domenica 13 dicembre 2009

Risolti i misteri de “L’ometto Pic”!

Sergio Lama mi anticipa i risultati della sua indagine alla ricerca dei misteriosi autori… “troppo bravi” pubblicati sulle pagine del remoto “Ometto Pic”, un giornale a fumetti che non possiedo e di cui quindi non parlerò in questo blog. Ho già pubblicato le anticipazioni riguardo a Giovanni Gianese; adesso lascio la parola a Sergio. Per Il Vittorioso, rimando al prossimo post.

L'ometto Pic (1945/1946): alla ricerca degli autori sconosciuti
di Sergio Lama

1. Giovanni (Gianni) Gianese.
 
 





Giovanni Gianese, una persona gentilissima e cortese che recentemente abbiamo intervistato, poco ricorda di quel lontano periodo anche perché pochissime volte si era recato alla palazzina dove avevano sede la redazione e gli uffici della Casa editrice Pegaso. Ricorda bene, invece, la cortesia del suo titolare Fausto Capriotti, sempre disponibile nei confronti dei giovani autori. Per quanto riguarda i suoi “colleghi”, non serba alcuna memoria di incontri o scambi di idee in redazione con loro, anche perché le tavole dei suoi fumetti, in canonico ritardo, erano quasi sempre ritirate presso la sua abitazione dalla gentile, premurosa e “pressante” segretaria di Capriotti, capace di attendere pazientemente la sospirata consegna del materiale. La collaborazione con Capriotti cessò, suo malgrado, per “mancanza di fondi” dell’editore.

Gianese, la cui carriera, come abbiamo accennato, virerà con successo verso altre discipline, ricorda anche di aver partecipato, all’incirca nel 1948/49, ad una selezione o ad un concorso della Mondadori alla ricerca di disegnatori. Purtroppo non ebbe mai risposta, né tanto meno ottenne la restituzione di alcune tavole di prova. A giudicare da quelle pubblicate sull’"Ometto Pic", e pensando all’impegno che avrà profuso per il grande editore, che meraviglia devono essere state!
Chissà: se i fatti avessero avuto un altro svolgimento, sicuramente Gianese sarebbe diventato un eccezionale “disney italiano”.

2. Franco Coarelli (Frank Mccoa)





Si tratta di un giovanissimo Franco Coarelli, il cui stile inconfondibile lo si ritrova su alcune tavole di Pepè le Moko, e del Piccolo Shoe-Shine, apparse su un paio di numeri di un altro periodico a fumetti contemporaneo, "Il Pupazzetto" e firmate con lo pseudonimo di Frank McCoa. Su quelle pagine si pubblicizza il “prossimamente” di un nuovo fumetto, dello stesso Coarelli, La storia di un raggio di luna, che sarebbe dovuto apparire sempre sul «Pupazzetto». In realtà, di Coarelli, vedremo soltanto due brevi tavole umoristiche dal titolo Panzan, una presa in giro del Re della Giungla, pubblicate sulle pagine de «L’Illustrazione dei Ragazzi», un giornalino meteora dell’immediato Dopoguerra, il primo in Italia a pubblicare Dick Tracy insieme a Tarzan ed altri big dei comics americani.

Franco Coarelli faceva parte del gruppo di disegnatori che in quell’anno (1945) lavorava alla Nettunia Film, al mitico cortometraggio animato, purtroppo scomparso, dal titolo Hellò Jeep!, sceneggiato da Federico Fellini, che doveva essere abbinato all’uscita del film di Roberto Rossellini Roma città aperta. Causa il fallimento della Nettunia, il cartone animato non fu mai completato.
Alla Nettunia, oltre ad altri animatori quali Luigi Giobbe, Achille Panei, Gibba (Francesco Maurizio Guido), Alvaro Zerboni, vi era anche un ventiduenne Niso Ramponi, già fornito di formidabili e notevolissime doti grafiche, da far invidia ai migliori talenti disneiani. L’amicizia tra i due e la necessità di fare qualche soldo, dopo il fallimento della Nettunia Film, li condusse alla Pegaso, l’editrice di Fausto Capriotti dove, come possiamo vedere, produssero, specialmente Ramponi, notevoli lavori.

3. Niso Ramponi










Più che prodezze si dovrebbe dire atroci burle quelle che il piccolo Hamedin progetta ed esegue ferocemente nei confronti dell’eterno rivale, il grasso e untuoso Abdul, continuamente sbeffeggiato dall’astuzia del piccolo moretto. Splendide tavole autoconclusive, non firmate, ambientate in un Oriente da cartolina disegnate da Niso Ramponi con uno stile eccellente e dinamico, da vero big disneiano.

Il Ramponi diverrà noto qualche anno dopo quando inizierà la sua collaborazione con "Il Travaso" con lo pseudonimo di Kremos. Grazie alle sue procaci e affascinanti donnine in copertina, il celebre settimanale umoristico aumenterà notevolmente la sua tiratura. Anche Ramponi, sempre nello stesso periodo, cercando di guadagnare qualche soldo, aveva disegnato qualche altra tavola a fumetti come ad esempio Oscar, o Ivo il primitivo apparsa sul "Pupazzetto" e siglata Nys O’Ramp.

1 commento:

  1. Tanto di cappello a Sergio per il suo fine lavoro investigativo!!!

    Circa il fatto che il disegnatore di Hamedin fosse Ramponi, non avrei mai potuto pensarlo, abituato al suo stile "pin-up" tra Russell Patterson e Don Flowers.

    Comunque, è imminente l'uscita negli Stati Uniti di un libro (di Craig Yoe) su Kremos: "Bella Donna: The Pin-Up Girls of Kremos".

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