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lunedì 21 dicembre 2009

Il Vittorioso 1958-1962 – Benito Jacovitti

Come ho già più volte detto, dopo il 1957 iniziano a latitare, sul Vittorioso, i grandi autori che avevano reso memorabile il settimanale, specie durante l’arco del decennio precedente. La “perdita” più grave è senz’altro quella di Jacovitti, che dal 1957 è impegnato – benché non in esclusiva – con “Il Giorno dei ragazzi”, per il quale scrive e disegna la saga di Cocco Bill e molte altre serie: è un tour de force che gli rende impossibile mantenere il ritmo consueto e forsennato con il settimanale cattolico. Ciò non toglie che il Nostro continui a disegnare splendide copertine e affollatissime “panoramiche”, o tavole assimilabili a quelle:

1959



La copertina seguente è “craveriana” (per il personaggio di Giraffone), un affettuoso omaggio al più anziano disegnatore (benché al collo abbia il Procopio di Lino Landolfi!):






1960



1961



Nella copertina seguente, Jacovitti sperimenta il suo nuovo tratto "multiplo", in punta di pennino, in cui si supera la linea di contorno semplice e netta. Una leggenda, avvalorata dallo stesso Jac, dice che questo originale segno gli veniva naturale, in quanto disegnava... mentre suonava la batteria!



Le storie a fumetti nuove, invece, sono molto poche: più o meno una l’anno.

1959

L’annunciatore della prima vignetta è la caricatura di Riccardo Paladini, primo speaker del Telegiornale. E lo sceneggiatore di Pippo e Gibù è Mario Basari, autore tra l’altro delle memorabili storie Le babbucce di Allah e Don Chisciotte, che abbiamo già visto quando ci siamo occupati dei primi anni Cinquanta.






1960

Nella storia “fantascientifica” Pippo e il Cirlimpacco, come del resto abbiamo già visto, Jac prende di mira il Rock ‘n Roll:











1961





Per il resto, la redazione del Vittorioso propina ai lettori diverse ristampe. Si tratta di storie anche di quindici anni prima, quindi sconosciute alla maggior parte dei giovanissimi lettori. I quali, però, avranno di certo notato una marcata differenza di stile grafico, e anche di temi e motivi narrativi. Per noi, comunque, è un’occasione unica per ammirare, in veste migliore e a colori, alcuni episodi che a loro tempo erano stati stampati in nero.
È soprattutto il caso di Pippo e la guerra/Pippo e la pace, pubblicata per la prima volta nel 1946 in piccolo formato e in bianco e nero (notate la data cancellata, accanto alla firma):

1960





lunedì 23 novembre 2009

Jacovitti di qua e di là – seconda parte (Il Vittorioso 1955-58)

Bene, torniamo allo scaffale 17 e al Vittorioso, per esplorare mestamente la sua decadenza e fine. Ma prima del crepuscolo di questo fondamentale periodico, ci sono ancora da ammirare cose superbe, cominciando, come al solito, da Benito Franco Jacovitti.
Il Giorno dei Ragazzi” esce con il suo primo numero il 28 marzo 1957, e Jacovitti è presente con una serie (Cocco Bill) e una pagina di pubblicità redazionale. Si presume che vi abbia lavorato nel corso dell’estate e autunno dell’anno precedente. Nel 1956, fa anche un’incursione sul “Corriere dei Piccoli”. Ma le storie del Nostro per “Il Vittorioso” diminuiscono di frequenza solo a partire dal 1958, quando fra l’altro disegna un paio di storie su soggetto altrui (Mario Basari).
Magnifiche, come sempre, le copertine che Jacovitti disegna per "Il Vittorioso", nella seconda metà degli anni Cinquanta. Del resto, molte le abbiamo già viste. Queste sono del 1958:





Fenomenali anche le sue grandi “panoramiche”, di cui è maestro fin dagli inizi della carriera, nel 1939 su “Il brivido”. Alla fine degli anni Cinquanta, sono piene di “spot pubblicitari”. D’altronde, il boom economico è alle porte, tutti si sentono in grado (e in dovere) di raggranellare quattrini a più non posso. E d’altronde non abbiamo ancora visto niente. Aspettiamo gli anni Sessanta:





Le storie di Jacovitti, come si è detto sempre meno frequenti, proseguono sul Vittorioso fino grosso modo al 1962, quando vengono sostituite da ristampe di suoi vecchi episodi. Vediamole una per una.

1955





Di Tex Revolver ho già detto: evidentemente è una “quasi parodia” del Tex bonelliano, benché il gioco di rimandi e citazioni interessi soprattutto il cinema di John Ford, di Anthony Mann e faccia addirittura presagire Sergio Leone: anzi, se non fosse un delitto di lesa maestà, direi che le atmosfere beffarde e crudeli (ma sempre in chiave divertita) del regista italiano siano un po’ debitrici di queste tavole jacovittesche. Vedremo più avanti l’altro West, quello degli indiani, ovvero Occhio di Pollo.
Bella la conclusione della storia, con l’intervento (speculare a quello di apertura, che abbiamo visto vari post fa) di Nevio Zeccara:



1956

Alonzo è il diretto antecedente di ZorryKid, che apparirà oltre un decennio dopo sul “Corriere dei Piccoli”:





Pippo preistorico è debitore, ancora una volta, di una classica storia del Topolino anni Quaranta, ovvero “Topolino all’Età della Pietra”, di Floyd Gottfredson e Merril De Maris (The Land Of Long Ago).



Ma c’è anche un chiaro rimando a una memorabile "cavalcata dei dinosauri" di Carl Barks:



1957






Il ritorno di Jak Mandolino, nel 1957, porta con sé il linguaggio surreale di Jacovitti, con l’improbabile slang malavitoso con venature milanesi:











1958

Pippo e le pere di mare è su soggetto di Mario Basari:



giovedì 5 novembre 2009

Jacovitti di qua e di là – prima parte

Ovvero, per fare il verso a una sua famosa storia, nella parte finale di questo periodo il grande Jac lavora sia per il Vittorioso che per il nuovissimo “Giorno dei Ragazzi” di Enrico Mattei, uscito nel 1957. Tranne una relativa stasi nel 1956, quando il Nostro è probabilmente tutto preso dalla creazione di Cocco Bill, la quantità e la qualità delle sue storie (e copertine, e rubriche…) per il Vitt non diminuisce affatto. Come avevo annunciato tempo fa, vi propongo una tavola per ciascun episodio, con poche omissioni. L’evoluzione dello stile grafico di Jacovitti, fra il 1949 e il 1957, è affascinante.
1949




1950





1951



1952







Lo “Spaghetti western”, quello reso celebre in tutto il mondo da Sergio Leone negli anni Sessanta, è anche debitore di una particolare cinematografia comico-avventurosa degli anni Cinquanta, quella che vedeva spesso Raimondo Vianello, Renato Rascel e altri beniamini dello schermo impersonare casarecci cow boys. Queste pellicole, a loro volta, erano debitrici di Tex ed epigoni e dei fumetti che li parodiavano, come questi di Jacovitti:



1953/1954





Jacovitti “riscrive”, al suo originalissimo modo, varie storie disneyane. Abbiamo già visto Mandrago/Topolino e la lampada di Aladino; qui ci sono echi precisi da Barks e ancora da Gottfredson. Magari anche da Zavattini e De Sica