La rete è stata in fermento per settimane, poi Luca Boschi ha tolto il velo del mistero (in realtà alquanto… trasparente) e sul suo blog ci ha dato tutti i particolari dell’opera, di cui si parla soprattutto a questo link.
Dunque avremo modo di confrontare l’edizione 2010 delle grandi storie di Gottfredson e collaboratori con le prime edizioni italiane (e non). Intanto, in questo primissimo volume, una chicca molto particolare.
Nella striscia del 29 marzo 1937, alla fine della storia nota in Italia col titolo Topolino e il mistero dell’Uomo Nuvola, il Dottor Einmug (Enigm da noi) spiega perché non può dare al mondo (del 1937! Occhio alla data!) il segreto dell’energia atomica:
(tutte le immagini non fotografiche sono ovviamente © Disney)
Questa, freschissima e in anticipo (esce ufficialmente lunedì), l’ottima traduzione di Alberto Becattini sul primo volume de Gli anni d'oro di Topolino:
Ma, udite udite (o meglio: leggete, leggete) questa è la prima edizione italiana, pubblicata nel 1937 su Topolino, tradotta chissà da chi (da Guido Martina?):
ESPLOSIONE DEGLI ATOMI! Di questa espressione non c’è traccia, in originale! O perbacco! Ma allora i profeti (nel 1937! Otto anni prima di Hiroshima!) sono Floyd Gottfredson e Ted Osborne o è un traduttore italiano?
Interessante, vero?
Grazie ai ddbiters per le chiacchierate in merito e a Francesco Gerbaldo per l’anteprima!
Wow! Altro che Giacobbo e Ruggeri! per cui sei su afnews.info, oggi. :-)
RispondiEliminaBella iniziativa questo "Gli anni d'oro di Topolino", ma era proprio necessario "ricolorare" così male le strisce? Confrontate l'edizione italiana del 1937 con quella "freschissima" del 2010. Quale vi piace di più? A me, naturalmente, quella del 37, con i colori saturi e "fumettosi"! Guardate il colore della tuta del pilota nella versione 2010: che tristezza. I colori più "realistici" (se così si possono definire...) non possono che apparire fuori luogo in strisce come queste che sono state create per comunicare con il disegno e non con i colori. Mi auguro che su carta le cose siano migliori. Voi cosa ne pensate? Saluti e complimenti per i blog!
RispondiEliminama come mai nell'edizione italiana anni 30 manca una vignetta? immagino che rimonare le tavole fosse una pratica comune, ma la terzultima vignetta è chiamaramente "allargata" come per riempire i vuoti. ma non bastava lasciae la vignetta originale?
RispondiElimina@ Anonimo: come non essere d'accordo con te? Il "difetto" maggiore di questa nuova edizione è proprio la colorazione, bisognava stampare in bianco e nero. Ma se, per motivi commerciali, il colore andava dato per forza, allora poteva essere migliore. Intendiamoci, io per ora ho visto solo due pagine del volume, magari (anzi, certamente) sarà mediamente molto meglio. Ne riparliamo lunedì. Grazie per i complimenti!
RispondiEliminaA mio parere i traduttori possono essere :
RispondiElimina-Guido Martina, ipotesi improbabile come detto da Boschi
-Antonio Rubino
-Federico Pedrocchi
Tutti e due hanno avuto a che fare con l'energia ''atomica''
Ci saranno citazioni per quanto riguarda i remake serba anteguerra di Gott ???
@ Giovanni: è difficile dire perché, nel 1937, fu eliminata quella vignetta. Dovremmo misurare col millimetro l'ingombro che avrebbe avuto fra la quinta e la stesta, in quel numero di Topolino: forse non ci stava proprio, se non allargando a dismisura le due prossime, e quindi fu deciso di toglierla. Mi sembra interessante notare anche come le strisce siano state tutte rifilate, in basso, di un paio di millimetri. D'altra parte, per le prime edizioni di queste (e di altre) storie, non credo sia la filologia a contare: per quella, abbiamo fior di ristampe. Ma nulla può darci l'emozione di questi colori, di questa carta, di queste traduzioni "creative"...
RispondiElimina@ Massimo: La questione è molto interessante. Vediamo di analizzarla con calma.
RispondiElimina1 - Guido Martina. E' in effetti improbabile, ma dobbiamo considerare che nel 1936 è alle soglie della collaborazione con la Disney-Mondadori, visto che già nel 1937 lavora a "Paperino". Non è possibile che gli siano state commissionate traduzioni, tanto per cominciare? Qui occorre davvero sentire Carlo Pedrocchi, e soprattutto dare un'occhiata al suo archivio, anche per il punto 3.
2 - Antonio Rubino. Secondo me è il più probabile: revisionava tutti i settimanali, faceva da "direttore artistico" prima di Pedrocchi, disegnava testate, fregi, illustrazioni, ecc. e aveva la tendenza ad "allargarsi", nelle redazioni... Probabile che abbia modificato la traduzione, se non l'ha fatta lui stesso. Il genio, ovviamente, ce l'aveva.
3 - Federico Pedrocchi. Anche lui è un possibile candidato. Secondo me, però, l'indagine dovrebbe focalizzarsi su un punto preciso: chi aveva, nel 1936, familiarità con le ricerche dei "ragazzi di Via Panisperna"? Dovrei scorerre bene la lista dei collaboratori della rivista di divulgazione scientifica - mondadoriana - "Il Giornale delle Meraviglie". Già un nome, quello del Direttore, fa molto pensare, perché il collegamento scatta immediato: Cesare Zavattini. Ma guarda un po'. E allora: se non è lui, potrebbe essere proprio il suo "protetto" Pedrocchi.
Che ne dici? Che ne dici anche tu, Luca, se mi leggi?
Beh , sono tutti e due candidati .. In effetti ...
RispondiEliminaPenso che se il traduttore fosse Pedrocchi allora , da qui deriverebbe l' idea de Il mistero di Marte ( dic 1937) no ??? :)
Non so che dire circa l'autore della "traduzione", ma vorrei sapere come mai solo oggi ci si è gettati sul pur interessante argomento.
RispondiEliminaDi traduzioni corrette che ne sono fin dagli Anni '80, per cui cosa ha scatenato questa caccia adesso e non 20 anni fa?
Circa il colore, direi che all'orrore di vedere una striscia giornaliera colorata (come avrei orrore a vedere "Citizen Kane" colorato al computer), qui si aggiunge l'odio verso i gradienti cromatici (le sfumature o come volete chiamarle).
I colori dovevano essere totalmente piatti (le sfumature le danno i retini, soprattutto quando, molto presto, arriveranno le strisce in duo-shade), come erano stati per l'edizione Mondadori-Traverso del "Le grandi storie di WD". Almeno non sono poco saturi...
Circa l'emozione, temo che me la dia solo la striscia in bianco e nero con il testo originale... e il frontespizio dell'episodio ;P
Ok, allora, anni trenta:
RispondiEliminahttp://blog.modernmechanix.com/2008/07/14/radio-power-will-revolutionize-the-world/ - 1934
e
http://blog.modernmechanix.com/2006/08/22/bombarding-the-atom-for-power-and-gold/ - 1932
tanto per cominciare dalle riviste d'epoca di scienza e tecnologia.
Da notare questo nell'articolo "Radio power...":
"You ask me about atomic energy? I experimented with the atom, and achieved similar ends, long before the wave of ballyhoo swept over the country in recent years. The idea of atomic energy is illusionary but it has taken a powerful hold on the mind and there are still some who believe it be be realizable."
Qui in pratica si dice che nel 1934 la gente pensava che con l'energia atomica si potesse fare chissà che, mentre l'autore dice che non è vero. Buffo no? Questo però lascia intendere che pensare all'atomo come fonte di energia, anche esplosiva, era tutt'altro che una rarità: anzi, il popolo comunemente pensava (immaginava, credeva) proprio cose del genere, mentre gli "esperti" andavano più cauti.
Enigm non appare strano, allora, ma perfettamente in linea con l'immaginario collettivo. Idem dicasi per il traduttore-adattatore italiano, che, semplicemente, avrebbe "caricato" maggiormente la frase, sottolineando l'aspetto esplosivo.
"Almeno non sono poco saturi..."
RispondiEliminaScusate, il "non" mi è scappato: i colori sono poco saturi, ovvero sono tinte leggere, pastello, non coprenti, etc.
Mi unisco a Fortunato (penso di non essere l'unico) nella critica sulla colorazione delle strisce. Mi rendo conto che è una scelta di tipo commerciale, così come la scelta di partire dalle storie del periodo d'oro, invece di dare inizio alla collana con un volume "1930".
RispondiEliminaBen venga la diffusione delle strip presso il grande pubblico! Sarà la volta buona che la gente smetterà di trovare pregiudizialmente antipatico Mickey? Io però non comprerò la collana e mi accontenterò - per ora - della mia raccolta (incompleta) della cronologia di strisce edita da Comic Art.
@ Fortunato: beh, vent'anni fa Internet non c'era, oggi invece è immediato, in occasioni come queste, scambiare impressioni, valutazioni, ipotesi. E' bello, no? Inoltre, all'epoca dell'uscita delle cronologiche Traverso-Mondadori (e anche ANAF), io, almeno, non disponevo delle strisce originali.
RispondiElimina@ Claudio: io speravo che partissero almeno dal 1933 (Castello Incantato), che è l'inizio del "Topo eroico". In questo modo, oltre a farci godere di una lunga catena di capolavori immortali, sarebbe stata anche salva la "continuity" interna delle strisce, che inizia, grosso modo, con Lo struzzo Oscar. Invece, partendo col '36, arriviamo in un battibaleno al periodo meno bello degli anni di guerra, che dura almeno fino al 1947 (inizio del ciclo con Eta Beta). Inoltre, come mi ha fatto notare Fortunato, la collana andrà avanti a diritto oltre il 1955, sciroppandoci tutta la caterva di strisce autoconclusive fino al 1977, prima di ricominciare col 1930! Temo che ben pochi collezioneranno l'intera collana...
RispondiElimina@ Gianfranco: molto interessanti le citazioni da Modern Mechanics. Devo andare nel mio magazzino a cercare le collezioni, più o meno coeve, del "Giornale delle Meraviglie" e di "Sapere", per vedere cosa si diceva in Italia. Comunque, il traduttore, che fosse Pedrocchi (acuta l'osservazione che bolto della storia di Enigm fluisce nel Mistero di Marte), Rubino o Zavattini, mostra di saper cogliere l'essenziale dell'aria che tirava. E questo è un modo di essere "profetici".
RispondiEliminaCiao, Leonardo e ciao a tutti!
RispondiEliminaMi unisco al desiderio di una colorazione non troppo invasiva, specie nel periodo dei retini, ma non sarei così drastico. I colori ci sono stati quasi sempre in queste storie, dalla loro prima edizione (rimontata) sui comic books della Western, sino alla ripresa della Gladstone, senza contare il celebrato volume "Mickey Mouse in Color", e poi nel "cartonatoni" italiani e via proseguendo. Compresi "Topolino" giornale, "Albi d'Oro", "Albi della Rosa"...
Inoltre... Non sarà un'edizione amatoriale perché esce (anche) allegata al quotidiano italiano di maggior diffusione (a volte si contende il primato con "la Repubblica"), ma non credo che per un'edizione amatoriale potrebbe esserci un apparato e una cura superiore a questa.
Trascurando il tema non secondario del prezzo, che ritengo molto basso, per un prodotto "nuovo", non una ristampa come solitamente gli allegati e i collaterali sono.
Su Enigm e Panisperna, credo che sia stato già detto tutto!
A presto!
L.
Ciao, Luca!
RispondiEliminaMa ovviamente questa edizione è da salutare con autentico tripudio, ci mancherebbe! E non abbiamo visto ancora i redazionali, che so bene saranno eccezionali. Qui siamo tutti appassionati iperciliosi, vorremmo pubblicazioni ideali e amiamo trovare difetti ovunque... Questa collana avrà comunque il merito (enorme) di riportare Gottfredson in edicola, e di "convertire" il grande pubblico - speriamo sia tale - al Fumetto Classico. Non è poco: è tanto! In bocca al lupo, quindi, e GRAZIE.
Grande post (come sempre su questo blog). Vorrei fare una domanda sulla striscia di Gottfredson in questione: quello che si vede e' la striscia come era stata pubblicata originariamente o un montaggio di due strisce pubblicate in due giorni diversi?
RispondiEliminaVorrei inoltre fare qualche osservazione sulla struttura della striscia di Gottfredson, la quale venne stravolta nell'edizione italiana aani 30 con il taglio della vignetta con il primo piano di Enigm, con il taglio della parte inferiore delle altre vignette (i piedi di Topolino scompaiono) e con lo stiramento in larghezza del prima e terza vignetta (seconda nell'edizione italiana).
Si nota che il decoupage (non so come dirlo in italiano, intendo la disposizione delle inquadrature -o vignette- all'interno di una scena per costruire il racconto) e' simile a quello di un film classico: totale con tutti i personaggi, due primi piani su chi parla (Enigm) e su chi ascolta (Topolino) inframmezzati da un piano ravvicinato che comprende anche l'aviatore, un totale finale dove la posizione di un'immaginaria macchina da presa che riprendesse l'immagine si e' leggermente spostata verso sinistra (confrontare l'inclinazione della linea d'incontro tra il muro e il pavimento tra la prima e l'ultima vignetta) mantenendosi alla stessa altezza e mantenendo le posizioni dei personaggi all'interno della scena (salvo Pippo presente nella prima vignetta e assente nella seconda). Gottfredson ha quindi presente nella costruzione della striscia il modo classico di raccontare dei film dei suoi tempi e l'effeto generale e' di aûna composizione armonica. Per di piu', se la striscia in questione e' unica e non l'unione di due strisce consecuitive si vede come il primo piano di Enigm e' speculare al primo piano di Topolino, a sottolineare l'importanza e il mutuo rapporto dei due personaggi e a drae simmetria alla struttura generale della striscia. In questo il fumetto e' avvantaggiato rispetto al cinema, dove questi due piani sarebbero apparsi uno dopo l'altro e non sarebbe stato possibile comprenderli nello stesso colpo d'occhio.
Per questo l'edizione italiana degli anni 30 con il taglio del primo piano di Enigm e lo stiramento delle vignette corrispondenti ai totali stravolge il decoupage di Gottfredson: elimina la sottolineatura drammatica data dal primo piano di Enigm e cambia le posizioni reciproche dei personaggi tra la prima e l'ultima vignetta (nella prima sono piu' lontani tra loro che nell'ultima). E' anche vero che nell'edizione italiana la prima e l'ultima vignetta sono su due file diverse per cui il confronto e' meno stridente che se fossero sulla stessa fila, ma si nota comunque una mancanza di "armonia" che c'e' invece nell'originale.
Scusate per la lunghezza del commento.
Keep up the great work, paolo
Io al posto di "decoupage" (o dell'anglofono "layout") preferisco il termine italiano "menabò".
RispondiEliminaMa sono curioso di sentire altre campane.
(naturalmente sono d'accordissimo sulla disquisizione: qualunque rimontaggio altera non solo la struttura narrativa, ma anche il bilanciamento della composizione grafica)
Visto che bellissimo articolo ha pubblicato nientemeno che Rinaldo Traini su AfNews?
RispondiEliminahttp://www.afnews.info/wordpress/2010/03/lenigma-del-professor-enigm/
@ Paolo: la striscia originale pubblicata nel post è esattamente quella che apparve sui quotidiani americani nel 1937. La tua analisi è molto acuta e pienamente condivisibile. Complimenti e grazie per il contributo!
RispondiEliminaFrancamente, quello del Dr. Einmug non mi pare affatto un kippà, ma, comunque, il fatto che indossi sempre (sia all'esterno, che in casa) un cappello (sia o meno un kippà) si omologa al tipico comportamento di un ebreo ortodosso.
RispondiEliminaNon condivido, invece, minimamente la sua analisi del nome.
Come già diversi (compreso Boschi nel recente volume) hanno sottolineato, il nome di Einmug viene da quello di Einstein dove a "stein" viene sostituito "mug" perché entrambe le parole IN INGLESE significano "boccale" (in tedesco "stein" significa "pietra").
@ Donald: grazie. E' che confrontando l'originale con la "vecchia" versione italiana mi sono reso conto di come Gottfredson utilizzasse lo stesso schema di costruzione narrativa utilizzato anche nei film dell'epoca. Chiaramente questo schema era quello comunemente accettato indipendentemente dal mezzo.
RispondiEliminaSono un po' confuso, non riuscendo a trovare un post originale a cui Fortunato risponde nel commentare le origini etnico-linguistiche del dr. Einmug, e quindi non so quale sia la teoria sull'origine del nome che egli confuta, ma mi permetto di precisare che il termine Stein per boccale viene certamente dall'uso nella lingua tedesca in primo luogo.
RispondiEliminaStein per pietra, certo, perché di questo materiale erano fatti i boccali da birra prima dell'invenzione del vetro, o, per essere più precisi, abbreviazione del termine "Steingut" (terraglia).
Altre, popolari teorie fanno risalire l'uso a simili termini composti, "Steinkrug" (boccale di pietra) o addirittura "Steinbock" (lett. capra di pietra, il nostrano stambecco), animale che spesso veniva riprodotto pittoricamente sui boccali in certe regioni.
Ancora oggi in Germania e dintorni, popolarmente, i boccali vecchio stile, di questi tempi fatti di più igienica ceramica e dotati di coperchio, vengono chiamati "Stein".
Furono dunque gli immigrati tedeschi a introdurre e popolarizzare il termine negli U.S.A., non è che se lo siano inventato gli americani.
Salutoni a tutti!
@ Eta Beta: Fortunato si riferisce al post di Rinaldo Traini, pubblicato su AfNews. Comunque, questa discussione filologica si fa davvero interessante! Credo proprio, anche per qualcosa che mi ha anticipato Alberto, che nel prossimo futuro avremo molte altre occasioni per divertirci!
RispondiEliminaChiedo scusa per la distrazione, ora ho letto l'intervento di Traini, e devo dire che, pur presentato in maniera un po' "arruffata" un qualche fondamento nella sua teoria esiste, e lo condivido da tempo, anche se non ho prove certe...
RispondiEliminaRinaldo sbaglia però il termine, quello che lui intende è "mugshot", ovvero foto da scheda segnaletica, "mug" viene generalmente usato, gergalmente, come "faccia" o, e qui potrebbero celarsi intenti umoristici, "gonzo", "credulone", "citrullo"...
È vero che, in quest'ultima accezione, il termine è usato più correntemente nell'inglese britannico che in quello americano, ma non mi sentirei di scartare a priori l'ipotesi che nel nome di Einmug si celi un DOPPIO gioco di parole, il riferimento ad Einstein, evidente, ma, "di nascosto", lo chiamiamo anche "Un Citrullo", per creare un contrasto umoristico fra la sua figura di sapiente e il nome... hm?
Quel gioco di parole sul nome di Einstein andava di moda tra i fumettisti degli anni Trenta: nel 1939, in "Alley Oop" compare il Dr. Elbert Wonmug... chissa' se V. T. Hamlin si era ispirato a Gottfredson!
RispondiEliminaCirca il doppio gioco di parole, mi trovi sulla stessa lunghezza d'onda.
RispondiEliminaE vorrei sottolineare che non è solo un un termine britannico: lo ritroviamo nei fumetti di Roy Crane e credo che nessuno voglia scordare l'influenza di Crane su Gottfredson...
Come diceva Donald, nel corso dell'opera ne avremo di dettagli linguistici da sviscerare...
RispondiEliminaIn effetti, per me l'unico, grande, vero "difetto" di questa pubblicazione non è tanto il colore, che pure avrei preferito assente del tutto in prima istanza o almeno fatto meglio in seconda, ma il sogno impossibile, lo so, di averla in lingua originale...
In traduzione, purtroppo, persino quando è un esperto competente e di grande esperienza come Alberto a farla, si perdono tanti piccoli dettagli e gags oggettivamente impossibili da tradurre, ecco un esempio ancora dall'Uomo Nuvola, i nostri eroi sono appena sbarcati sull'isola nel cielo e si presentano al dr. Einmug...
Traduzione:
Mickey: "... e questo è Pippo!"
Einmug: "Ah! Ma davvero!"
Originale:
Mickey: "... an' this is Goofy!"
Einmug: "Yes! Isn't it?"
La gag è naturalmente basata sul fatto che "goofy" significa "strambo", "bislacco", ma il nome del personaggio in Italia è Pippo, che non significa niente, è solo un nome... che fare, il povero traduttore si mangia le unghie, si torce le mani, si strappa i capelli, certo precocemente canuti anche se ha 22 anni, ma non c'è niente da fare, ha le mani legate (oltre che ridotte a moncherini dai precedenti tormenti) e, singhiozzando come un vitello, è costretto a ignorare la gag usando al suo posto qualcosa di "neutro"...
Dopodiché comincia a cercarsi un posto di lavoro meno stressante, tipo in una miniera di carbone... :)
Se Goofy fosse stato tradotto "Goffo" (come accadde per le figurine Elah del '36) la gag si sarebbe salvata. Per fortuna il nome è rimasto Pippo!
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