giovedì 29 aprile 2010

L’avventuroso 5 (1935 – seconda parte)

1935


Flash Gordon è stampato bene, su L’avventuroso (benché, come abbiamo visto, ricolorato), fino alla metà del 1935. Poi subentra qualcosa, un peggioramento tipografico che va di pari passo con i cambiamenti nella tecnica di disegno di Raymond. L’autore infatti passa dal pennello al pennino e viceversa, e per un breve periodo sospende addirittura Jungle Jim e modifica radicalmente la “gabbia” di Gordon. Inoltre Raymond aggiunge delle mezze tinte, in gergo anglosassone il dry brushing: continue sperimentazioni grafiche che soffrono maledettamente della stampa nerbiniana, fascinosa ma tutto sommato approssimativa. Il peggioramento della resa tipografica, tra maggio e agosto, mi sembra evidente:

martedì 27 aprile 2010

L’avventuroso 4 (1935 – prima parte)

1935


La trama di Flash Gordon s’infittisce e acquista un minimo di logica: ricompare il dottor Zarro, abbandonato fin dalla seconda tavola, e si costituisce il classico terzetto eroe-ragazza-savant, che avrà nei decenni straordinaria fortuna e sarà imitato da innumerevoli autori di fantascienza.

domenica 18 aprile 2010

L’avventuroso 3 (1934)

1934, fine


Flash Gordon, come ho già detto, è una storia a soggetto, senza sceneggiatura pianificata. Le cose accadono in modo apparentemente casuale e le situazioni si ripetono spesso uguali (Gordon salva la ragazza di turno in pericolo dal mostro in agguato), con minime variazioni sul tema: si chiama iterazione narrativa. L’autore dei testi (Don Moore o forse Raymond stesso, all’inizio) non sa bene dove andare a parare. L’effetto, spesso, è irritante; talvolta involontariamente comico. Talvolta, dico: perché la carica avventurosa e la forza profonda di questo fumetto, come altri degli anni Trenta, colpiscono ancora oggi, nel 2010.

domenica 11 aprile 2010

L’avventuroso 2 (1934)

1934


Forse non è più chiaro quale fu l'importanza di questo settimanale, così tanti anni dopo la sua uscita. Io quella rivoluzione l’ho vissuta di riflesso, fra la metà degli anni Sessanta e la fine del decennio successivo, quando i quarantenni di allora “presero il potere” e suscitarono un epocale recupero culturale e di conseguenza una pletora di ristampe, anastatiche e non. Era un’eccitazione palpabile, che erompeva all’improvviso dopo essersi alimentata sotto la cenere, per oltre vent’anni, con le modeste riedizioni dei classici americani ad opera di editori quali la stessa Nerbini, Capriotti, Tedeschi e infine i benemeriti Fratelli Spada.

venerdì 9 aprile 2010

L’avventuroso 1 (1934)

14 ottobre 1934

L’abbiamo già intravisto, su varie pubblicità redazionali di Topolino e del Supplemento. Proprio su quest’ultimo, nel n. 94b del 14 ottobre 1934, la sesta e ultima pagina è occupata da una strepitosa locandina, che – stampata a parte – pavesa anche le edicole:

domenica 4 aprile 2010

Topolino - decima parte: un americano e alcuni italiani

1934, fine



Dopo I tre lupini… di mare (Just Kids) di Ad Carter, su Topolino appare un’altra serie americana di notevole interesse. Si tratta di La storia di Betta, Buddi e Donni, ovvero Big Sister di Leslie Forgrave, iniziata il 4 giugno 1928 (grazie, Fortunato!) e direttamente ispirata a Little Orphan Annie di Harold Gray, epocale successo del Chicago Tribune. Questa striscia è targata Central Press Association, una consociata del KFS, l'agenzia che distribuisce tutte le serie che Guglielmo Emanuel propone a Mario Nerbini. Rispetto alle altre “orfanelle” del panorama fumettistico statunitense, Big Sister, con un’aria apparentemente più familiare e quasi dimessa, dipinge con efficacia il mondo della provincia americana, e forse per questo risulta gradita al pubblico italiano.