ancora di Giorgio Scudellari:
Come ho detto nello scorso post, gli albi Nerbini creano una specie di mercato parallelo del Fumetto in Italia: è composto da lettori più ricchi, disposti a spendere anche dieci lire al mese – che è tantissimo, negli anni Trenta – per leggere, e prestissimo collezionare, le storie dei mostri sacri d’Oltreoceano (e non solo). Rispetto alle edizioni sui settimanali, le strisce e le tavole pubblicate sugli albi soffrono a volte di tagli e rimaneggiamenti: lo abbiamo già visto nel caso di Topolino e Piedidolci. Ma i fascicoli nerbiniani, con le loro irripetibili copertine disegnate in stile cartellonistico, hanno anche un altro problema. Nerbini, come quasi tutti gli altri editori italiani, stampa con il tradizionale sistema zincografico, in cui avviene il contatto diretto tra il cliché – di zinco, appunto – e la carta. Questo sistema, se non è messo perfettamente a punto, porta ad un certo ingrossamento del segno, ma soprattutto all’usura degli stessi cliché, i quali andrebbero sostituiti di frequente. Ma la tiratura degli albi è talmente alta, e il pubblico è considerato all’opposto tanto “basso”, da indurre Mario Nerbini a un drastico risparmio. I cliché vengono quindi spremuti al massimo e nelle copie “di coda” il tratto è inaccettabilmente ingrossato, i retini sono sporchi, le vignette piene di macchie.
Dopo La fiamma eterna della regina Loana, uscito anch’esso in almeno due edizioni, è la volta, nel luglio 1935, de La pattuglia dell’avorio. La prima edizione del fascicolo ha ancora la legatura a “quinterni”, ma la copertina è in cartoncino pesante e la copertina è disegnata da Giove Toppi:
Per la prima volta, la quarta di copertina è riservata all’elenco degli albi usciti. Via via aggiornata, questa pagina diverrà canonica e negli anni Cinquanta e Sessanta, all’epoca del primo collezionismo di fumetti, sarà l’unica fonte per avere un’indicazione di massima degli albi effettivamente usciti nel periodo 1933-1944. In seguito saranno reperiti (li vedremo in uno dei prossimi post) anche dei cataloghi ufficiali della Casa, a volte piccoli capolavori di impaginazione e di arte tipografica. Ma una notevole approssimazione, in questi fascicoli, renderà sempre opinabile ogni elenco, fino alle ricerche quasi definitive degli anni Ottanta e Novanta del Novecento.
Sul retro de La pattuglia dell’avorio si nota, fra gli albi Nerbini, l’assenza di Wolp e la presenza di ben tre titoli italiani su tredici.
L’albo verrà ristampato subito in versione “regolare”, con la spillatura tradizionale:
Nel corso dell'anno esconomolti altri albi, non solo “americani” ma anche di autori italiani: li vedremo a suo tempo. Dal 1936 in poi, gli albi nerbiniani inonderanno letteralmente le edicole. Prossimamente posterò alcune fotografie di edicole, piuttosto eloquenti.
Mario Nerbini ha praticamente inventato un tipo di editoria e creato dal nulla un mercato. È certamente “ammanicato” al Potere, viene trattato con un occhio di riguardo, ma sono innegabili il suo fiuto, il suo gusto, la sua straordinaria inventiva e capacità manageriale, a metà fra l’artigiano e l’industriale. Fino almeno all’autunno del 1938 non sbaglierà un colpo, e quando – clamorosamente – lo farà, sarà per forza maggiore. Nell’Italia degli anni Trenta, infatti, proprio come ottant’anni dopo, gli schieramenti contano, ma quel che conta di più è il denaro, di qualsiasi colore sia.
Lo vedremo nel prossimo post.
sotto la bandiera del re della jungla era un fumetto ,mi ricordo io sono nato nel 41 colore tutto in rosa e alto come volume un ulbum .
RispondiEliminaSono del 40. negli anni-50. disponevo di molte serie di fumetti tra qui, "Cino e Franco" e altre della " Nerbini" Provo tantissima nostalgia di quei tempi..
EliminaMamma mia ! La mia infanzia .....
RispondiEliminawally_giana
Entro in sintonia con wally-giana ( muliebre abitante di una valle??) perché io ricordo nitidamente quando a metà 1945 (circa) e vivevo a Carpi(Mo) dai miei nonni - la guerra ci aveva costretti a lasciare Pola e poi Trieste- e vedevo le edicole letteralmente tappezzate di albi Nerbini e Capriotti , alcuni dei quali residui del tempo passato.
RispondiEliminaNon ne potevo acquistare alcuno: giravo, come si suol dire, con le pezze al sedere e nessun soldino in tasca.
Cino e Franco, Mandrake, L'uomo mascherato e poi un albo grandissimo di Marco Spada insieme ad altri di questo personaggio di formato orizzontale.
Poi da adulto cercai e trovai questi albi?? Macché, il mercato del fumetto di antiquariato non corrisponde, e mai corrispose, con la mia concezione della fruizione per divertimento del fumetto.
Nostalgia della mia infanzia? Per niente, sono contento di essere vecchio, di avere dei nipotini e così via.
Quando esprimo questo mio stato d'animo qualche mio coetaneo accidioso ed ipocondriaco mi apostrofa dicendo:" ma sei scemo??".
Non so, dite voi.
Allora sono scemo anch'io, che ho letto e riletto tutti i fumetti di questo mondo. Almeno quelli fino agli anni 50. Ho 80 anni , ma mi sento ancora il cuore giovane, e le gambe abbastanza. Ho raccolto fumetti per anni assieme a mio fratello, spendendo anche qualche liretta, senza uscire dal seminato. Ti dico, pertanto, largo agli scemi sempre giovani Fabio
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