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mercoledì 6 gennaio 2010

Il Vittorioso 1959-1966: i “minori” e qualche sorpresa


Negli anni fra il 1962 e il 1966, come ho già detto qualche post fa, gli autori “minori” costituiscono l’ossatura del Vittorioso: sono infatti notevoli artigiani come Carlo Boscarato, Antonio Sciotti o Alberto Tosi, ad assicurare la produzione di storie complete, autococnclusive, e di lunghi cicli di storie, quasi delle epopee. Le presenze più assidue, sulle pagine del settimanale, sono comunque quelle di Renato Polese, soprattutto con Bill Holden, e di Gino Sorgini, con Il cavaliere di ferro, lunghe saghe che si dipanano in moltissime puntate.
Leo Alessio (1961):




Carlo Boscarato (1960, ’61, ‘64):









Santo D’Amico (1960):



Renato Polese (1959, ’61, ’62, ‘64):












Gino Sorgini (1964, ‘66):









Otello Scarpelli (1961):



Antonio Sciotti (1965, ‘66):









Alberto Tosi (1962, ’65, ‘66):












Dicevo prima che il Vittorioso di questi anni ci riserva anche alcune sorprese. Interessante è scoprire che anche il grande Dino Battaglia ha lavorato, in quegli anni, per il mercato inglese: presumo per la stessa Amalgamated Press con cui ha collaborato, come abbiamo visto, Guido Buzzelli:


1962





C’è anche un “grande vecchio”, che abbiamo già incontrato:


Antonio Canale (1962):



mercoledì 16 dicembre 2009

Il Vittorioso 1959-1962: fumetti in crisi?

Riprendo l’analisi del Vittorioso: il 1966 (con la fine del settimanale) si avvicina…

Per ora, comunque, le avvisaglie delle future difficoltà ci sono appena. Il 1961 è l’anno del Centenario dell’Unità d’Italia, e le celebrazioni investono tutti i mezzi di comunicazione, intrattenimento “leggero” compreso: Renato Rascel lancia una fortunata commedia musicale di Garinei & Giovannini, Enrico ’61, che racconta in musica la storia dell’Italia unita. Il Vittorioso non scansa la ventata patriottica:







C’è anche, sempre nel 1961, un’interessante storia a fumetti di Sandro Cassone e Antonio Sciotti, Il giallo di Garibaldi:




Le rubriche, i redazionali e il resto del “contorno” del Vittorioso ci danno certamente il “profumo” di un’epoca. Ma a noi interessano soprattutto i fumetti, e quelli intorno al 1960 sono indubbiamente anni di crisi, per i motivi “esterni” cui ho già accennato in vari post, primo fra tutti l’urto della trionfante televisione. Ma ci sono anche cause “interne”, che riguardano il mutato gusto del pubblico. Un mondo di intrattenimento basato sul rapido consumo penalizza soprattutto le tradizionali storie a puntate, ossatura storica del “giornale” a fumetti, e ora della rivista: le edicole sono invase da una marea di albi e albetti, tutti con storie magari raffazzonate, brevi e scontate, ma complete. Anche per i lettori del Vittorioso è diventato difficile digerire i grandi “cineromanzi”, alcuni dei quali si protraggono per mesi, con decine di puntate. La redazione corre ai ripari (così almeno crede) pubblicando alcune storie complete, che si esauriscono cioè in un solo numero. Purtroppo il livello artistico, salvo rari casi, è per forza di cose nettamente inferiore al consueto. Benché anche un paio di “grandi nomi” accetti di lavorare anche in questa nuova forma, sono gli autori “minori” a fornire la manodopera necessaria. Le storie autoconclusive, che occupano una parte consistente della rivista, sono presentate con l’etichetta “Il Vittorioso presenta”. I temi sono i soliti romanzi storici e l’onnipresente Western; le cose più moderne e anche sperimentali si trovano altrove. Ho scritto “minori” tra virgolette, poco sopra, perché i disegnatori che vengono impiegati in questo tour de force non sono certo disprezzabili, anzi:












Roberto Diso, oggi notissimo per Mister No:








Otello (?) Scarpelli (dovrebbe essere lui):




Antonio Sciotti, senz’altro un autore fra i più interessanti:







venerdì 30 ottobre 2009

Giorgio Bellavitis e gli altri – terza parte

Ho pochissime notizie di Armando De Amicis, disegnatore “vecchio stampo”, ma molto interessante, che nel 1953 disegna, su testo dell’ubiquitario Eros Belloni, la storia di ambientazione medievale L’albero maledetto:



Non so se quello che sto per fare è “netiquettamente” corretto, ma una semplice ricerca del nome di De Amicis su Google, mentre scrivevo le poche righe sopra, ha prodotto un pdf assai illuminante, sul Vittorioso e sulla sua straordinaria importanza storica e artistica. Gianni Brunoro, probabilmente il critico italiano di fumetti più attento al fumetto classico, ha scritto, su una pubblicazione intitolata Il senso dei comics per il Vitt che fa parte del bel sito Giornalismo e Storia, le seguenti condivisibilissime considerazioni:

“Una di queste «cose» ignorate o misconosciute è il valore avuto dal settimanale Il Vittorioso (presente in edicola dal 9 gennaio 1937 al 29 ottobre 1970, quando sospese le pubblicazioni dopo aver assunto da qualche anno il più guizzante titolo di Vitt: ossia il nomignolo confidenziale con cui da sempre lo chiamavano i suoi lettori) nella formazione di una vera e propria «scuola» del fumetto italiano. Dalla quale sono usciti nominativi di grande valore, alcuni tuttora attivi sulla nostra scena fumettistica (come per esempio lo scrittore Claudio Nizzi, subentrato da anni a Gianluigi Bonelli come principale sceneggiatore di Tex Willer, colonna portante del fumetto di casa nostra; o il disegnatore Renato Polese, assiduo collaboratore di più collane dell’editrice Bonelli). Il Vitt è stato importante per aver saputo valorizzare i nuovi talenti che – specie negli anni Quaranta e Cinquanta – si andavano formando nello scenario della nostra, come dire?, creatività fumettistica.”
Parlando poi di De Luca, Brunoro poi dice:
“Non tanto, dunque, è o era misconosciuto De Luca, quanto poco nota a livello critico (essendo ormai uscita quasi sessant’anni fa e mai più riproposta) una sua opera specifica, Gli ultimi sulla Terra, che può essere assunta a contestuale metafora sia della eccellenza di lui in quanto disegnatore, sia del ruolo di “scuola” sostenuto dal settimanale Il Vittorioso. Si tratta di un racconto purtroppo non conosciuto, in specie, proprio dai critici di fumetti: ciò che renderebbe opportuno riproporne una ristampa. Proprio per la sua particolare valenza. È opportuno cominciare alla lontana, affermando che al settimanale Il Vittorioso è il caso di attribuire, insieme agli altri meriti, anche un qualche importante ruolo di giornale per ragazzi dal valore unico nel contesto e per il processo evolutivo del fumetto italiano.”
Ma torniamo ai “minori” (in senso squisitamente relativo) del Vittorioso, intorno alla seconda metà degli anni Cinquanta. Carlo Boscarato è un altro grande artigiano del Fumetto, anche lui, come D’Antonio, collaboratore dello Studio Dami. Boscarato ha una sua voce di Wikipedia che segnalo volentieri, anche se ho imparato a fidarmi poco di questa forma di pseudo-conoscenza internettiana. Conosciuto soprattutto per la serie western di Larry Yuma, con testi di Claudio Nizzi, ben altrimenti noto, Boscarato è stato una vera colonna portante del "Giornalino". Sul Vittorioso, nel 1955, disegna su testi di Mario Basari la storia Il capitano Mike:



Antonio Canale e Carlo Cossio “minori” non lo sono davvero: anzi, sono stati, certo in modi assai diversi, due veri Giganti del Fumetto italiano, fin dal remoto Anteguerra. Però si possono definire sicuramente dimenticati, al pari di tanti altri…

L’Amok di Antonio Canale, giustiziere in maschera dei primi anni Cinquanta, è stato un grandissimo successo commerciale. Ma abbiamo incontrato questo autore, sul Vittorioso, già nel 1937, con La piuma verde, su testi nientemeno che di Gianluigi Bonelli. Nel 1951, su testi di Adamante, disegna Scacco a Sigma 3, col suo tipico stile eccessivo, barocco, quasi malato:



Carlo Cossio, insieme al fratello Vittorio, è stato forse il più prolifico disegnatore italiano, fra il 1938 e la metà degli anni Cinquanta. Sua è la parte grafica di Dick Fulmine, su testi di Vincenzo Baggioli, a torto o a ragione considerato l’”eroe fascista” per eccellenza. Ma Carlo Cossio è importante anche e soprattutto per la sua lunga collaborazione a “L’Intrepido” (vedremo in seguito, spero) e per la sterminata serie di albetti minori e minimi, molto rappresentativi di un particolare periodo editoriale, quello dell’immediato secondo Dopoguerra: come il beffardo Tanks, l’uomo d’acciaio, su testi di Stanis La Bruna, e in seguito di successi come Kansas Kid e Buffalo Bill.

Il curioso …E Ascanio regnò, del 1957, su testi di Sandro Cassone, sembra preso pari pari da “L’Intrepido” Anteguerra: un caso di stile… fuori tempo massimo:




Anche il fratello Vittorio è una presenza ubiquitaria, nel Fumetto italiano a cavallo del secondo conflitto mondiale e oltre: sua è la massima parte dei disegni di Furio Almirante, per dire, personaggio creato da Andrea Lavezzolo per “L’Audace” nel 1940, durante la gestione Bonelli. Ma fare solo un elenco dei fumetti di Vittorio Cossio, considerando anche le serie umoristiche per testate quali “Il Travaso”, occuperebbe intere… pagine elettroniche. La storia Il cavaliere del falco, del 1957, è esemplificativa del suo stile “moderno”, chiaroscurale e dinamico, agli antipodi rispetto a quello di Carlo. Notate, fra le lettere in redazione, un proto-collezionista di fumetti in cerca di vecchie annate del settimanale.
 


Parlando di “artigiani” del Fumetto, tale qualifica si attaglia alla perfezione a Franco Chiletto, classe 1897, anche lui prolificassimo autore, attivo fin dagli anni Venti e nell’Anteguerra “classico” collaboratore fisso di “Topolino”, con le riduzioni salgariane già iniziate da stelle della Nona Arte come Guido M. Celsi e Rino Albertarelli. Nel 1951, sul Vittorioso, la storia Il tesoro degli Armagnac è perfettamente in linea con tali produzioni, e quindi con uno stile decisamente attardato:
 

 
Ruggero Giovannini, invece, assai più giovane, lo abbiamo incontrato nell’immediato Dopoguerra, sul Vittorioso, con varie storie, fra cui la serie di Jim Brady che è probabilmente il primo fumetto “americano” della testata. L’invincibile spada, del 1955, è un tipico esempio delle storie medievaleggianti in cui questo versatile autore, abile anche nel noir, era maestro:
 


lunedì 28 settembre 2009

Il Vittorioso 1951/52 e gli altri autori

Grazie per i vostri contributi ai post precedenti: le note su Roudolph, che mi promettevo di ricercare nel prossimo futuro, sono già un’ottima base di partenza.Su un piano decisamente inferiore ai maestri finora esaminati, ma sempre di altissimo artigianato, è l’opera di Ruggero Giovannini. Nel 1950, con Il leone di San Marco, su testi di De Barba, è ad un livello grafico di tutto rispetto, con un uso del chiaroscuro ispirato, più che dalla scuola americana di Milton Caniff ed epigoni, ai grandi maestri italiani dell’anteguerra e dell’immediato dopoguerra:

La lezione del suddetto maestro americano, e anche quella del suo emulo Frank Robbins, si svela invece prepotente nel 1952 in una storia del tutto particolare, Un uomo contro il mare:

Ricordate i “fumetti verità” del Corriere dei Ragazzi, nel 1971/75? Li abbiamo visti in un vecchio post . Quest’opera, su soggetto di Piero Salvatico (che Perogatt dice fosse anche l’autore della Posta Vitt) ne è un’antesignana. L’idea di utilizzare il Fumetto non solo come mezzo di intrattenimento – o forma d’arte fine a se stessa – ma anche come forma di giornalismo visuale, era nel 1952 decisamente precorritrice. Giovannini contribuisce con un segno di grande realismo decisamente degno della syndication americana del periodo.
Interessante, soprattutto sul versante grafico, è La terra dell’oro, su testo di Eros Belloni e disegni di Guerri (Alberto o Mario?):

Sorprendente, per l’originalità grafica e per l’ambientazione sarda assai realistica, la storia Il bosco di nessuno, su testi di Eros Belloni e disegni di Carlo Boscarato. Mi pare che meriti un attimo più di attenzione:

Dotato di uno stile decisamente personale, fra questi minori del Vittorioso (“minori” forse allora, fra tanti giganti: oggi sarebbero tutti primi della classe) è Gino D’Antonio, che sarà attivissimo in seguito e certo non solo sul Vitt:

Per Renato Polese, anche lui prolificassimo autore degli anni Cinquanta (e Sessanta) ci viene in aiuto una scheda pubblicata proprio sul Vittorioso, che anche nel dare dignità autoriale ai propri collaboratori, dimostra in questo periodo una notevole sensibilità. A proposito: non ho mai citato il sito degli Amici del Vittorioso , che contiene molte informazioni utili. Rimedio adesso.



Col prossimo post torniamo ai nostri “giganti” e ad un nuovo, importante autore.