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giovedì 2 dicembre 2010

La Risata-La Folgore –3

1935: arriva Red Barry – Jim il Rosso


Dal n. 37 del 30 luglio 1935, La Risata ospita un’infornata formidabile di comics americani, capace – sulla carta – di dare veramente fastidio sia a L’Avventuroso che a L’Audace.

La novità più importante è

domenica 28 novembre 2010

La Risata-La Folgore –2

1935: arriva Baldo


La storia de La Risata è fatta di equivoci, fraintendimenti, continui cambi di programma. Un giornale a fumetti con quel titolo, e perciò votato all’umorismo, nel 1934/35 dovrebbe forse guardare a concorrenti come Bombolo-Cine Comico di casa SAEV o tutt’al più a Jumbo. Invece,

sabato 27 novembre 2010

La Risata-La Folgore –1

La Risata 1934 – prima parte
Nuove rivelazioni sui misteriosi autori de La Risata!

La trasformazione dell’editoria periodica per ragazzi in Italia, con il conseguente avvento del Fumetto moderno, avviene – come abbiamo abbondantemente visto – per opera di tre editori: Vecchi (SAEV), Nerbini e Mondadori, che tra il 1932 e il 1935, uno dopo l’altro, invadono le edicole con novità rivoluzionarie.
Ma non ci sono solo loro. Alcuni piccoli editori cercano di raccogliere le briciole del fiorentissimo mercato che è sorto dal nulla, imitando in modo maldestro gli stilemi del Fumetto americano. Altri, invece, dotati di strutture e capitali adeguati, ignorano i comics d’oltreoceano e cercano di imporre, partendo praticamente da zero, un Fumetto italiano che non sia derivativo rispetto a quello dominante.
L’editore che fa da apripista per questo modo alternativo di intendere i periodici a fumetti è L’Editoriale Universo, che l’11 maggio 1933 vara Il Monello e circa due anni dopo, il 23 febbraio 1935, L’Intrepido. Dei due settimanali “tutti italiani” e della nascita del cosiddetto “fumetto popolare”, spero di aver modo di parlare in un prossimo futuro. Per ora, rimaniamo in zona “americana”.
La Casa Editrice Universo e i relativi, importanti stabilimenti tipo-litografici, sono di proprietà della famiglia Del Duca, ovvero dei tre fratelli Cino, Domenico e Alceo, che si alternano, tra l’altro, alla direzione dei settimanali. Cino è incaricato di seguire, a partire dal 20 novembre del 1934, un settimanale decisamente minore, La Risata, che esce con la sigla Casa Editrice Moderna.



Il settimanale in questione è minore e anche sperimentale, perché è stampato con nuovissimi impianti

domenica 14 febbraio 2010

Jumbo – sesta parte


Jumbo è anche la culla del Fumetto italiano “moderno”. È vero che autori come Antonio Rubino e Attilio Mussino sono attivi sul Corriere dei Piccoli fin dal 1908, e che nel 1933, personaggi come Il signor Bonaventura di Sergio Tofano hanno quasi vent’anni di “carriera” alle spalle. Ma Jumbo, come si è visto e come vedremo, è un crocevia fondamentale, un momento di svolta: il giornalino esce proprio quando, soprattutto negli Stati Uniti, le cose cambiano drammaticamente e le novità si susseguono in modo parossistico, pronte a invadere il nostro mercato. Su Jumbo, fra il 1933 e il 1936, alcuni giovani autori italiani colgono questo poderoso vento di novità e sperimentano nuovi linguaggi, nuove forme grafiche e nuovi contenuti, un po’ imitando le strisce d’Oltreoceano, un po’ creando cose originali.

Gli inizi non sembrano granché promettenti. Fra i primissimi italiani, c’è un non meglio identificato Amadio, dallo stile simile a quello del celebre Yambo (Enrico Novelli), con una storiella dal sapore quasi ottocentesco:



Nello stesso 1933 appare un nome che pochi anni dopo, in casa Mondadori, farà faville. Si tratta nientemeno che del capostipite degli sceneggiatori italiani di fumetti “avventurosi”, ovvero il grandissimo Federico Pedrocchi:


Le “Visioni romane” di Pedrocchi sono quanto meno imbarazzanti, dal lato dei testi, e graficamente e strutturalmente sono solo approssimative imitazioni dei fumetti inglesi. Non lascerebbero presagire nulla di buono. Pedrocchi è un mediocre disegnatore, abbandonerà presto matita e pennello per dedicarsi alla macchina da scrivere.
Va un pochino meglio con la serie de I Fratellini, celebri clown dei primi del Secolo scorso:



Su I Fratellini in carne ed ossa, trovate notizie interessanti qui; gli artisti sono rammentati con struggente malinconia anche nel film di Federico Fellini I clowns. Federico Pedrocchi, ormai passato stabilmente alla sceneggiatura, nel 1935 favorirà la pubblicazione, su “I tre Porcellini”, di un altro fumetto su quella famiglia di clown. Ma di questo ed altro, magari, parleremo in seguito, quando Pedrocchi diventerà il punto di riferimento del Fumetto italiano.

Altro grande autore, presente sulle pagine di Jumbo fin dal 1933, è Pier Lorenzo De Vita. Conosciuto oggi quasi esclusivamente per i suoi fumetti disneyani, è stato attivo con serie umoristiche sul Corriere dei Piccoli (Martin Muma) e altrove. Su Jumbo, nel 1934, pubblica Le gaie prodezze di Tic e Tac:





In seguito, Pier Lorenzo De Vita sarà tra i primissimi a “convertirsi” al Fumetto “avventuroso” di ispirazione statunitense, con esiti notevolissimi e quasi sperimentali, specie sulle testate Mondadori, su soggetti giust’appunto di Pedrocchi (La Primula Rossa del Risorgimento, Saturnino Farandola, ecc.).



Ma chi è, Lotario Vecchi? Chi, i suoi primi collaboratori? Il blogger Fabrice mi ha scritto segnalando il suo interessante post su Comics Vintage in cui si è occupato dell’edizione francese di Jumbo: in effetti Vecchi, col marchio SAEV, distribuisce le sue pubblicazioni sia in Europa che in America latina. Ezio Ferraro, nella sua monografia Lotario Vecchi editore, pubblicata come supplemento alla rivista Comics (in realtà è il n. 14 dell’anno X, dicembre 1974), racconta nei particolari l’avventurosa storia di Lotario, nato nel 1888 a Parma, trasferitosi giovanissimo in Spagna, dove inizia l’attività di editore di “dispense” (i fascicoli settimanali con romanzi d’appendice). Vecchi si circonda di familiari e connazionali, e ne spedisce alcuni in vari Paesi, non solo di lingua spagnola, consolidando un vero e proprio impero: Portogallo, Brasile, Argentina, Cile, Cuba, Uruguay, Messico… La storia del fratello Arturo, fondatore di un altro impero con centro a Rio de Janeiro, è degna di un romanzo.
Lotario Vecchi, nel primo Dopoguerra, fa base in Germania, a Lipsia, città dalla quale spedisce un’enorme quantità di pubblicazioni in lingua spagnola, via Monaco e Amburgo, fino in Sud America!



Ma dicevo che la SAEV è la culla del Fumetto italiano: è una storia fatta di persone e di sigle editoriali oggi celebri, che in un modo o nell’altro fanno capo a Lotario Vecchi. Quando questi rientra in Italia, nel 1923, a Torino assume come semplici piazzisti i fratelli Pacifico (Cino), Domenico (Mimo) e Alceo Del Duca, futuri editori in proprio (L’Intrepido, Il Monello). Nel 1929 cerca di lanciare un clone del Corriere di Piccoli in Brasile, Mundo Infantil, senza successo. Nel 1932, per il lancio in Italia di Jumbo, acquista i diritti dei fumetti inglesi dell’Amalgamated Press, rappresentata in Italia dall'agenzia Helicon, diretta da Umberto Mauri e controllata da Mondadori: è così che il colosso milanese, indirettamente, si avvicina al Fumetto. Fra i primi collaboratori di Jumbo, abbiamo visto, ci sono Federico Pedrocchi e il misterioso Enwer Bongrani, possibile autore dei “falsi” di Lucio l’avanguardista. Ma fra impiegati e tipografi incontriamo i nomi di Agostino Della Casa e Gino Casarotti (futuro editore col marchio Dardo), che nell’Anteguerra lanciano la casa editrice Juventus e il personaggio di Dick Fulmine, che rifluirà anche sull’Audace SAEV e Mondadori. E poi Gino Arcaini, fino al leggendario Gian Luigi Bonelli, che ad un certo momento prenderà saldo il timone nelle sue mani…


sabato 18 aprile 2009

Caesar in Francia (inedito in Italia)

L'amico Sergio mi ha inviato due preziosi scan, a corredo del suo commento al mio precedente post, in cui giustamente fa notare che Kurt Caesar "...qualche anno prima aveva deliziato i ragazzi d'Oltralpe illustrando con splendide fastose tavole di suggestiva impostazione grafica la saga di fantascienza Conquérant de l'avenir, apparsa dal n. 1 al n. 40 del 1936, sulle pagine dell' Aventureux, un settimanale a fumetti che l'editore italiano Cino Del Duca, ovvero l'Editions Mondiales, stampava con successo in Francia."
Affascinante: sia il fumetto in sé, che deve aver ispirato Pellos per il suo Futuropolis, apparso sul settimanale Junior nel 1937/38, sia il fatto che ci siano tesori nascosti della nostra Narrativa Grafica, pubblicati, chissà perché, solo all'estero... Niente di nuovo sotto il sole, ahimè.