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mercoledì 9 giugno 2010

Topolino dodicesima parte – il contratto del Secolo

1935 II



Secondo la vulgata classica, all’uscita de I Tre Porcellini e soprattutto degli albi Nel Regno, Nerbini pensa di reagire all’evidente atto di forza concordato tra Disney e Mondadori conservando la testata Topolino (di sua proprietà) e pubblicandoci i soli Cino e Franco, che a suo giudizio sono il vero motivo che spinge i lettori all’acquisto del settimanale. Non si dà quindi eccessivo pensiero, anche perché in quel momento L’avventuroso viaggia alla grande e si dice – ma sempre senza il supporto di adeguata documentazione – che sfiori le 500.000 copie settimanali.

martedì 16 marzo 2010

Topolino - sesta parte (arriva la Grande Avventura)

1934


A questo punto, facciamo mente locale e riprendiamo il filo delle concitate, perfino convulse vicende editoriali del 1933. Nel giro di un anno, la stampa periodica per ragazzi è stata profondamente scossa, prima dall’esordio del Jumbo SAEV (con varie testate parallele), che ha portato in Italia le serie “avventurose” britanniche dell’Amalgamated Press; poi dal Topolino Nerbini (specie col Supplemento), che ha imposto i fumetti Disney e abolito – o quasi – le didascalie. Sono usciti anche alcuni “albi”, cioè grandi fascicoli che raccolgono le storie apparse a puntate sui settimanali: li vedremo in seguito, qui accenno solo al già rammentato Topolino contro Wolp e a Le avventure eroicomiche di Topolino Aviatore.

martedì 23 febbraio 2010

Topolino - terza parte (arriva Pippo!)

Le tavole domenicali di Mickey Mouse appaiono finalmente sul numero 7 di Topolino, che in un certo senso è il vero primo numero del settimanale. Il ritratto di Minnie è dunque la prima storia a fumetti “originale” di Topolino pubblicata in Italia:


È forse lo stesso direttore Paolo Lorenzini a confezionare delle strofette in rima, sullo stile del Corriere dei Piccoli. Per fortuna, si decide di non modificare le tavole originali, lasciando al loro posto i balloons: si rivelerà una mossa vincente e di enorme portata storica. Non si tratta infatti di “nuvolette” residue, come dimenticate (era già accaduto altrove, perfino su Jumbo), ma anzi viene rispettato il linguaggio per immagini originale, e sono le didascalie ad apparire inutili, anche al lettore d’epoca.
Notate come il nome “Minnie” sia stato lasciato nella versione originale del lettering. Chissà chi erano il traduttore e soprattutto l’abile calligrafo



In attesa che arrivino altre tavole e strisce dagli Stati Uniti (per nave, ovviamente), Nerbini commissiona ad alcuni autori italiani altre tavole apocrife, ma stavolta autorizzate da Walt Disney. Sono Buriko e Vitelli i primi Disney Italiani in piena regola, con tanto di… certificato DOC:



Da notare che l’autorizzazione formale proviene ancora dal King Features Syndicate, che rimarrà il distributore delle strisce e delle tavole Disney.
Lino il Topo non è il solo... mutante disneyano ospitato nei quattro numeri del settimanale che precedono l’arrivo trionfale del “vero” Mickey Mouse. Abbiamo, affidati a diversi disegnatori, Rodilardo e Topinetta e Sorcettino (compare di Pisellino):




Ed è irresistibile il “Sorci Jazz” di Giove Toppi, sul numero nove:


Il jazz, altra grande moda degli anni Venti e Trenta, sinonimo di novità, di libertà, di America e di aria frizzante (di contro alle cupezze di adunate oceaniche e di sabati fascisti) è presente spesso, in questi anni, su Topolino e altrove. Ecco ancora Sorcettino di Vitelli:


È anche l’epoca del primo Jazz italiano. La foto che segue me l’ha data Anna Maria Pivato, titolare della straordinaria etichetta Riviera Jazz Records, che ha salvato, letteralmente, tesori musicali straordinari, e ritrae la leggendaria orchestra Blue Star di Pippo Barzizza al Grand Italian di Genova. Si sarà capito che il jazz è il mio secondo amore, e magari prima o poi allestirò un blog anche per lui, facendo concorrenza al mio amico Luca Conti


Topo Lino, Sorcettino & c., naturalmente, impallidiscono di fronte al genio disneyano e a Floyd Gottfredson, Al Taliaferro e collaboratori:



Quella che segue è la prima apparizione di Pippo! (Dippy Dawg, poi Goofy):



Ma nonostante l’epocale novità delle strisce e delle tavole americane, il settimanale non muta rotta e mantiene l’impostazione un po’ raffazzonata dei primi numeri. Evidentemente, nonostante Gottfredson e collaboratori, con fumetti che sono trent’anni avanti rispetto agli inglesi di Jumbo, le vendite non premiano affatto il nuovo settimanale. Sul mercato collezionistico, i primi sei numeri sono davvero introvabili, ma anche quelli successivi, ancora fino a gennaio 1934, restano di difficilissima reperibilità: segno che erano molto poco diffusi.

Nel n. 2 di Topolino abbiamo visto Pisellino, un personaggio di Buriko (alias Angelo – o AntonioBurattini). Mi piacerebbe fornire qualche dato biografico su questo autore, ma sembra davvero impossibile trovare qualcosa: non ne parlano, tra l’altro, nemmeno Paola Pallottino e Antonio Faeti. Molte altre tavole di Pisellino vengono pubblicate nel corso del 1933, e anche in seguito. Sono cose ovviamente lontanissime, sotto ogni aspetto, dagli stimolanti comics di Gottfredson, ma niente affatto disprezzabili, a volte perfino con un vago accenno di ricerca formale:






Fra l’altro Pisellino sarà il protagonista di uno dei primissimi “albi” di Nerbini, ovvero i leggendari fascicoli aperiodici che raccoglieranno le storie pubblicate a puntate sui settimanali: li vedremo presto.
Pisellino, nel 1933, fatte le debite proporzioni, è un po’ la seconda star del giornale. Nel 1939 avrà addirittura l’onore di un settimanale intitolato a lui, dalla vita travagliata. Per ora è il primo funny animal italiano, più o meno contemporaneo del Formichino di Roberto Sgrilli, pubblicato sul Corriere dei Piccoli. Ma rispetto a quello, Pisellino sarà il protagonista di autentiche e lunghe – ancorché molto ingenue – storie avventurose, ispirate ai classici disneyani ma originali per stile e per le atmosfere provinciali, quasi strapaesane. Ma anche di questo riparleremo, spero presto.

venerdì 19 febbraio 2010

TOPOLINO 1 (1932-33)

Vediamo le cose dall’inizio. Esattamente due settimane dopo l’esordio di Jumbo, esce il primo numero di “Topolino” (31 dicembre 1932):



All’inizio, il nuovo settimanale, edito da Nerbini di Firenze, una casa editrice specializzata in letteratura popolare, ha davvero ben poco che possa fare concorrenza a Jumbo. Magari due sole settimane di scarto sono troppo poche per giustificarlo, ma forse Giuseppe Nerbini e il figlio Mario cercano solo di sfruttare alla bell’e meglio il colossale successo del settimanale SAEV. Il direttore è Paolo Lorenzini (che si firma Collodi Nipote), ma benché affermi di voler fare di Topolino un giornale educativo, gli presta ben poca cura.
La testata e la storiella iniziale sono attribuibili a Giove Toppi, all’epoca, e per molti anni a venire, principale artista in forza alla Nerbini.
Ecco (elettrizzante!) una testimonianza davvero unica: la viva voce di Mario Nerbini, nel 1966:


Muzicons.com
 


La registrazione (telefonica) è quella che è, ma il documento, assai più lungo e articolato, è fatto con uno dei primi registratori a cassette, nel 1966, da Francesco De Giacomo!
Questo è il restante contenuto del primo numero:


Analizziamo il contenuto del piccolo editoriale di pagina due: si accenna solo al Topolino cinematografico, ringraziando il Consorzio E.I.A., distributore dei disegni animati di Topolino in Italia. Fra l’altro, è stata la Società cinematografica Pittaluga a inventare, prima del 1930 e dei proto fumetti del “Popolo di Roma” (magari ne parleremo a suo tempo) il nome italiano di Mickey Mouse. Nessuna menzione dei fumetti di Floyd Gottfredson, pubblicati sui quotidiani fin dal 1930.




Antonio Burattini, in arte Buriko, è il secondo “Disney italiano”. “Oggi lavoro io!” era lo strillo sui manifesti degli shorts di Mickey Mouse, posti davanti ai cinematografi:



Come si fabbricano i cartoni animati di Topolino” proviene probabilmente da qualche brochure ufficiale della Disney, perché pur approssimativamente tradotti, usa a proposito alcuni termini tecnici:



Il resto è riempitivo, compresa l’ultima pagina, di solito appannaggio delle serie più importanti:





È evidente che manca del tutto un progetto editoriale. Mancano gli autori, mancano i personaggi: c’è solo Topolino, apocrifo, e oggi diremmo che non è poco, visto che questa testata è ancora in edicola, dopo quasi ottant’anni, oltre 3500 numeri, innumerevoli supplementi e collane parallele e due cambi di editore! Topolino ci è estremamente familiare e queste immagini, per quanto arcaiche, ci emozionano subito. Ma, esaminando il primo numero del settimanale nel contesto dell’anno fumettistico 1932 (che è l’ “oggi” della nostra narrazione), appare subito la schiacciante superiorità di Jumbo.
Il vantaggio dei milanesi, comunque, non durerà a lungo.