Nel tentativo (si intuisce disperato) di “cavalcare” ogni forma di neo-cultura (o sotto-cultura) popolare, Il Vittorioso si lascia andare anche ad un tentativo, direi non del tutto malvagio, di fotoromanzo. L’anno è sempre il fatidico 1960:
Il caldo vento consumista passa fra le pagine del Vittorioso, segnando di sé fumetti, pubblicità e redazionali. Abbiamo visto, due post fa, il bel servizio giornalistico sull’Autostrada del Sole. Nella prima vignetta dell’ultima pagina del fotoromanzo qui sopra, ne vediamo alcune (realistiche!) conseguenze. La redazione sente il bisogno, anche se probabilmente riceve adeguate sollecitazioni culturali, di erudire i ragazzi al Nuovo Codice della Strada (1961):
Contrastano assai, con quanto riprodotto sopra, le belle e delicate copertine di autore ignoto, stilizzate in chiave “moderna”, ma rappresentative dell’ormai perduto senso estetico (ed etico) dei decenni precedenti:
Fra i nomi oggi noti, spunta una novella di Claudio Nizzi (credo proprio che sia lui):
Altra grande novità, all’alba dei Sessanta, è la conquista dello Spazio. Pur essendo, almeno inizialmente, un’impresa tutta sovietica, il Vittorioso rende entusiasticamente partecipi i propri lettori del Progresso e delle Sorti Luminose e Progressive. Il nome-chiave, indimenticato da tutti noi, è Yuri Gagarin:
Mentre Kurt Caesar produce le sue, sempre più rare, copertine “tecnologiche”, a cui si alternano foto dal vero:
Non sarà un fenomeno paragonabile a quello del Rock ‘n Roll, ma anche Jerry Lewis, nel 1960/61, è una ventata di novità quasi rivoluzionaria. Ancora una volta, la redazione del Vittorioso coglie la palla al balzo, e si occupa del grande comico americano sia con redazionali che addirittura con una riduzione a fumetti di un suo celebre film, Il Cenerentolo (Cinderfella, Frank Tashlin, 1960):
Si scopre sempre qualcosa di nuovo: ignoravo che il Vittorioso avesse pubblicato fotoromanzi.
RispondiEliminaComunque, le copertine anonime non sono proprio tali.
La prima (quella con il pullman) è firmata Alfredo Brandi, mentre la seconda (quella con il bambino che pianta un arbusto) si può attribuire con certezza a Gianni De Luca (il volto del bambino è tipico, come pure la postura "spigolosa" della mano che regge la pianta).
Prezioso, come sempre, Fortunato! Grazie!
RispondiEliminaLa firma l'avevo vista, naturalmente, ma non decifrata. Invece la mano di De Luca non l'avevo proprio riconosciuta.