1935 (febbraio)
Le cose cambiano di colpo col leggendario numero 60 del 23 febbraio 1935. L’uscita del numero è annunciata, oltre che dai redazionali che abbiamo visto nel post precedente, anche da uno dei soliti volantini pubblicitari, distribuiti gratuitamente nelle edicole:
Inutile spendere tante parole per rimarcare la radicale trasformazione. Parla da sé il menabò dello storico numero:
Brick Bradford di William Ritt e Clarence Gray, qui chiamato col suo nome originale, è lo stesso personaggio che apparirà anche su I Tre Porcellini dal n. 39 del 19 dicembre 1935, col nome italianizzato in Guido Ventura. Solo che Mondadori pubblicherà le strisce giornaliere, mentre Vecchi si è assicurato – sempre presso Guglielmo Emanuel, che rappresenta il KFS in Italia – le tavole domenicali del personaggio. Ovviamente, Brick Bradford gioca qui il ruolo di anti-Gordon. Impresa difficile, se non disperata: nessuno, nel 1935, può uguagliare il disegno di Alex Raymond e la caratterizzazione luciferina dei suoi “cattivi”. Le sundays di Clarence Gray sono elegantissime, direi decisamente Art Déco, ma i testi di William Ritt (a differenza di quanto accade con le dailies), soffrono di ingenuità e di scarso respiro narrativo. Il fascino epidermico di queste tavole, come vedremo, è però lo stesso straordinario.
La prima tavola pubblicata da Vecchi è in realtà un montaggio dalla seconda sunday e da quella successiva, mentre manca del tutto la tavola d’esordio, che vedremo solo negli anni Settanta, pubblicata dal Club Anni Trenta di Silvano Scotto.
L’Intrepido Bill è Broncho Bill di Harry F. O’Neill. Lo abbiamo già visto sul n. 118 di Jumbo, col nome di Terror Bill: quelle erano tavole domenicali; queste sono, con ogni probabilità, strisce giornaliere.
La cintura di diamanti è l’inizio delle avventure di Ming Foo di Brandon Walsh e Nicholas Afonsky, di cui abbiamo già parlato occupandoci di Jumbo 1935. Fortunato, giustamente, mi fa notare che si tratta ancora delle sundays di Little Annie Rooney, da cui si staccherà solo in seguito lo spin off intitolato al saggio personaggio cinese. La serie, qui completa del raro topper, tradotto Storielle quasi stupide, abbandonerà presto L’Audace per migrare, appunto, su Jumbo.
La Pattuglia Volante è evidentemente Radio Patrol di Eddie Sullivan e Charlie Schmidt, nella versione in tavole domenicali: le strisce giornaliere le abbiamo viste pubblicate da Nerbini fin dal n. 1 de L’Avventuroso. I primi episodi delle sunday pages sono forse ancor più violenti di quelli che i lettori già hanno potuto apprezzare sui giornali e gli albi dell’editore fiorentino.
La Freccia d’Argento è l’unico fumetto di produzione britannica pubblicato sulla nuova serie de L’Audace. Giorgio Salvucci, nella sua opera I fumetti inglesi dal 1867 al 1942, pubblicata su “Fumetto” n. 16 del 1995, dichiara la serie “di autore ignoto”, e d’altronde non ve n’è traccia nemmeno sulla monografia 100 anni 100 eroi – il Fumetto inglese di Dennis Gifford (Comics n. 21, 1975).
Dulcis in fundo, è proprio il caso di dire.
Tarzan, qui nella versione domenicale, è disegnato da Harold R. Foster. L’Audace, come prima tavola, allestisce un montaggio con vignette tratte dalle sundays del 24 giugno, 5 agosto, 12 agosto, 26 agosto e 2 settembre 1934. Già dal numero 61, proporrà le tavole sostanzialmente corrette e integrali, con i colori originali. Infatti Vecchi, a differenza di Nerbini, che per risparmiare sui costi stampa in tricromia, rifacendo tutta la colorazione, utilizza i flani originali, proprio come un qualsiasi editore di quotidiani americano che riceve gli impianti dal syndicate. Questo fa sì che dopo L’Audace, non ci sarà più un’edizione davvero fedele di Tarzan, almeno fino all’edizione NBM (in Europa Planeta).
Il nuovo Audace è ancora stampato su carta di pessima qualità e senza molta cura, ma indubbiamente è un grosso colpo di teatro, destinato a cambiare - ancora una volta! - lo scenario delle pubblicazioni italiane a fumetti.
Dunque, cos’è successo? A che cosa si deve questa epocale trasformazione di un giornale, a voler essere generosi, di secondaria importanza? Chiaramente, Lotario Vecchi ha deciso di non restare con le mani in mano di fronte al successo incredibile de L’Avventuroso, e di creare, in qualche modo, un clone del settimanale. La sua reazione, se si prescinde dal solito senno del poi, è pronta, adeguata e articolata. Tanto per cominciare, se l’editore fiorentino si è assicurato l’esclusiva di Flash Gordon e Jungle Jim (che negli USA escono solo in edizione domenicale) e di Secret Agent X-9 (idem, solo giornaliere), di Radio Patrol invece ha acquistato solo le giornaliere. Evidentemente, Nerbini non ha ancora la cultura specifica per orientarsi a dovere nel mondo dei comics d’oltreoceano, e in fondo, quel che ha gli basta. Vecchi, invece, prende la palla al balzo.
Oppure, volendo essere un po’ “dietrologi”, esiste già un rapporto di collaborazione (tutto da esplorare, storiograficamente) fra la SAEV e Mondadori. Emanuel sta giusto trattando in questi mesi il passaggio del materiale Disney da Nerbini al colosso milanese: quando il settimanale Topolino passerà finalmente a Mondadori, sarà pronto a fornirgli le domenicali di Cino e Franco, in sostituzione delle fortunatissime giornaliere. Intanto, è in procinto di fornire a Mondadori materiale KFS per I Tre Porcellini. Emanuel, se esiste un "asse" SAEV-Mondadori, è ragionevole che taccia delle sundays con Nerbini (non solo di Radio Patrol, come vedremo) e passa a Vecchi questi autentici “assi nella manica”.
Ma non basta: Vecchi, con le sue conoscenze internazionali, è in grado di guardarsi intorno, anche al di là dei pur ubertosi pascoli della King, e “scopre” le produzioni di altre agenzie, tra le quali c’è l’United Features Syndicate, che ha appunto i diritti di Tarzan. Curioso, vero? Jim della Giungla nasce come reazione di Hearst al Signore della Giungla di Burroughs, e in Italia accade esattamente l’inverso!
Ma l’azione di Vecchi, come ho detto prima, è anche articolata. Lo è soprattutto a livello internazionale: l’editore, infatti, come ho raccontato tempo fa, è una vera e propria multinazionale ante litteram, e ha sponde robuste in America latina e in Spagna. Dove, privo di condizionamenti politici (non c’è ancora Franco, al potere), fa uscire davvero un clone de L’Avventuroso, stavolta in piena regola.
Rubo le immagini che seguono dall’interessantissimo saggio Franco contra Flash Gordon di Vicent Sanchis, che potete trovare anche nella FNAC spagnola e di cui raccomando caldamente l’acquisto. L’immagine comparativa credo non abbia bisogno di commenti:
Vecchi avrebbe potuto, come osserva Giorgio Salvucci nella sua analisi de L’Audace (Il Fumetto, 1976), usare i grandi fumetti di cui sopra per potenziare Jumbo, la sua ammiraglia. Invece usa, come si è detto, l’ultimo dei suoi giornali. Ma a parte l’opportunità offerta dal titolo, è chiaro che l’editore intende tralasciare il pubblico dei bambini, a cui almeno formalmente è rivolto Jumbo, e partire praticamente da zero con gli adolescenti e oltre.
Che tutta questa poderosa strategia porti a risultati in fondo deludenti, è un altro discorso, che visto dal 2010 è facilmente spiegabile. Ma oggi siamo nel 1935, e oggi L’Audace è un bel colpo, per l’ex monopolistico Nerbini.
"La Cintura di Diamanti" (che è antecedente all'episodio "La Fiamma di Ghiaccio", di cui hai già parlato a proposito di Jumbo), tecnicamente non è l'inizio di MING FOO, dato che MING FOO (come serie autonoma) inizia solo il 17 marzo 1935 (e la "Cintura" è composta da tavole del 1934).
RispondiEliminaDifatti, tutte le pagine dal 6 giugno 1934 al 10 marzo 1935, anche se hanno per protagonista effettivo il personaggio di Ming Foo (e l'immancabile Joey Robbins, "fratello adottivo" di Annie), apparvero sui supplementi americani sotto il titolo LITTLE ANNIE ROONEY, sempre accompagnate da FABLETTES (ovvero STORIELLE QUASI STUPIDE).
Il titolo MING FOO apparve per la prima volta solo nella pagina domenicale del 17 marzo 1935 (sostituendo definitivamente FABLETTES) e il titolo LITTLE ANNIE ROONEY riacquistò la sua eponima protagonista.
Nel contempo, le tavole domenicali di LITTLE ANNIE ROONEY presero ad essere sequenziali alle gionaliere (in stile LITTLE ORPHAN ANNIE).
A proposito di ciò che ho appena scritto, LITTLE ANNIE ROONEY fu, dal 1933 al 1943, un raro (forse unico) esempio di fumetto scritto da un unico autore, ma disegnato da due artisti differenti (McClure per le giornaliere e Afonsky per le domenicali), entrambi con diritto di firma.
RispondiEliminaE tutto ciò nonostante per quasi un decennio le il filo narrativo fosse unico (tra giornaliere e domenicali).
Aggiungerei pure che i due disegnatori avevano uno loro stile ben riconoscibile, ma la loro differenza era abbastanza "invisibile".