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mercoledì 13 gennaio 2010

Il Vittorioso 1962-1966: gli ultimi fuochi


Gianni De Luca ha abbandonato il Vittorioso (e i fumetti in generale) già dal 1959, e per il settimanale è stata una perdita gravissima: era difatti, stilisticamente, il più dotato fra i disegnatori “naturalistici”, come Jacovitti lo era fra quelli “pupazzettistico-avventurosi”. Dedicatosi con straordinari risultati all’illustrazione, tornerà al Fumetto solo alla fine degli anni Sessanta: ma da quel periodo, e fino alla prematura scomparsa, sarà fra i più grandi – e avanzati, dal lato espressivo – autori italiani. A differenza della gran parte dei suoi colleghi appartenenti alla schiera “autoriale”, non abbandonerà affatto il mondo dell’editoria per ragazzi, riservando a quel pubblico le sue a volte sconvolgenti sperimentazioni grafico-narrative (come il ciclo shakespeariano per “Il Giornalino”) e lo testimoniano i volumi editi dalle Paoline:




 La sua vetta artistica è senz’altro Il commissario Spada, edito fra il 1969 e il 1982. In questo blog (da cui ho rubato l'immagine sopra) troverete altri esempi grafici illuminanti.
Nel 1962, De Luca torna sul Vittorioso con alcune copertine, splendide ancorchè sporadiche:












Voglio segnalare un saggio, l’unico approfondito ed esteso, sull’opera del Nostro: De Luca il disegno pensiero, edito da Black Velvet. Questa casa editrice ha pubblicato anche il capolavoro riconosciuto di De Luca, ovvero Il Commissario Spada. Entrambi assolutamente da acquistare. Particolari ed immagini sul sito ufficiale



Anche Sebastiano Craveri, nell’ultimo anno del settimanale, torna con alcune tavole:







Ma è Jacovitti a sparare, in quel triste 1966, l’ultimo gran fuoco artificiale:














domenica 27 dicembre 2009

Il Vittorioso 1959-1962: Sebastiano Craveri

Il primo ad “andarsene”, fra le colonne storiche del Vittorioso, è Sebastiano Craveri, che negli anni Trenta e Quaranta era stato la bandiera del settimanale. Schiacciato dall’iperattività di Jacovitti prima e di Landolfi poi, chiuso nel suo mondo di delicata poesia, non resiste all’impatto degli anni Sessanta, al boom economico, al consumismo, alla perdita dei valori morali profondi. Il nuovo sentire comune confonde l’etica con le convenzioni e le ipocrisie del vecchio mondo, e tutto finirà, senza distinzioni, nella fornace del ‘68.

La redazione, evidentemente, favorisce la progressiva emarginazione di Craveri. L’ultima sua storia “lunga”, come vedremo tra poco, appare nel 1962, ma la precedente (Zoo in orbita) è del 1959: nel mezzo, solo poche tavole autoconclusive e una ristampa dei primi anni Cinquanta (Il 9 non risponde):

1959









1960






Negli anni successivi, il grande autore di Carmagnola si dedica alle tavole per “Famiglia Cristiana” (soprattutto la serie Giochi in famiglia), alle copertine e ai paginoni per “Il Giornalino” e a ben poco d’altro. Muore nel 1973, malato e inattivo da tempo, in gravi difficoltà economiche. L’ANAF, con la collaborazione di Jacovitti e il sostegno decisivo di Mauro Giubbolini, stamperà alcuni albi a circolazione limitata per aiutare la sua famiglia.
Alcune tavole di Craveri appaiono sul Vittorioso nel 1966, in mezzo a tante altre ristampe, a segnare idealmente, con grande malinconia, inizio e fine del glorioso settimanale.
L’ultima storia “lunga” di Sebastiano Craveri è Pera di Gomma, del 1962. Colpisce il tratto ingrossato, rigido e quasi funereo dell’autore: l’atmosfera è lontanissima dalla solarità del periodo d’oro, gli anni Trenta e Quaranta, ma anche dalla delicatezza ricercata dei decenni successivi:






Craveri è consapevole, quando firma l’ultima vignetta, che sta suggellando il suo addio al Vittorioso. Ed è notevole che, forse per la prima volta in una storia italiana, appaia un… collezionista di fumetti, incaricato evidentemente di consegnare alla Storia il lavoro dell’autore! È un po’ il nostro ritratto, non trovate?
 


sabato 24 ottobre 2009

Il Vittorioso 1952/57 – Sebastiano Craveri

Ho parlato abbondantemente di Landolfi; adesso è doppiamente giusto (per tanti motivi, alcuni indicibili) che mi occupi nuovamente di Sebastiano Craveri, uno dei “padri fondatori” del Vittorioso. Gli anni Cinquanta, per lui, sono densi di alti e bassi. Il livello artistico delle sue storie, delle quali cura sia i testi che i disegni, è sempre molto alto, con punte di eccellenza. Quella che varia drammaticamente è la sua fortuna editoriale: all’astro di Jacovitti, che da un decennio abbondante l’ha spodestato dalla sua posizione di autore-bandiera del Vittorioso, dopo il 1952 si è aggiunto Lino Landolfi. Evidentemente, a differenza di Craveri, il nuovo autore gode in redazione di grande credito. Così, anche quando Jacovitti si imbarca nell’avventura del “Giorno dei Ragazzi” e dirada le sue collaborazioni al Vittorioso, lo spazio per Craveri resta limitato. Nel 1951, ancora, l'impaginazione delle avventure degli “zoolandini” è adeguata, anche se la pagina piena è ormai un ricordo:





D’altra parte, Craveri sa adeguare il proprio disegno alle mutate condizioni, raggiungendo, nel 1952, un nuovo livello di stilizzazione:




Due zoolandini in una goccia d’acqua è anche un esempio straordinario della capacità visionaria di Craveri, a suo agio con atmosfere surreali che – sia pure con “colorazione” del tutto diversa – non hanno niente da invidiare a quelle del grande Jac (con una bella citazione dal film Il Dottor Cyclops):






In Il nove non risponde, sempre del 1952, il suo segno grafico si fa lievemente più cupo, con un tratteggio più pesante: ne vedremo gli esiti fra qualche anno, quando realizzerà alcune storie, dal lato grafico, opposte al solare disegno degli anni Quaranta:







Il dramma arriva l’anno seguente. Non può essere un caso che il 1954 sia giusto l’anno del grande lancio del Procopio di Landolfi… Quando il giovane autore dispone perfino di due grandi pagine a colori, Sebastiano Craveri deve accontentarsi di una minuscola colonnina in bianco e nero. Che, comunque, è densa di spunti irresistibili, molto spesso delicatamente poetici, come ne La bombetta inesplosa, che fa parte del mini-ciclo di Caporal Meo:








L’affascinante Everowest! è impaginato peggio di un trafiletto pubblicitario:




Il 1955 è un anno da dimenticare; nel 1956, la stampa a rotocalco, inizialmente, fa soffrire il tratto di Craveri più di quello degli altri disegnatori, specie ne La carrettera zoolandina, con vaghe reminescenze disneyane:




Le cose tornano a migliorare più avanti, in quello stesso 1956, quando finalmente torna il colore, alternato con tavole godibilmente autoconclusive, in bianco e nero ma impaginate in modo decisamente più degno:










La scimmietta Dolly, per chi non se la ricorda, era la mascotte di Angelo Lombardi, l' "Amico degli animali" di una fortunatissima trasmissione televisiva di quegli anni ("Amici dei miei amici..."). Lombardi è un nuovo "amico del Vittorioso", in un periodo in cui il piccolo schermo sembra davvero in grado di annientare i fumetti...
La grande avventura craveriana, impaginata con la cura che merita, torna nel 1957 con Nel mare dei guai:








Che le fortune di Craveri sono mutate – in meglio, per una volta! – è testimoniato dalla copertina e contro copertina del numero di Carnevale del 1957:






Ma il cuore di Craveri deve aver palpitato di autentica gioia, quando la sua storia La città dei cuccioli, nel febbraio del 1958, ha addirittura l’onore della prima pagina del Vittorioso! Un ritorno ideale ai fasti zoolandini degli anni Trenta:




E se non è la prima pagina, spesso è l’ultima, altrettanto prestigiosa, oppure il paginone centrale come nel 1940, ai tempi dei tempi:






Nel giugno del 1958, poi, un momentaneo ritorno di Jacovitti sembra riparare simbolicamente ad un antico torto, quando i due autori vengono impaginati con uguale dignità:




Ma purtroppo le cose cambieranno di nuovo, e assai presto. Lo vedremo tra qualche post.

giovedì 15 ottobre 2009

Le vicissitudini del Vittorioso dal 1950 al 1958 – Le trasformazioni grafiche e i redazionali

Fra il 1950 e il 1958, dal lato grafico (ma non solo), Il Vittorioso si trasforma. Ho già detto che sono almeno due, le tappe fondamentali: il passaggio da 8 a 16 pagine, col numero 43 dell’ottobre 1950, e quello da 16 a 24, col numero 40 del 5 ottobre 1955. Allo stesso tempo aumenta il formato e la stampa passa dalla zincografia al rotocalco:



Ho anche già detto che quest’ultimo cambiamento è decisamente peggiorativo per la resa dei fumetti: il tratto si ingrossa, il tratteggio si impasta e il colore soffre di frequenti fuori registro. Comunque l’impatto “scenografico” del giornalone-rotocalco è notevole, e nei primi numeri si ricorre, per le copertine, al grande Jac e anche a qualche collage fotografico, come per i coevi settimanali “da adulti”:







Come spesso accade nel mondo del fumetto, il cambiamento della tecnica di stampa influisce anche sull’evoluzione artistica dei disegnatori, che cercano di adeguarsi. Lo fa soprattutto Franco Caprioli, come vedremo presto, che semplificherà il suo raffinatissimo tratto e ridurrà drasticamente la sua personale tecnica di chiaroscuro basata su un pointillisme vagamente ispirato a Seurat . Ne guadagnano solo alcune copertine (non tutte!) e le illustrazioni a mezza tinta. Jacovitti sperimenta i mezzi toni, e così anche il grande Gianni de Luca:









Non vi pare che la seguente sia fortemente ispirata a Norman Rockwell, sia come disegno che come raffinato studio psicologico?




Dal 1957, si torna anche, per periodi più o meno lunghi, alla tavola a fumetti direttamente in copertina:



Anche le rubriche, con l’aumento delle pagine, diventano più ricche e più varie. La fa da padrone soprattutto lo sport, naturalmente con l’onnipresente Gino Bartali:





Ma è presente anche la scienza e la tecnologia, la cronaca, l’educazione civica e quella stradale:





C’è il Cinema, con rubriche regolari, come “Un film per voi”, in cui si affrontano, sia pure tangenzialmente, temi “scabrosi” (per l’epoca), e che ben pochi autori di fumetti avrebbero osato inserire nelle loro storie. È il caso, per esempio, del conturbante Il ladro (The Wrong Man) di Alfred Hitchcock:



Il Cinema d’animazione è presente, fin dal 1950, con la regolare recensione dei lungometraggi disneyani:







Nel 1957, Il Vittorioso compie vent’anni, e l’evento è adeguatamente celebrato con una strepitosa copertina di Craveri e alcuni interessanti redazionali. Per la prima volta, forse, si fa in Italia del repechage fumettistico. Notate la riproduzione di una locandina pubblicitaria del 1937:







Proprio nel 1957 muore Don Francesco Regretti, primo direttore del Vittorioso:



Sono frequenti le schede dei collaboratori del settimanale, soggettisti e disegnatori: alcune le abbiamo già viste. Nel 1955 viene pubblicato un bell’articolo sulla famiglia Fantoni: una vera dinastia di fumettari, che ritroveremo in tantissime testate, a partire dall’Anteguerra:



Per finire, un altro piccolo pseudo-quiz:



Quale celebre film italiano degli anni Sessanta vi fa venire in mente, un articolo di questa pagina? Badate che, se ho ragione io, Il Vittorioso, con tutte le sue chiusure religioso-ideologiche, dimostra uno straordinario spirito di osservazione e una capacità di cogliere in grande anticipo lo spirito dei tempi…