Winsor McCay: The Complete Little Nemo
di Alexander Braun
Senza dubbio, amici: il più bel saggio sui fumetti e insieme il più bel volume a fumetti di tutti i tempi. Un sogno impossibile che si è realizzato.
Per un fumetto di oltre cento anni fa...
Il tomo, reperibile per esempio su Amazon.co.uk, arriva in una sua scatola personalizzata con tanto di maniglia, che già è un pezzo da collezione di per sé. Perché il doppio librone è grandissimo (34,4 x 44 cm) e pesante...
Dentro alla valigetta, un saggio in brossura, di 144 pagine, e l'edizione integrale di Little Nemo in Slumberland di Winsor McCay, il primo capolavoro del Fumetto, americano e non, iniziato sulle pagine domenicali dei quotidiani statunitensi nel 1905 e terminato, con vicende alterne e lunghi iati, nel 1927.
Qui ci sono tutte le tavole. In 563 pagine tutte rigorosamente a colori. Originali.
Eccolo, il volumone:
La presentazione tipografica ed editoriale di quest'opera gigantesca è impeccabile. Preziosa, di gusto squisito. Carta matte (opaca) solo leggermente avorio (non bianchissima, in altre parole). Colori originali e definizione superba.
Niente a che vedere con qualsiasi altra edizione precedente, nemmeno con quella - pur pregevole e di formato ancora più grande - della Sunday Press:
Le tavole:
Qualche particolare (i fuori fuoco sono miei!):
E questo è il saggio, opera di Alexander Braun:
Per il prezzo che ha, poco più di cento euro, è regalato.
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RispondiEliminaLa storia da riassumere sarebbe piuttosto lunga, quindi mi limiterò a fare una premessa di tipo cronologico, per spiegare la fuga in Irlanda, braccati ( io, Luca Boschi e Leonardo Gori accompagnato dal suo mentore in fatto di avvenimenti di genere poliziesco, mister Sherlock Holmes, “retired” da decenni, dedito all’allevamento di api nel suo eremo ubicato in una landa quasi irraggiungibile del Sussex e tornato in attività per supportare una strana indagine dell’alter – ego di Gori, un certo Arcieri……che spesso si può contattare nei panni di lavapiatti a Parigi in rue Guisarde nel ristorante situato al n°13, Chez Fernand.
RispondiEliminaDelitto in rue de Lancry narrato in prima persona
“Roland, ehi, Roland!!” Scuoto l’amico che dorme beatamente sul divano di velluto rosso pompeiano, proprio sotto alla grande finestra che completamente aperta lascia entrare il rumore continuo del traffico che sfreccia sul boulevard sottostante, a due passi da porte Saint Cloud. Roland Topor apre gli occhi e guardandomi sorpreso sbadiglia e chiede:” ma che ore sono?”. Io indico il grande orologio a pendolo che sulla parete di fronte segna le 16,18. Ride sommessamente l’amico Roland e stirandosi un poco si mette a sedere sul divano, io subito prevengo le sue domande e dico in fretta:” ascolta bene questa storia che narrerò al presente, non in corsivo e in prima persona! Ecco si va ad incominciare! Mi schiarisco la gola e attacco: Hugo Pratt si toglie la pipa di bocca, la osserva un poco e poi la batte per farne uscire la cenere ancora fumante. Guarda con aria quasi corrucciata Luca Boschi e Leonardo Gori che stanno sorseggiando il famoso caffè irlandese che il Nostro ha imparato a fare con l’aiuto del fido maggiordomo O’ Gally, reclutato nella contea di Clare dopo il famoso caso dei delitti delle scogliere di Moher, dove un centinaio di turisti finirono al cimitero per aver bevuto tazze di caffè alla panna con stricnina al posto del liquore; non si alza dalla comoda poltrona e si avvicina alla grande portafinestra, scosta la tenda di pizzo e guardando fuori sospira dicendo:” Tomaso mio carissimo, qui al n°42 de Lancry, un posto tranquillo di questo quartiere parigino a due passi dal famoso canale di San Martin, mi trovo bene, sento un’aura positiva che mi circonda, che mi rimanda alla mente ricordi di posti lontani da me visitati innumerevoli volte. Uno di questi è sicuramente l’Irlanda.
Naturalmente potrebbe continuare
Va beh, mi è sparito il commento!
RispondiEliminaLascio perdere.
Sogni , sempre e solo sogni
RispondiEliminaMi sono addormentato mentre guardavo avidamente il volune Taschen con l’integrale di Little Nemo. Apro gli occhi e dalle fessure della finestra semiaperta filtra l’incerta luce del tramonto. Italo Calvino è pensieroso mentre sfoglia pigramente la rivista appena arrivata per posta dall’Italia. Riesco a vedere l’intitolazione: “GULLIVER”. Ah, la creatura cartacea di Grillo! in questo numero viene ristampata la storia di Jacovitti del 1945 “Pippo sulla Luna” con l’impaginazione rimontata nel formato a tutta pagina verticale. Operazione ortodossa, perché nessun taglio di vignette od altro viene effettuato. Nemmeno il lettering ha subito gli oltraggi del cosiddetto rimodernamento, tanto caro a grafici/calligrafi di nuova generazione, va beh, meglio che niente! Però l’emozione provata da chi ha avuto modo di leggere nel corso del 1945 settimana per settimana lo svolgersi del sogno lunare è ovviamente cosa irripetibile. Calvino mi osserva attentamente e con grande calma , con voce monotona mi dice:” Già, questa storia a fumetti si presterebbe bene ad essere manipolata seguendo il metodo della combinazione .. ehm, combinatoria. Ossia una operazione che ho compiuto in età matura, quella consistente nel ricavare delle storie dalla successione delle misteriose figure dei tarocchi, interpretando la stessa figura ogni volta in maniera diversa, certamente ha le sue radici in quel mio farneticare infantile su pagine piene di figure. È una sorta di iconologia fantastica che ho tentato nel Castello dei destini incrociati. . (Cfr. A. Piacentini, Tra il cristallo e la fiamma, alle voci “Calvino, Il castello dei destini incrociati…………”; “San Gerolamo”; “San Giorgio”; e per il ruolo dei fumetti nel narrare di Calvino alle pp. 431-439). Roland Topor sorride osservando Calvino intento a parlare e parlare sdraiato su un comodo divano beve da un boccale birra chiara e dopo schiocca le labbra soddisfatto: “Mi è sempre piaciuto il personaggio di Bianconiglio... un essere dominato da impulsi al limite del maniacale, rivelatosi poi alla fine uno scherano della regina malvagia. Peccato che io non abbia mai avuto l’opportunità di illustrare “Alice nel paese delle meraviglie”! Fra tutti gli artisti che ci hanno messo mano mi piace molto Newell, un americano dell’inizio del 1900 alla corte di Carrol!!” Ride ancora Topor felice della sua battuta. Jacovitti avvolto nella nube tossica emessa dall’enorme sigaro che sta fumando sorride sornione: “Ma dai Roland, qualche illustrazione con Alice protagonista l’hai pur fatta!” Topor sospira:” Beh, in verità si, ma cose da nulla, non come per Pinocchio, per il quale ho prodotto 23 illustrazioni fuori testo. Certo, una bazzecola al confronto di quanto a proposito hai combinato tu”. Così dicendo Topor ride a singhiozzo guardando Jacovitti che apertamente sogghigna. Il nostro Jac si fa improvvisamente serio. Grattandosi la testa si toglie il sigaro di bocca e lo schiaccia nel portacenere.
Mi giro e mi accorgo con un brivido che la solita distorsione spazio /temporale mi ha spedito "altrove", lontano da Roland Topor e la sua dimora parigina. Si, ma dove poi?? . Un movimento impercettibile dell’aria mi mette in allarme: Franco Benito, anima in pena, sei tu?''. Intorno al piccolo vortice una figura spettrale emerge porgendomi un libro. Ah, perbacco. Si tratta del volume edito da Taschen con la raccolta completa delle tavole di “Little Nemo, del grande Winsor McCay. Leonardo Gori nel suo blog “Fumetto Classico, nello scorso mese di Dicembre 2014 lo ha magnificato ( e in effetti il volume è stupendo), definendo una bazzecola il prezzo di cento euro e passa. A dir il vero io non la penso in questo modo nei riguardi del prezzo rapportato a che cosa significano cento euro per tutti coloro che per campare tirano la cinghia, però forse sbaglio. Mah? Guardo lo spettro/Jacovitti e in trasparenza vedo alle sue spalle la silhouette incombente di Bruno Manco Arcieri Capac: stranamente appare non avere spessore, un paradosso della fisica. Mancobruno estrae dalle pieghe del mantello di alpaca una serie di cordicelle fittamente annodate: capisco il messaggio in codice. Ho studiato per anni la scrittura a nodi inca - quipu - e ho passato un’ intera estate al museo di Cuzco a decifrare nodi con la consulenza del noto studioso americano di civiltà mesoamericane e in special modo sulla loro rete stradale di comunicazioni, Victor W. Von Hagen, eminente personalità che conobbi a Roma nel 1956 quando ero ragazzo mentre presentava il suo libro"Highway of the sun ".
RispondiEliminaBeh, si il messaggio in “scrittura” quipu è in pratica una poesia d’amore dedicata ad una certa Elena Contini. Il nome non mi giunge nuovo. Ah, si,si, ora rammento, il grande amore di Arcieri sbocciato verso la seconda metà degli anni ’30, quando il nostro poeta innamorato era poco più che trentenne. Rammento una bella storia parigina… ah, l’amour! posso rimanere inattivo di fronte ai patemi amorosi di Bruno?? Certamente no! Ed eccomi quindi qui sull’Esplande des Invalides insieme ad una decina di musicisti principianti chr mi sto esercitando con il flauto peruviano. Gori,direttore onorario d’orchestra, non si vede, è certamente rimasto a banchettare da Chez Maxim, dopo una intera notte di stravizi. Ah, se non fossi diabetico, cardiopatico e con una massa oscura non meglio identificata che mi ingombra il cervello, sarei anch’io della partita. Beh, non proprio, poiché mangiare molto non mi piace, bere poi…sono astemio. Donne, dite donne?ma io sono felicemente insieme con mia moglie dal mese di Marzo 1961 e non ho mai toccato altra donna. Sono Padre e nonno felice. Insomma, vorrei solo interloquire ogni tanto con qualcuno che condivide i miei appetiti intellettuali. Già, la lettura, i fumetti che sono un prodotto di non solo intrattenimento. Chiedo troppo?? Mi devo ritirare nell’anfora che a morte avvenuta conterrà le mie ceneri?. Beh, metaforicamente lo posso fare.
L’unico che mi capisce è Mancobruno Arcieri, in arte musical sonora Capac! Bordelli, voi dite anche il commissario Bordelli?
Nooo, mi spiace per Marco Vichi, è pur vero che soffre costantemente per amore, ma le sue passioni sono tempeste adolescenziali, anche se ormai la sua età non è più verdeggiante.
Ps. Il flauto peruviano, chiamato anche flauto di Pan o zampogna, è uno strumento a fiato sudamericano. Ci sono vari tipi di scanalature, ma il flauto peruviano è caratteristico per la sua gamma limitata di tubi. Tipicamente, esso presenta 10 tubi, talvolta suddivisi su due file da cinque. Lo strumento crea un suono unico, "legnoso", ed è relativamente semplice da suonare, ma per perfezionare il proprio suono sullo strumento richiede anni di pratica.
Anni, non so se ce la farò. Lascerà scritto nel mo testamento che i miei discendenti dovranno perseguire, almeno moralmente, lo studio del flauto peruviano, affinché in caso di bisogno siano in grado di affiancare Manco Bruno nelle sue performances.
Tomaso Prospero
Ultima parte del primo degli innumerevoli capitoli: “ Se tu sapessi, dice Jac a Roland Topor intento a disegnare una bella copertina di “Hara –Kiri”, in quale circostanze disegnai i miei primi due Pinocchio, quando ormai l’Italia era in mano alle camicie nere delle Repubblica sociale e a quei pazzi nazisti dei tedeschi…..” Topor si fa cupo e inizia a parlare quasi sussurrando:”Io nel 1943, all’età di soli 5 anni dovetti fuggire da Parigi con tutta la famiglia e rifugiarmi in Savoia, per salvarmi dalla Gestapo, che voleva eliminare come ebreo me e tutti gli altri, parenti, genitori ed amici con in comune la stessa fede religiosa. In queste circostanze un individuo, per sopravvivere, deve dissimulare la sua virulenza. Deve svolgere una attività utile a una comunità umana, a un gruppo sociale. Deve dare l'impressione di essere sincero. Deve apparire UOMO NORMALE. La sola rivolta individuale consiste nel sopravvivere”.. detto questo Topor guarda me, Calvino e Jacovitti e ride a singhiozzo con espressione indecifrabile. Io penso che, forse, Topor ha intuito quello che bolle in pentola. Insomma, la faccenda relativa allo scrittore Italo Calvino ormai stabilmente residente a Parigi e che avrebbe l’intenzione di proseguire i suoi esperimenti letterari di combinazione, non più utilizzando i tarocchi ma una pagina di una storia a fumetti, possibilmente di mano Jacovittesca, o comunque una tavola gremita di personaggi. In questo caso mi pare evidente l’influenza di Raymond Queneau, la fama del quale è probabilmente, in Italia, legata ai romanzi del mondo un po' ambiguo della banlieue parigina, dell’uso dell’argot e ai giochi ortografici del francese parlato quotidiano, un insieme narrativo con una sua rigorosa logica interna, molto coerente e che raggiunge il suo massimo di vis comico/surreale in Zazie dans le mètro. "Si, ma Ehm, ehm, vedo che Manco nervosamente si sta stuzzicando le unghie con l'affilato machete, torniamo quindi al dunque... Mi rivolgo all'evidente paradosso: "Manco, cerca di essere meno severo con chi ( io, per la cronaca) scrive per passatempo: la simbolica matita rossa e blu di triste memoria non ti si addice; è vero, la comunicazione deve essere chiara e conclusiva se si vuol far capire il senso del messaggio, ma spesso in una conversazione "scritta" fra più persone capita che ognuno parli quasi solo per se stesso, ignorando l'esigenza di chi vorrebbe interloquire. I personaggi prendono la mano allo "scrittore", definizione questa che sta per persona che semplicemente scrive. Nessuna megalomania - spero - da parte del sottoscritto. Il linguaggio parlato poi, se trascritto alla lettera, a volte non ha quasi senso. Una questione di codice, tu ne dovresti sapere qualcosa che al posto delle parole scritte annodi cordicelle!! Su questo aspetto famosi scrittori hanno giocato le loro carte, non ultimo Raymond Quenau. I suoi giochi linguistici hanno fatto scuola. Certo, difficile assomigliare anche lontanamente a Queneau, oppure a Calvino che tradusse del maestro francese l'intraducibile . “Lisca di pesce” si alza e ci saluta dicendo:” devo andare alla galleria del teatro Odeon dove Corteggiani- il quale mi ha ricevuto ieri mattina alla gare de Lyon- e Wolinsky mi aspettano per inaugurare una mia personale, non solo Cocco Bill richiesto a gran voce, ma con ben 500 tavole originali, comprese tutte le puntate di Caramba, Cucu, Chicchirichi e Cin Cin . Quest’ultima storia poi, risalente alla fine del 1943 la terminai contemporaneamente alle illustrazioni di “Pinocchio” fatte per l’editrice La Scuola. Ricordo ancora bene quando fui contattato da Vittorino Chizzolini, anima dell’editrice bresciana. Il Nostro sospira e ci saluta agitando la mano. Va beh, penso io, Jacovitti ne avrebbe da raccontare! “ Morfeo!
EliminaMi giunge alle orecchie un generale brontolio. Sullo sfondo di questo onirico teatrino scivolano silenziose sagome biancastre. Ahhh, secondo voi, miserabili comparse senza nessun spessore, tutto quello che dico/scrivo non c'entra nulla con Little Nemo ?? E allora il viaggio lunare del piccolo Nemo e poi quello successivo con arrivo …atterraggio sul pianeta rosso? Ne siete ben certi??" “Siiiiii”, il coro è unanime. Vedo Bruno Arcieri e non posso fare a meno di chiedergli: “ Non ho ben capito perché ti nascondi all’interno di questo sogno lunare?”. Bruno sorride con vaghezza, sospira e guardando verso l’orizzonte dove una luce annuncia il sorgere della sfera terrestre, borbotta: “ Mi devo ancora nascondere, perché implacabili sicari dei servizi segreti di più nazioni mi vogliono fare la pelle. Ora di Bruno ne vedo più di uno: ma quanti sono? uso il plurale perché, se non ci vedo doppio o triplo vicino a me sta accadendo un fenomeno inspiegabile: la silhouette del nostro Bruno Manco si sta sdoppiando a ritmo vertiginoso e divenute silhouettes stanno occupando tutto l'orizzonte lunare. Mi guardo intorno: il paesaggio selenita si distorce sotto ai miei occhi, Pippo, Pertica e Palla vagano fra scenografie metafisiche. In lontananza scorgo papà Craveri che sta conducendo i suoi animali dello zoo verso il cometino utilitario in partenza per non si sa dove. Anche il bestiario zoolandino sulla Luna!! Incredibile? Beh, non poi tanto, pensando a quanti personaggi del mondo della finzione letteraria ( e dei comics) fino dall’antichità hanno calcato il suolo della pallida Selene. Jacovitti mi sorride bonario: “e beh, sai, se l'Ego è fortemente "centrico", tende per sua naturale essenza ad essere nello stesso tempo il centro di tutto e il tutto di ogni cosa”.
Elimina"Maestro, Maestro, imploro, cerchi di stringere e venire al sodo, provi una volta tanto a non essere inconcludente e confusamente comunicativo come spesso faccio io". Niente da fare, Jac, detto "Lisca di pesce”, sta distribuendo ad una torma di seleniti curiosi e festanti centinaia di copie di "Little Nemo”, non ha più tempo da perdere con me. Quindi a passo svelto mi dirigo verso il monumentale ingresso della "Moon Railways Station": la Terra sta per apparire all'orizzonte e non posso più aspettare, perché il mio biglietto a tempo, dopo, non avrebbe più valore."Presto, presto", mi incita Bruno Arceri ( Alias Brick Bradford). Al suo fianco Bellaccious e Zazie, sudati e trafelati mi incitano:" fra tre secondi, parte l'ultimo vagone della metro della linea 7, "Cratere di Copernico - Porte des Lilas". Guardo esterrefatto la piccola Zazie:" ma Bartezzaghi mi aveva assicurato che eri in vacanza in Normandia insieme a tua cugina, che fai qui sulla Luna??". Zazie, che sta sorbendo un enorme cono gelato borbotta qualcosa di inintelligibile ( forse è meglio non aver capito). Bellacci non dice nulla, mi osserva serio serio e scuote la testa: Mah?? Da tempo Franco è così, poco comunicativo. Bat Star mi osserva con curiosità:" ah, saresti tu il fanatico di quel mezzo matto di Roland Topor e Raymond Queneau, quel bel tipo di scrittore francese che ficca la povera Zazie nei posti più strani e disagiati??" Io alzo le spalle: " che hai da dire tu che con quell' impossibile cronosfera sei stato avanti ed indietro nel tempo; ricordo che sul settimanale "L'Avventura"del 1947, io che allora avevo solo 10 anni, già avevo intuito che era tutto un imbroglio, uno stratagemma per tirare di lungo, all'infinito, le tue strampalate avventure". Arceri ride:" ma quello ero io di domenica, giorno di festa, tutto a colori per la gioia di grandi e piccini"."Ma che cosa è questa discussione?" Bellaccious è corrucciato e palesemente nervoso, "su andiamo, che altrimenti perdiamo il métro”. Ahh, ce l'abbiamo fatta, siamo in viaggio!! Chiusi nel vagone interplanetario che in questo caso è strettamente utilitario ( con buona pace degli animali zoolandini [ Vedere “Il Vittorioso” 1946]) tiriamo tutti un sospiro di sollievo Con uno stridore prolungato di freni il metro ormai non più interplanetario utilmente si arresta. Ahh, eccomi qua, di nuovo con i piedi per terra, si fa per dire. In realtà Zazie mi prende per mano e appena il metrò si ferma mi trascina fuori dal vagone. "Tomaso, dai andiamo, fuori splende il sole e a Porte des Lilas cinguettano gli usignoli: siamo in primavera, usciamo all'aperto e andiamo a passeggiare. Lascia perdere fantasmi e sogni bizzarri, pensa un poco a divertirti, lo zio Gabriel ci aspetta nel suo locale.
EliminaFINE
Tanti Auguri di un Felice Anno Nuovo!
RispondiEliminaGrazie, ricambio pensando a tutti gli uomini di buona volontà.
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