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giovedì 21 marzo 2013

Aurelio Galleppini: un western "inedito"

Il "Notiziario GAF" è arrivato al numero 50!

 
Un traguardo non da poco per qualsiasi rivista.
Per festeggiare l'avvenimento questo numero propone, tra l'altro, un paio di succulenti articoli:
uno, "Primi albi a fumetti in Italia", illustra un altro eccezionale ritrovamento che modifica la "classifica" dei primi albi a fumetti ad oggi conosciuti; il secondo, "Giove Toppi e gli Albi Nerbini" analizza, con splendide illustrazioni, l'eccezionale  produzione dell' artista anconetano, ma  fiorentino d'adozione, illustratore di punta della casa editrice Nerbini e, soprattutto grande "copertinista" con originali e coloratissime composizioni grafiche.
In anteprima vi mostriamo alcune tavole della storia In terra straniera disegnata da Aurelio Galleppini nel lontano 1938 e apparsa a puntate sulle pagine del periodico "Modellina".
Galep è alle prese, forse per la prima volta, con il genere western almeno dieci anni prima della nascita del mitico Tex.
La storia, raccolta in albo e tutta a colori,  apparirà quanto prima nella  serie "Gli Albi di Exploit".

 
Grande eleganza di tratto e senso del linguaggio del Fumetto. Su "Modellina", nel 1935.


 
Sul cinquantesimo numero di "Notiziario GAF"!

venerdì 14 dicembre 2012

Fumetti e dintorni - 3



 


Biblioteca Marucelliana, Via Cavour, 43-45
Salone Monumentale
20 dicembre 2012, ore 15.30
Inaugurazione della
MOSTRA BIBLIOGRAFICA


a cura di
Leonardo Gori, Sergio Lama, Giovanna Lambroni
 
Interverranno:
 
Monica Maria Angeli
(Direttrice Biblioteca Marucelliana)
Ludovica Sebregondi
(Fondazione Palazzo Strozzi)
Dora Liscia
(Università degli Studi di Firenze)
Marco Vichi
(Scrittore)
I curatori
 
Con l’occasione sarà presentato il catalogo
edito da Angelo Pontecorboli Editore

La mostra sulla nascita del Fumetto in Italia raddoppia
Dal 20 dicembre la Biblioteca Marucelliana racconta le origini di Topolino & C.
anche attraverso libri e riviste della Firenze degli anni Trenta

Dai documenti d’archivio all’universo dell’illustrazione libraria, prosegue la retrospettiva della Biblioteca Marucelliana sugli anni Trenta, al tempo degli esordi del Fumetto in Italia. Dopo l’inaugurazione, il 30 novembre scorso, della Sezione Documentaria, dedicata alle relazioni politiche e culturali che segnarono la nascita del moderno Fumetto italiano, apre ora al pubblico anche la seconda sezione di Fumetti e dintorni. Editori e illustratori a Firenze negli anni Trenta, realizzata in collaborazione con la Fondazione Palazzo Strozzi tra gli eventi collaterali della mostra Anni Trenta. Arti in Italia oltre il fascismo.
È infatti in programma per le ore 15.30 di giovedì prossimo, 20 dicembre, nella storica sede della Biblioteca di via Cavour, la presentazione della Sezione Bibliografica della mostra, in cui saranno esposte alcune delle più significative opere date alle stampe dalle case editrici fiorentine negli anni Trenta, che aprirono la strada alla rivoluzione portata in Italia dai comics d’oltreoceano.
 
Il percorso espositivo offre una panoramica della produzione editoriale del periodo, partendo dagli anni che precedettero l’avvento del Fumetto, per poi dedicare ampio spazio ai personaggi più popolari del tempo e alle collane di libri, proposte attraverso inediti accostamenti con le prime strips. Nelle vetrine troveranno spazio, accanto a riviste e libri tratti dal ricco patrimonio dell’Istituzione fiorentina, anche cartoline, locandine, spartiti musicali e alcuni disegni originali di Yambo (Enrico Novelli), Giove Toppi e Piero Bernardini.
 


Giove Toppi e Mario Nerbini. Firenze, maggio 1935
 

Gli illustratori attivi a Firenze negli anni Trenta vissero in prima persona l’arrivo dei fumetti in Italia e, pur essendo profondamente influenzati dalle tavole che provenivano dagli Stati Uniti, non poterono fare a meno di guardare anche a una tradizione tutta fiorentina. Parlare dei fumetti, dunque, diventa anche un’ottima occasione per descrivere un decennio: quello che vide Topolino e Flash Gordon competere in popolarità con la ‘Biblioteca dei miei ragazzi’, Roberto Lemmi trasformare L’Uomo Mascherato in Il Giustiziere Mascherato e Yambo adattare in strips le avventure del suo celebre Ciuffettino. In quest’ottica, le prescrizioni che il regime dettò in campo editoriale, pur penalizzando non poco la popolarità dei personaggi a stelle e strisce, si rivelarono occasione fruttuosa per gli illustratori attivi presso la casa editrice Nerbini che si ritrovarono a rivaleggiare con i maestri del fumetto americano.
 
Un’analisi dell’articolata produzione editoriale di questi anni svela dettagli interessanti: così si scopre che dopo l’acquisizione di «Topolino» da parte di Mondadori, a Firenze venivano ancora stampati volumi e cartoline su licenza Disney; o che, nonostante l’immensa fortuna di cui godette un personaggio come Pinocchio, il pubblico dimostrò di non apprezzarne la versione a fumetti. Il punto di partenza non può che coincidere con la casa editrice Nerbini, i cui attivissimi disegnatori furono i primi a cimentarsi con il nuovo medium, e non può che muovere dalla produzione periodica che precedette le prime uscite di «Topolino», dal satirico «Il 420» alle riviste di cinema e mondanità, fino a quelle dedicate alle novelle o allo sport. Il panorama fiorentino prima dell’arrivo dei fumetti era però caratterizzato anche dalla produzione di altre case editrici che esponevano i loro volumi alla Fiera Internazionale del Libro, giunta nel 1932 alla sua ultima edizione: essa presentava infatti i cataloghi di tutte le case editrici, comprese quelle meno affermate, come la Giulio Giannini & Figlio, o quelle di cui meno nota è la partecipazione in questo campo, come La Nuova Italia e la Vallecchi.
 
Fil rouge che accomuna editori e illustratori proposti è dunque la loro fiorentinità. Il riferimento è a nomi come Roberto Sgrilli, tra i più attivi a Firenze tra gli anni Venti e Trenta, in particolare per la Bemporad, ma anche autore di molti personaggi dei fumetti de «Il Corriere dei Piccoli», o Roberto Lemmi, che in questi anni firmava le copertine dei fascicoletti dell’esordiente Corrado Tedeschi e che, soprattutto, fu l’artefice della versione nostrana de L’Uomo Mascherato di Falk e Moore.
 


Vanno poi ricordati almeno gli illustratori dello staff della casa editrice Nerbini che accompagnavano il più noto Giove Toppi nella sterminata produzione iconografica delle riviste: tra questi Antonio Burattini, che spesso si firmava “Buriko del 420”, nato e cresciuto nella casa editrice fiorentina e noto ai più per i suoi Balillino e Pisellino.

Non poteva mancare, in una rassegna caratterizzata dalla comune matrice fiorentina, anche Piero Bernardini, il cui numero di immagini realizzate per i ragazzi è a tutt’oggi difficilmente quantificabile. Anche lui, inevitabilmente, approderà al mondo dei fumetti, anche se con un po’ di ritardo rispetto ai suoi colleghi: sono infatti riferibili solo al decennio successivo sia le tavole per «Il Corriere dei Piccoli» che la raffinata versione del Don Chisciotte edita da Corrado Tedeschi. Altro illustratore che solo nei decenni successivi si cimenterà con il Fumetto fu Fiorenzo Faorzi, il cui nome è strettamente legato alla ‘Biblioteca dei miei ragazzi’ e che, per la casa editrice Salani, fu anche il principale disegnatore di Pinocchio. Uniche eccezioni sono rappresentate da Toppi, che però matita fiorentina – pur essendo nato ad Ancona – può comunque essere considerato per aver svolto praticamente l’intera sua attività artistica a Firenze, e da Yambo (Enrico Novelli), pisano ma attivissimo in città, padre di quel Ciuffettino che dalle tavole dei libri approderà poi sulle pagine de «Il Giornale di Cino e Franco».
 
Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito della Biblioteca Marucelliana
 
Ufficio Relazioni con il Pubblico Biblioteca Marucelliana 
Per informazioni:
Tel. 055 2722 210 

 
Ufficio stampa Fondazione Palazzo Strozzi:
Tel. 055 391 7122


giovedì 6 dicembre 2012

Fumetti e dintorni alla Marucelliana - i filmati

Fumetti e dintorni - Editori e illustratori a Firenze negli anni Trenta
Presentazione del 30 Novembre 2012. Firenze, Biblioteca Marucelliana.

©  Studio RovaiWeber


L'introduzione di Monica Maria Angeli, Direttore Biblioteca Marucelliana:



La presentazione di Ludovica Sebregondi:
 


La presentazione di Fabio Gadducci:



L'intervento di Leonardo Gori, curatore della mostra insieme a Giovanna Lambroni e Sergio Lama:

sabato 12 novembre 2011

Un vero scoop: Il Topolino - integrale - di Guasta

© Disney un po' ovunque

La benemerita associazione GAF - Firenze (Gruppo Amici del Fumetto) ha allestito per i suoi soci un fascicolo, fuori commercio e a scopo di studio e documentazione, che raccoglie integralmente le tavole "apocrife" di Guglielmo Guastaveglia, in arte Guasta.


«GLI ALBI DI EXPLOIT» N. 23 IL TOPOLINO DI GUASTA
Collana di Albi, riservata ai Soci, edita a scopo di studio e documentazione

Se ne è parlato estesamente, sia in questo blog che altrove. Ma è un fatto che gli amici del GAF sono riusciti a trovare, presso un misterioso collezionista privato, tutte le tavole pubblicate nel 1931 su "Il Popolo di Roma".
Le sorprese, anche notevoli, non sono mancate. D'accordo con l'autore, posto qui l'illuminante articolo che apre il fascicolo, con le sue eloquenti illustrazioni.

IL TOPOLINO DI GUGLIELMO GUASTAVEGLIA

di Sergio Lama

Il primo fu Italo Pileri, che in uno “Speciale” Anaf, dedicato a Topolino, edito nel 1980 in occasione del decennale della gloriosa associazione, dette la notizia del ritrovamento di alcune tavole titolate “Topolino”, apparse nel 1931 sulle pagine del quotidiano «Il Popolo di Roma». Gli apocrifi erano disegnati da Gugliemo Guastaveglia, che si firmava Guasta, per la rubrica “Il Giovedì dei bambini” che il giornale della Capitale pubblicava il giovedì.
Il topo disneiano aveva fatto la sua prima comparsa in Italia l’anno prima grazie all’intuito di Lorenzo Gigli, direttore dell’«Illustrazione del Popolo», il supplemento settimanale della torinese «Gazzetta del Popolo».
Su quelle pagine, però, erano state riprodotte, anche se in ordine sparso, le strisce originali, mentre nel caso del «Popolo di Roma», la situazione era diversa: le tavole del Topolino, composte di sei o nove vignette, erano storielle autoconclusive, appositamente scritte e disegnate per il giornale romano che, fin dall’inizio del 1931, riservava una mezza pagina ai bambini pubblicando le tavole di Zizì al zoo, storielle comiche sempre disegnate dal Guastaveglia.



Grazie ad un anonimo collezionista, che nemmeno sotto tortura intende rivelare la sua identità, siamo riusciti ad avere nella loro integrità tutte le diciassette tavole topoliniane prodotte dal Guasta per il «Popolo di Roma».
Due le conoscevamo da tempo, le altre cinque erano state recentemente reperite dal collezionista e studioso di comics Massimo Bonura che aveva scritto due articoli sull’argomento, apparsi sul «Notiziario Gaf» n. 423 e sul «Fumetto» n. 774, entrambi editi nello scorso marzo.
In quegli articoli si documentava come Guastaveglia, dopo un primo artigianale approccio - le prime tre tavole e qualcuna delle successive hanno trama e ambientazione prettamente “nostrali” - per le seguenti si fosse ispirato proprio alle strisce originali di Ub Iwerks, Walt Disney e Win Smith.



La penultima vignetta della tavola del 14 maggio 1931 del «Popolo di Roma» ripropone l’ultima vignetta della striscia originale del 5 giugno 1931.

Del resto l’aggiunta che appare in calce dalla quinta tavola in poi delle scritte “Esclusività per l’Italia” e “Riproduzione vietata”, parrebbe avvalorare l’ipotesi che Guasta, grazie ad un accordo tra il rappresentante della Disney, Guglielmo Emanuel, e la direzione del «Popolo», avesse avuto la possibilità di avere sott’occhio proprio le patinate originali fornite dal rappresentante in Italia del King Features Syndicate.
Il reperimento di tutto il pubblicato della serie ci ha permesso di verificare analiticamente gli spunti - e non solo quelli - che il disegnatore romano aveva tratto dalle strisce disneiane, confermando quella teoria.


La quarta vignetta della tavola del 4 giugno 1931 del «Popolo di Roma» ripropone, appena modificata, la quarta vignetta della striscia originale del 17 febbraio 1931.

La sequenza delle tavole di Topolino pubblicate sul «Il Popolo di Roma» inizia il 16 aprile 1931 e termina il 13 agosto dello stesso anno. Non esiste la tavola di giovedì 30 aprile, mentre la consueta “Pagina del Bambini” è anticipata al mercoledì 29 aprile, priva però della tavola dedicata a Topolino.
Le prime tre tavole (16 e 23 aprile e 7 maggio) nulla hanno in comune con le strisce originali: Topolino e Topolina si scontrano con Mio Miao, un gattone nero rappresentato graficamente identico al Felix the Cat di Pat Sullivan e Otto Messmer, in garbate gag che si risolvono inevitabilmente con la sconfitta di Mio Miao.



Le ultime tre vignette finali della tavola del 4 giugno 1931 del «Popolo di Roma» ripetono le ultime tre della striscia del 20 febbraio 1931.

Nelle successive (14, 21 e 28 maggio) Topolino ha a che fare con un nuovo avversario: si tratta di Maramao, un altro temibile antagonista, in una serie di “comiche” che hanno come scenario un fondale prettamente nostrale: vedi la bottega di salumeria con le forme di “parmigiano” (tavola 21 maggio) o il riferimento alla partita di calcio (tavola 28 maggio).
Il bello è che l’immagine di Maramao è pressoché identica a quella di Kat Nipp, ovvero il Gatto Nip, un personaggio che Italia apparirà solo nel giugno del 1936 sulle pagine di Topolino in guerra col Gatto Nip, albo n. 17 della mondadoriana collana «Nel Regno di Topolino». Dunque è impensabile che Guasta, osservando le fattezze della figura di Maramao, non avesse sott’occhio le dailies americane.



Sopra: le strisce originali del 31 gennaio e dell’1 febbraio 1930.
Sotto: le nove vignette che compongono la tavola dell’11 giugno 1931 del «Popolo di Roma» riprendono integralmente le due strisce sopra indicate.

Da questa tavola in poi, spesso, le storielle autoconclusive del Topo “italiano” si arricchiscono di spunti e situazioni sicuramente provenienti dalle strisce originali.
Nelle pagine seguenti possiamo vedere alcuni esempi tra i più significativi di queste analogie. Per renderle ancora più evidenti abbiamo scomposto le tavole del «Popolo» in vignette, come se fossero vere e proprie strisce giornaliere.



Le tre vignette (quinta, sesta e settima, che compongono la tavola del 25 giugno 1931 del «Popolo di Roma», si rifanno, con qualche variante, alla striscia originale del 21 gennaio 1930.

 




Le sei vignette che compongono la tavola del 2 luglio 1931 del «Popolo di Roma» ripresentano integralmente, salvo l’aggiunta della vignetta finale, con Topolino che si mangia una coscia di tacchino arrosto, la striscia originale del 27 febbraio 1930.




Le prime quattro vignette della tavola del 9 luglio 1931 del «Popolo di Roma» ripropongono, con una modifica nella prima vignetta l’intera striscia originale del 15 maggio 1930.




Le ultime tre vignette della tavola del 9 luglio 1931 del «Popolo di Roma»  ripresentano quasi integralmente la parte finale della striscia originale del 17 maggio 1930.


La tavola del 16 luglio 1931 del «Popolo di Roma» è composta dalle cinque vignette della striscia originale del primo marzo 1930 con l’aggiunta dell’ultima vignetta che vede Topolino immerso nella vasca da bagno.



La quarta e la sesta vignetta della tavola del 30 luglio 1931 del «Popolo di Roma» riprendono quasi totalmente la parte finale della striscia originale del 27 dicembre 1930.

Dopo l’ultima tavola del 13 agosto, la settimana successiva, il 20 agosto, in sostituzione di “Topolino”, appare un breve racconto: Modestino e Borione illustrato da alcune vignette di Guasta.
Il 27 agosto 1931, la pagina dedicata al “Giovedì dei bambini” cambia nome e diventa “Per i nostri piccoli amici”. La tavola di Topolino, scompare definitivamente ed è sostituita da un’altra con protagonista un personaggio dal curioso nome di Sempresì, autore lo stesso Guasta. Sono brevi gag che hanno come figura principale il moretto Ben Alì, che dice sempresì, un infelice fanciullo negro, al servizio di un irascibile burbero vecchio padrone al quale risponde rispettosamente sempre con la stessa frase: “si badrone”.
Sempresì ne combina di tutti colori rimediando gli urlacci e gli insulti del suo datore di lavoro e, alla fine delle brevi storielle, la vignetta finale vede l’ingenuo e tiranneggiato ragazzino, inevitabilmente preso a calcioni. Sempresì continuerà ad essere presente sulle pagine del «Popolo di Roma», salvo brevi intervalli, fino alla fine del 1931.


La prima tavola di Sempresì, apparsa sul «Popolo di Roma» del 27 agosto 1931.

Bibliografia
Massimo Bonura, Leonardo Gori, Sergio Lama - Un topo sconcertante in «Notiziario Gaf» n. 42, marzo 2011.
Massimo Bonura - Collezionismo Disney in Italia: Anni Trenta in «Fumetto» n. 77, marzo 2011.
Luca Boschi, Leonardo Gori Andrea Sani (con Alberto Becattini) - I Disney italiani, Granata Press, Bologna, 1990.
Fabio Gadducci, Leonardo Gori, Sergio Lama - Eccetto Topolino. Lo scontro culturale tra Fascismo e Fumetti, Nicola Pesce Editore, Roma, 2011.

 
***

Fin qui lo straordinario articolo di Sergio Lama: il fascicolo del GAF - Firenze, che ripeto è strettamente riservato ai soci, prosegue con la pubblicazione integrale delle tavole del Topolino di Guasta.
Colgo l'occasione, come si dice, per proporvi la copertina del nuovo numero della rivista "Notiziario GAF", anch'essai in distribuzione esclusiva ai soci del sodalizio e che verrà presentata alla prossima mostra mercato di Reggio Emilia, a Dicembre.


sabato 29 ottobre 2011

Eccetto Topolino ieri a Lucca Comics

Meravigliosa presentazione di Eccetto Topolino, venerdì pomeriggio 28 ottobre a Lucca Comics, con notevole afflusso di pubblico, e straordinario seminario scientifico, a seguire, condotto da Pier Luigi Gaspa con Mimmo Franzinelli, Alberto Becattini, Juri Meda.


Mimmo Franzinelli e Juri Meda


Sergio Lama, Pier Luigi Gaspa, Andrea Mazzotta, Fabio Gadducci, Luigi F. Bona

I video della presemtazione e del seminario:






 


Aperitivo allo stand NPE (siamo visibilmente tutti "un po'" eccitati):




Stasera alle 21, alla libreria LuccaLibri, incontro con Carlo Pedrocchi, conduce Matteo Stefanelli.

domenica 16 ottobre 2011

L’avventuroso 13 (1936 - sesta parte)


1936
Dove eravamo rimasti?
Ho lasciato troppe schede a metà, alcune da moltissimo tempo. Cercherò di chiuderne alcune, ma per il momento, anche per scaldare di nuovo il “motore”, riannodo il filo de L’Avventuroso, rimasto in sospeso nel 1936 con l’arrivo in Italia de L’Uomo Mascherato, ovvero The Phantom di Lee Falk e Ray Moore.


In questo post dicevo che Nerbini acquista Phantom lo stesso giorno in cui la serie giornaliera esce negli Stati Uniti, il 17 febbraio 1936. Le ricerche condotte da me, da Fabio Gadducci e da Sergio Lama per il libro del quale vedete il… puzzle della copertina in questo post (a prestissimo per tutti i particolari), hanno appurato che poche settimane dopo la serie era stata (inutilmente) richiesta anche da Lotario Vecchi, l’editore de L’Audace.





All’inizio, Lee Falk pensa di dotare il suo personaggio di un’identità segreta: è questo probabilmente il ruolo del personaggio di Paolo Rosi (nell’originale Jimmy Wells), nella tavola qui sotto, messa a confronto con la striscia originale. Ma non rivedremo mai più il simpatico playboy, perché – giustamente – Falk preferirà lasciare al suo eroe la massima aura di mistero, presentandocelo sempre col suo inconfondibile costume o con un improbabile soprabito per tutte le stagioni. Al pubblico femminile il rapporto dell’Ombra che Cammina con la frizzante Diana Palmer/Palmesi resta particolarmente congeniale, e L’Avventuroso vede impennarsi ancora di più le proprie vendite, che in questo periodo – si dice – sfiorano le 500.000 copie settimanali.






I segnali sono estremamente incoraggianti. Col numero 113 del 6 dicembre, L’Avventuroso dedica tutta l’ultima pagina a L’Uomo Mascherato: diverranno due (il prestigioso paginone centrale) di lì a poche settimane, con interventi decisamente poco corretti sulle strisce, come vedremo. E come il librone di prossima pubblicazione (430 pagine illustratissime, anche a colori!) racconterà nel dettaglio.


Per questo ci vediamo a Lucca, peraltro…


La mia personale preferenza va comunque a Mandrake, sempre di Falk e disegnato da Phil Davis, l’elegantissimo e autoironico Mago che – mi sorprende – oggi è considerato corny dal pubblico anglosassone, che invece ancora ama The Phantom. Mah, sono i misteri del comicdom, come si diceva una volta…


Comunque con questi numeri si archivia il 1936. Ci attende l’anno più importante di quella che mi piace chiamare la comics craze, per assonanza con la swing craze della musica jazz. Ma all’orizzonte si profilano nubi minacciose, per i comics americani in Italia e per la Casa Editrice G. Nerbini in particolare.
Alla prossima.