mercoledì 21 ottobre 2009

Il Vittorioso 1952/57 - Giovanni (Gianni) De Luca

Diversi post fa ho parlato degli inizi di Gianni De Luca sul Vittorioso. Già alla fine degli anni Quaranta, questo autore era fra i pochissimi, in campo “naturalistico” (cioè non comico-avventuroso), a reggere il confronto con Franco Caprioli, in quanto a capacità tecnica e a livello espressivo, e certamente il solo a proporre sostanziali novità grafiche in chiave “moderna”. Fra il 1951 e il 1957, il disegno di De Luca ha una veloce evoluzione, che guarda molto a territori esterni al Fumetto, come la grafica e soprattutto l’illustrazione. E sarà proprio quest’ultima ad assorbirlo completamente, dalla fine degli anni Cinquanta, prima di un ritorno in grande stile al Fumetto, nel 1969.
A prescindere dai contenuti, in cui la propaganda cattolico-occidentale gioca un parte importante, il “catastrofico” Gli ultimi sulla terra del 1952, su soggetto di Eros Belloni, che anticipa pellicole come L’ultima spiaggia di Stanley Kramer (On the Beach, 1959), è già molto sperimentale nella scelta di inquadrature non convenzionali e nella stessa tecnica grafica, “in punta di pennino”:



Nel 1952 torna il “neorealismo” del Vittorioso, simile per tanti aspetti al coevo “Neorealismo rosa” cinematografico delle varie pellicole – spesso assai pregevoli – del tipo di Pane, amore e fantasia. Con Le braccia di pietra del 1952/53, sempre su testo di Eros Belloni, l’ambiente urbano di Roma, non solo monumentale, e lo studio dei caratteri, fa un deciso passo in avanti rispetto al pur notevole I Ragazzi di Piazza Cinquecento di Raffaele Paparella, di cui abbiamo parlato diverso tempo fa:




Notevole questa strepitosa sequenza onirica, con atmosfere surreali che De Luca frequenterà molto in seguito:



Gli scenari storici, specie il “peplum” caro al Vittorioso, tornano con Il Cantico dell’arco, una “visione biblica” in cui De Luca sperimenta tecniche grafiche nuove, con esiti di grande suggestione:








Gli ambienti esotici, ad esempio quelli sudamericani de L’ala spezzata (1953), offrono già molti spunti grafici decisamente sperimentali, che nel contesto del Vittorioso di quegli anni appaiono molto in anticipo sui tempi:








Ma è nel 1955, con il grande kolossal Rasena, in cui si rilegge la Storia dalla parte dei “perdenti”, perfetto complemento al ciclo “romano” di Caprioli, che De Luca raggiunge la sua prima vetta artistica:















Saranno poi, quasi vent’anni dopo, il memorabile ciclo del Commissario Spada, su “Il Giornalino”, ma anche cose minori e altamente sperimentali come gli adattamenti shakespeariani (Amleto, Giulietta e Romeo, La tempesta), a offrirci il De Luca più maturo e alto, prima della sua immatura scomparsa. Ma è quanto meno curioso notare che già nel 1957, sul Vittorioso, De Luca aveva affrontato con notevoli risultati le ambientazioni e il clima del “giallo urbano”, con Giallo alla 14° strada:






3 commenti:

  1. Speriamo che "La biblioteca di Gianni De Luca" prosegua oltre il primo volume...

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  2. Ma è anche in libreria, o solo in fumetteria? Mannaggia, da molti anni non frequento più queste "riserve indiane" e mi sto perdendo un sacco di cose. Beh, le vedrò a Lucca, immagino.
    Ciao

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  3. Mi ha scritto il curatore del nuovo Don Chisciotte. Ne parlerò su questi schermi prestissimo.

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