Visualizzazione post con etichetta Lascia o raddoppia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Lascia o raddoppia. Mostra tutti i post

martedì 6 ottobre 2009

Le vicissitudini del Vittorioso dal 1950 al 1955 - Prima parte

Il periodo dal 1948 al 1954, per il settimanale cattolico, è probabilmente il più bello e ricco della sua intera storia. In questo periodo giungono a piena maturazione i talenti dei più grandi autori della scuderia: da Craveri a Jacovitti, da Caprioli a De Luca. Anche dal punto di vista redazionale, il periodico è denso di rubriche giornalistiche e di grandiose tavole fuori testo, fra cui molte delle migliori “panoramiche” di Jacovitti e le ricercate “anticipazioni scientifiche” di Caesar.


Le pagine, già dal numero 43 dell’ottobre 1950, salgono a sedici, e la stampa, su carta opaca di prima qualità, è sempre perfetta.Ma i germi della crisi nascono proprio nel momento di massimo successo della testata. Il nemico n. 1 del Vittorioso, mentre si avvicina la metà degli anni Cinquanta, non è più la stampa a fumetti “pericolosa”, ma qualcosa di molto più temibile, e che soprattutto non si può combattere ad armi pari. Nel 1953, infatti, iniziano le trasmissioni della Televisione Italiana:

Un bell’articolo di Ugo Sciascia (ve lo ricordate?), nel 1954, illustra la novità. Ma se a quell’epoca la TV è ancora un passatempo per pochi ricchi, in capo ad un paio d’anni l’apparecchio radiotelevisivo diventerà una presenza quasi ubiquitaria, e i fumetti, in generale, perderanno gran parte del loro appeal presso il pubblico giovanile. Intendiamoci, niente a che vedere con quello che accadrà dagli anni Settanta in poi, ma le avvisaglie, specie nell’anno di Lascia o raddoppia? ci sono tutte, e Jacovitti se ne fa interprete, proprio nel 1955:

La trasmissione del compianto Mike Bongiorno inizia il 26 novembre, la copertina di Jac è del 22 settembre: profetico, davvero.Ma le cose sono iniziate a peggiorare già l’anno precedente. Nel 1954, infatti, diminuiscono, in percentuale, le storie dei grandi e popolari autori, mentre appaiono (ed è la prima volta, dall’Anteguerra) anche opere di dubbio valore, che sanno tanto di riempitivo. D’altra parte è in atto anche un ricambio generazionale, testimoniato anche da malinconici addii di figure-simbolo del settimanale. Significativa è la lettera che Gino Bartali scrive ai lettori del Vittorioso in occasione del suo addio allo sport, il 20 marzo 1955:

Bartali era stato vicinissimo al giornale, come abbiamo visto, fin dal 1937. L’anno precedente, Caesar l’aveva ritratto insieme al suo arcirivale Fausto Coppi, destinato a una fine tragica pochi anni dopo, ma adesso davvero “solo al comando”:

Alla fine del 1955, viene deciso il passaggio alla stampa in rotocalco, che porta a un notevole peggioramento della resa grafica generale: ne soffrono soprattutto il tratto raffinato di Caprioli e le cromie di Caesar. Contemporaneamente, la foliazione passa a ventiquattro pagine, ma senza un aumento qualitativo generale dei contenuti. Ne guadagnano solo alcune belle copertine a mezzatinta, rese possibili dalla nuova tecnica di stampa:

Interessante, in questo periodo, forse proprio sull’onda della montante TV e nello spirito di una ricerca del benessere ancora lontana dal boom economico, ma già avvertibile, la curiosa “sponsorizzazione” di alcune tavole a fumetti, far cui una sorprendente “panoramica” del grande Jac: