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venerdì 20 novembre 2009

BOMBOLO – CINE COMICO (quarta parte, conclusione)

Dal numero 41 al n. 62, “Cine Comico” cammina senza scosse, ma anche senza minimamente sfruttare i tesori che ha a disposizione: a oltre settant’anni di distanza, e con quel che è accaduto nel frattempo, ci sembra impossibile che molte prime pagine, se non quasi tutte, siano dedicate alle ormai arcaiche storielle di Carlo Cossio e colleghi, quando c’erano a disposizione Elzie Segar e Milt Gross:





Il teatro dei bei tipi (Popeye) e Bob al paese dei fenomeni (Boob NacNutt) si alternano in ultima pagina, quando non vengono relegati all’interno:







Da notare che Bombolo – Cine Comico varia spesso la grafica della testata. Credo proprio che l’autore di questi gioiellini di pop art fosse l’onnipresente Carlo Cossio, che del resto, sempre nel 1935, disegna (e firma) la strepitosa testata de “L’Audace”, per un periodo inspiegabilmente breve:


Ecco come varia la grafica di “copertina” col numero 45 del 25 aprile 1935:




Pey”, che Luca Boschi identifica in Zenobio Baggioli (vedi il suo commento al mio post precedente), si ispira forse alla visualizzazione delle metafore di Attilio Mussino (Bilbolbul), per questa simpatica tavola sportiva, stavolta dedicata al ciclismo:




Del resto, la primavera del 1935 è stagione del Giro d’Italia, allora più popolare di oggi:




Benché il calcio abbia più spesso l’onore dell’apertura:




Più convincente è Carlo Cossio in Arlecchino nella Luna, commistione favolistico-sportiva che è forse la prima continuity italiana di Vecchi. La prima puntata è incentrata su Giuseppe Meazza. Una canzonetta di allora diceva:
La donzelletta vien dalla campagna
Leggendo la Gazzetta dello sport
E come ogni ragazza lei va pazza per Meazza
Che fa reti a ritmo di fox trot…



Gli altri campioni sono Primo Carnera, orgoglio del regime. Ma su Cine Comico appaiono anche Tazio Nuvolari, Achille Varzi e altri assi del volante:





Solo una volta, Milt Gross ha l’onore della prima e dell’ultima pagina, mentre Braccio di Ferro mai:





Non riesco a trovare, per quante ricerche abbia fatto nei miei scaffali, dove è stato pubblicato un articolo di Alfredo Castelli che parlava di una striscia di Carnera disegnata da… Carnera! Che sia quella del numero che segue? Non mi pare che sia attribuibile a Cossio:



Col n. 53 del 20 giugno 1935, tornano, in prima pagina, le serie inglesi, e ciò benché Boob MacNutt sia sempre in forza a “Cine Comico”. Perché questa scelta autolesionista? Mistero.





Solo alla fine, quando gli scoraggianti dati di vendita non lasciano scampo, si decide di utilizzare Bob come attrazione principale. Non Popeye, e questo è davvero imperdonabile. Il marinaio di Segar, anzi, appare a singhiozzo e dopo il n. 64, inspiegabilmente, scompare. Lo ritroveremo nel 1938 su “Jumbo”, prima che tutti i fumetti KFS della SAEV passino in blocco a Mondadori, che li pubblicherà su “Paperino” e su “Topolino”.







Col n. 63, “Cine Comico” viene ridimensionato, sia nel formato (dimezzato) che nei contenuti. Rimane, fino al n. 84, Boob Mac Nutt; appare anche qualcosa di nuovo, come Laura, topper di Felix The Cat di Pat Sullivan (Otto Messmer), e ancora Billo Billo, ancora di Goldberg:







Per le restanti uscite, va sempre peggio, fino a cose veramente tristi, quasi imbarazzanti:



Comunque la mia collezione di Bombolo – Cine Comico corre ininterrotta fino al n. 62; dei fascicoli successivi, in piccolo formato, ho solo una manciata di numeri, compreso il solo “guscio” dell’ultimo, il 102, che ho già messo in linea.

La storia finisce qui, con questo malinconico trafiletto:




Tutti gli altri particolari, sul nuovo numero del “Notiziario GAF”.

Considerazioni collezionistiche e finali:

Come già detto all’inizio, la collezione di “Bombolo – Cine Comico” è di straordinaria rarità. D’altronde non è neanche di gran valore collezionistico, visto il mercato di “nicchia nella nicchia” di queste testate. Però è certamente, quanto meno per quanto riguarda “Cine Comico”, di enorme interesse storico e artistico. Un indice sicuro al 100% è ancora impossibile, perché anche mettendo insieme le fumettoteche di ben tre collezionisti, non si ottiene una collezione veramente completa.

mercoledì 18 novembre 2009

BOMBOLO – CINE COMICO (terza parte)

Col n. 41, “Bombolo” cambia nome in “Cine Comico”. Dopo l’esordio italiano dei comics USA del King Features Syndicate (ottobre 1934), i fumetti inglesi diventano di colpo roba della nonna. Così anche la SAEV cerca di entrare nel nuovo mercato: lo fa soprattutto con “L’Audace”, che diventa un clone – sia pure originale – de “L’avventuroso”. Ma anche “Bombolo” non sfugge alla rivoluzione estetica e di contenuti. Vecchi, per la nostra fortuna postuma di appassionati e ricercatori, deve “accontentarsi” di fumetti forse minori, ma di enorme interesse sia storico che artistico. Le serie americane più popolari, infatti, sono state già accaparrate da Nerbini e Mondadori. I redattori, peraltro, non rinnegano gli italiani e salvano anche qualche inglese.
Il nuovo e policromo “Cine Comico” appare nelle edicole il 28 marzo del 1935: sempre di grandissimo formato, ma con ben dieci pagine invece delle otto di Bombolo. Vi propongo la parte sostanziale del menabò del fatidico numero 41, omettendo i racconti in testo e le rubriche “scritte”:



Di Boob McNutt di Reuben (Rube) Goldberg ho già detto. L'autore appartiene alla stessa scuola di Elzie C. Segar, ovvero alla seconda generazione del "pupazzettismo avventuroso" americano. Il tratto stilistico comune è una notevole carica satirica, con un segno popolaresco un po' "sporco". Le lontane origini di questo stile si trovano in George Herriman (Krazy Kat); le estreme propaggini in Robert Crumb e un po' in tutto l'underground statunitense degli anni Sessanta, fino addirittura ad Art Spiegelman. Ma se ne avverte la forte influenza anche in Floyd Gottfredson e in Carl Barks.
Cine Comico propone una lunga serie di tavole domenicali di Boob McNutt, con un robusto plot avventuroso che somiglia a un trip lisergico avanti tempo... E' paradossale il fatto che queste tavole siano virtualmente inedite negli USA, mentre su "Cine Comico" possiamo ammirarle addirittura coi colori originali delle sundays!
Boob McNutt, su "Cine Comico" chiamato Bob Mac Tutt (ma sarà anche noto come Bob Spaccatutto), accompagnerà Cine Comico fin quasi alla fine.



Cine comico pesta forte sul pedale dello sport, alla ricerca di consensi, e nel 1935 Peppino Meazza è l'indiscusso campione, il primo divo "moderno" degli stadi. Pey (?) se ne occupa a modo suo, con una tavola ancora decisamente arcaica come concezione: se ancora reggeva con gli inglesi, il confronto con gli americani, a questo punto, è improponibile...



Ecco un altro appartenente alla sopradetta scuola "segariana": è Milt Gross, autore dimenticato ma di grandissima importanza storica e di grande valore artistico. Il suo è un umorismo quasi schizoide, che anticipa il Cinema di animazione postbellico della Warner Bros., tipo Daffy Duck o Wile E. Coyote. Non si tratta certo un caso, visto che Milt Gross fu un pioniere dei cartoni animati, dirigendone poi due, a fine carriera, per la MGMSinfonie stonate è il titolo italiano della sua serie Dave’s Delicatessen.



Anche per Carlo Cossio, il confronto con i grandi comics americani si rivela - almeno per ora - impietoso. Ma, come vedremo, in pochi anni gli autori italiani sapranno, almeno in parte, adeguarsi al nuovo linguaggio.



Gli autori inglesi, sul nuovo Cine Comico, sono rappresentati da una singola serie: ma, a differenza di quelle pubblicate precedentemente, si tratta di una storia "avventurosa", come quelle pubblicate su "Jumbo": è Il corsaro di quindici anni (Blackbeard the Pirate) di John McCail.



Dulcis in fundo, la prima apparizione italiana di Braccio di Ferro (che qui ha il suo nome originale, ma che doveva chiamarsi Schiffìo). Abbiamo già detto tutto, in questo blog e in quello di Luca Boschi. Mi sono solo dimenticato di dire che già qualche anno fa il gruppo dei Jones Boys ha provato a stilare una "cronologia" di Popeye in Italia, in cui trovano posto anche le tavole pubblicate su "Cine omico": trovate tutto quanto su questo sito.
Popeye era una carta tanto valida da farci ruotare intorno tutto il settimanale, magari titolo compreso. Con i fumetti di cui sopra come contorno, forse il destino di Cine Comico sarebbe stato ben diverso  Ma, si sa, del senno di poi...

mercoledì 11 novembre 2009

BOMBOLO – CINE COMICO (prima parte)

A furor di popolo, potrei dire, interrompo il “mostra e parla” del “Vittorioso” (ma lo riprenderò subito dopo) per passare allo Sportello 3 della mia fumettoteca, ovvero il sancta sanctorum dove tengo le cose più preziose. Non in senso monetario, naturalmente: preziose per me, ovvero così care al mio cuore, come avrebbe detto Walt Disney. E in questo sportello delle meraviglie, c’è il “Bombolo – Cine Comico” di cui, ma chi l’avrebbe mai detto! Si sta parlando tanto in rete, grazie soprattutto al grande blog Cartoonist globale di Luca Boschi.

Dunque, per cominciare, come ho fatto col Vittorioso, una artigianale scheda bibliografica, tratta dal mio piccolo catalogo personale:

BOMBOLO : A. 1, n. 1 (21 giu. 1934) - a. 2 (ma 3), n. 102 (25 mag. 1935, ma 1936) - Milano: Società Anonima Editrice Vecchi (S.A.E.V.) - 102 n. [1934-1936] - fumetti b/n, col.; 41x29 cm. - Settimanale. - Il formato dall’a. 2, n. n. 63 (29 ago. 1935): 28x20 cm.; dall’a. 2, n. 71 (22 ott. 1935): 27x19 cm.; dall’a. 2 (ma 3), n. 85 (27 gen. 1936): 30x21 cm. Il titolo cambia dall’a. 2, n. 41 (28 mar. 1935) in: CINE COMICO. Note: sul n. 102 è erroneamente indicato come anno il 1935 (II) anziché il 1936 (III).

Queste sono le prime pagine del n. 1 e del n. 102, testa e coda della rarissima serie:




Ho lasciato più o meno così come sono i colori della carta e degli inchiostri di questi primi esempi, per dare un’idea della realtà “fisica” del giornalino. Per quelli che seguiranno, ho applicato un filtro di contrasto, in modo da rendere le immagini più leggibili.
Ecco la pagina 8 e un particolare del paginone centrale del n. 1 (ovvero le pagine 4/5):





I dati sulle serie, sugli autori e la loro provenienza, li posterò domani.


Ci sarebbero da dire tante cose, come introduzione alla testata… In estrema sintesi, “Bombolo”, edito dalla SAEV di Lotario Vecchi (leggetevi, su questo stesso blog, la Storia del Giornalinismo italiano di Ezio Ferraro) è un giornalino creato per occupare il settore di mercato dei settimanali umoristici, dopo il travolgente successo di “Jumbo” (dicembre 1932), che è il primo periodico italiano a fumetti che si possa considerare “moderno”. Vedremo in seguito perché e percome. Al capostipite Jumbo, Vecchi affianca, oltre che “Bombolo”, “Tigre Tino” e “Primarosa”; in seguito “L’audace”. Ma “Bombolo” è assai tirato via: all’inizio pubblica solo materiale inglese di risulta, stampando su carta riciclata dalla “Gazzetta dello sport” (così pare), in un triste bianco e nero e con inchiostri pessimi. Solo oggi, ai nostri occhi malati di collezionisti, la pubblicazione appare fascinosa: all’epoca faceva quasi schifo (schiffìo?) e non ebbe – giustamente – alcun successo. Pensate che, il 14 ottobre del 1934, uscì il n. 1 de “L’avventuroso” di Nerbini, con Flash Gordon