1934
Forse non è più chiaro quale fu l'importanza di questo settimanale, così tanti anni dopo la sua uscita. Io quella rivoluzione l’ho vissuta di riflesso, fra la metà degli anni Sessanta e la fine del decennio successivo, quando i quarantenni di allora “presero il potere” e suscitarono un epocale recupero culturale e di conseguenza una pletora di ristampe, anastatiche e non. Era un’eccitazione palpabile, che erompeva all’improvviso dopo essersi alimentata sotto la cenere, per oltre vent’anni, con le modeste riedizioni dei classici americani ad opera di editori quali la stessa Nerbini, Capriotti, Tedeschi e infine i benemeriti Fratelli Spada.
Per intuire la portata della deflagrazione innescata dall’uscita primo numero de L’Avventuroso, il 14 ottobre 1934, ci può essere d’aiuto una testimonianza di Giuseppe Trevisani, che dice assai meglio di me quel che ho cercato di rimarcare nello scorso post:
In Italia, Gordon, Jim e X-9 arrivarono in quello stesso anno in compagnia della Radio Pattuglia e di Mandrake. Erano appena aperte le scuole, quando, senza pubblicità speciale, uscì in edicola un giornale di grande formato che si chiamava L'Avventuroso. Il primo numero andò a ruba, tutti i collezionisti lo sanno. Era un giornale semplice, quasi rozzo, non c'era che la traduzione pura e semplice, molto alla buona, delle parole nei fumetti. I ragazzi che avevano appena finito le elementari e cominciavano quell'anno il ginnasio, con la prima lezione di latino, si buttarono avidamente su quel foglio che era diverso da quanto era stato fino a quel momento consentito e consigliato loro di leggere. Tutti i loro giornaletti, tutti i loro libri, erano stati fino a quel momento edificanti e istruttivi. Questo giornalaccio tutto figure finalmente non insegnava niente. Non piaceva ai genitori, non piaceva a ai professori. Era soltanto divertente, nella sua sciagurataggine, nel suo italiano a volte persino sconnesso. I ragazzi della prima ginnasio lo accolsero senza riserve, fanaticamente, proprio perché non era autorizzato dai grandi. Quel foglio di carta colorata li divise non solo dai genitori e dagli educatori, ma anche dai ragazzi che avevano pochi anni più di loro: erano già più grandi, non capirono i fumetti, e non li hanno capiti mai più. Gli amici di Gordon in Italia sono tutti del 1923 e del 1924, ce n'è forse qualcuno del 1922. Le leve precedenti, per pochi anni di differenza, non vissero quell'episodio-chiave di contestazione: a differenza dei loro compagni appena più piccoli, non ebbero né la capacità né la fortuna di fare di quel foglio una bandiera e una sfida, indipendentemente dal merito delle storie. Persero un autobus. Era la prima volta che un gruppo generazionale prendeva vagamente coscienza di se tesso. Ancora adesso, i ragazzi di Gordon, destinati a entrare per ultimi nel massacro, come nuovi «ragazzi del ‘99», sottolineano con malizia l'incomprensione che ritengono di vedere manifestata, su temi culturali, da coetanei che hanno solo pochi anni più di loro, ma sembrano di generazione precedente. Si divertono e si strizzano l'occhio. «Gordon» in Italia è un segreto d'intesa, una parola d'ordine.
(Giuseppe Trevisani, Nota sull'autore in: ALEX RAYMOND, Flash Gordon, Milano, Garzanti, 1974)
Trevisani, “ragazzo di Gordon” e quindi parte in causa, in questa sua peraltro lucidissima analisi, non vede oltre l’ottica della sua generazione. L’avventuroso non contagia infatti solo i nati nel ’23 e ’24, ma gran parte delle generazioni successive. Non sono infatti certo il solo ad essere stato felicemente condizionato da quell’epocale fermento culturale e ristampistico, visto che nel 2010 la Rete pullula di gente, fra i cinquanta e i sessant’anni, che coltiva ancora il mito di Gordon, di Phantom e di Mandrake: non solo negli Stati Uniti, grazie anche alle recenti ristampe filologiche e integrali, ma soprattutto in Europa. Questi fumetti sono stati letteralmente tramandati di generazione in generazione .
Ma torniamo all’oggi della nostra storia del Fumetto in Italia, “oggi” che è, ricordiamolo, il 1934.
Flash Gordon, su testi di Don Moore, è disegnato da Alexander Raymond, di cui ho già detto. Tom Roberts, nel suo recente saggio Alex Raymond: His Life And Art, racconta la storia con qualche particolare in più, rispetto alla vulgata che ci ha accompagnato in Italia per oltre cinquant’anni di storia e critica dei fumetti, per cui vi invito a procurarvi il tomo e a leggervelo. Il giovanissimo Raymond è notato dai dirigenti del KFS e viene promosso, in un brevissimo volgere di tempo, da poco più che fattorino ad autore di ben tre serie distribuite a livello internazionale!
L’inizio dell’epopea di Gordon sul pianeta Mongo, almeno inizialmente improvvisata come fosse una pièce di commedia dell’arte, presenta i personaggi principali: Dale Arden, la passeggiera (ahi, le traduzioni e l’ortografia nerbiniane!) della prima tavola; Tun, il re degli Uomini Leone, ma soprattutto l’inquietante tiranno Ming lo spietato e la conturbante sua figlia Aura:
Per il resto, mostri e astronavi, che in Italia non si sono ancora mai viste:
Va detto anzi, a proposito delle astronavi, che anche all’estero finora ci sono state solo quelle sulle copertine delle pulp magazines e quelle irresistibilmente liberty del Buck Rogers di Calkins & Nowlan. Anche al cinema, le prime un po’ credibili appaiono nel britannico Things To Come di William Cameron Menzies (da noi Vita futura), che però è del 1936:
Eppure la fantatecnologia del primo Flash Gordon ha una marcia in più, con televisioni che fanno il paio con quelle dell’altrettanto visionario Topolino:
A pagina due, un romanzo a puntate illustrato da Giove Toppi: l’autore è Emilio Fancelli, emulo salgariano oggi praticamente dimenticato e che farà altre incursioni, anche fumettistiche su “L’avventuroso”. Con il visibilio di fumetti pubblicati sul primo numero, il romanzo passa ovviamente inosservato.
A pagina tre, collocazione che rimarrà invariata per anni, Radio Patrol di Eddie Sullivan e Charlie Schmidt. Qui c’è addirittura violenza, hard boiled. Ambienti realistici, squallidi, spesso spietati. Un autentico fumetto noir. L’unico parallelo possibile è con Dashiell Hammett e Raymond Chandler e con film quali Nemico Pubblico (Public Enemy di William A. Wellman, 1931) e Piccolo Cesare (Little Caesar di Mervyn LeRoy, 1930).
Radio Patrol è iniziato sul quotidiano Boston Daily Globe, nel 1933, col titolo Pinkerton, Jr., prima di passare in distribuzione nazionale l’anno seguente. È forse il fumetto dell’Avventuroso 1934 che regge di più al tempo:
Non sarei così "rigido" come Trevisani nella valutazione totalmente anagrafica dei lettori "avventurosi".
RispondiEliminaMio padre (classe 1924) era in grado, dopo decenni, di ricordare le rimette del Corrierino, ma non era mai stato un lettore di "fumetti con ballons".
E dico proprio nel senso che NON era in grado di capire bene COME si leggesse un moderno fumetto (ricordo che del Topolino libretto poteva capitare che leggesse le rubriche, ma rimaneva perplesso se tentava di farlo con le storie).
A volte, noi lettori nati con il Fumetto diamo per scontato che la sua lettura sia qualcosa di naturale e non un linguaggio che bisogna acquisire (eppure, mio padre era un insegnate di lingue).
io sono del 1962 ma sono lo stesso un amante del primo gordon, l' ho conosciuto nelle ediziomi spada del 1957, l' aveva un mio cugino
RispondiElimina@ Fortunato: l'umanità è curiosa... Mia madre (1924) fu la prima responsabile della mia passione fumettistica. Mi comprò i primi fascicoli de "Le grandi storie" disneyane, nel '67, e mi raccontava le gesta di Gordon, al posto delle favole. Mio padre (1902!) invece era esattamente come il tuo. Comunque concordo con Trevisani almeno su una cosa: la passione per il fumetto, per i ragazzi nati negli anni Venti, dipese dall'imprinting esercitato da L'Avventuroso. E' stato uno spartiacque e una bandiera.
RispondiElimina@ ragno62: beh, io sono del '57. Credevi fossi più vecchio, vero? ;-) Noi nati nel giro di anni fra il '55 e il '63 siamo un po' l'ultima generazione dei "Ragazzi di Gordon". Io me ne vanto!
Allora, forse, nel mancato imprinting di mio padre ci sarà stato qualche fattore più "geografico".
RispondiEliminaMagari, qui, sull'alluce dell'italico stivale, l'influenza fumettistica dell'Avventuroso tardò a farsi sentire.
Interessanti questi commenti "generazionali", Leo e Fortunato.
RispondiEliminaIo ho avuto di recente l'occasione di fare degli "esperimenti di memoria" con mio padre, arzillo ottuagenario che proprio per questo ogni tanto si ritrova inchiodato in poltrona con qualche ingessatura...
In queste occasioni, per evitargli gli effetti perniciosi di ore e ore di TV, gli passo qualche volume, ristampe Comic Art e Nerbini, dei fumetti della sua infanzia, e nelle chiacchierate susseguenti ho avuto qualche sorpresa.
Intanto per lui, solo lievemente più giovane (1928) dei riferimenti precedenti, il Corrierino non sembra aver avuto gran ruolo, ne ricorda giusto i personaggi principali, suppongo lo abbia letto solo da molto piccolo.
La sua testata preferita era Topolino, ma di questi ricorda solo alcune storie a grandi linee, i suoi personaggi preferiti, quelli che hanno lasciato un ricordo indelebile nella sua memoria, sono Cino e Franco.
Sorprendente la sua reazione all'Avventuroso, di cui dichiara di non ricordarsi proprio! Un "buco" di memoria, evidentemente, dato che poi sfogliando il volume riconosce X-9 come un'altra delle sue serie preferite, ma di Flash Gordon non sa proprio nulla, pare non l'abbia davvero mai letto...
Be', in realtà non c'è niente di troppo strano in questo, suppongo capiti a tutti, con una pubblicazione antologica, di trovare un personaggio o situazione che proprio non ci va giù, e saltarlo a piè pari...
Inoltre, trattandosi di mio padre, riconosco in queste scelte le sue tipiche idiosincrasie riguardo alla "pura" fantasia, le storie avventurose "realistiche" gli garbavano assai, animali antropomorfi fino a un certo punto, fantascienza assolutamente no…
Cogliendo al volo l'ultimo commento di Fortunato mi verrebbe da dire che anche all'estremo opposto dello stivale l'Avventura non causò grandi sommovimenti, ma non mi sembra giusto misurare quest'influenza solo con mio padre come paragone anche perché, essendo appunto più giovane, dell'Avventuroso aveva probabilmente mancato l'epocale esordio.
Personalmente, invece, sono anch'io un "Gordon's Boy", anche se più generazionalmente che per scelta culturale definitiva…
Il fumetto di avventura in genere per me appartiene più ai ricordi di infanzia che al successivo periodo di innamoramento e "studio" dei fumetti, e le mie scelte erano l'esatto opposto di quelle di mio padre, i miei preferiti erano infatti proprio Gordon, Mandrake e Phantom, edizioni Spada, e i più tardi ma per me pressoché contemporanei Blake & Mortimer dei Classici dell'Audacia.
X-9, Radio Patrol e compagnia sparante non li ho mai sopportati, per me l'Avventura DEVE essere il più fantastica possibile… :-)
Sarebbe interessante studiare il tipo di distribuzione nazionale che ebbero questi giornali: magari non è un caso che i nuclei "storici" dei collezionisti, negli anni Sessanta e Settanta, fossero distribuiti un po' a macchia di leopardo: Liguria, Toscana, Emilia, Veneto, Sicilia... Chissà, purtroppo questi dati sono probabilmente persi per sempre.
RispondiElimina@ Eta: molto interessante, davvero! Bisogna distinguere il ruolo che ebbero, nell'imprinting dei ragazzi degli anni Trenta, i settimanali e gli albi. Mia madre, per esempio, quando aveva quaranta/cinquant'anni mi raccontava nei minimi particolari la sua educazione fumettistica, serie per serie, annata per annata, ma basandosi esclusivamente sugli albi, appunto. Certo, conosceva l'Avventuroso, ma lo leggeva solo sporadicamente, preferiva farsi prestare i più costosi fascicoloni con storie complete, che non potendosi permettere, otteneva dal suo facoltoso vicino di casa in cambio di... compiti scolastici svolti! Inoltre c'entra moltissimo, come diceva il compianto Trevisani, anche l'anno di nascita: i "ragazzi di Gordon" duri e puri, quelli fino al '24 '25, smisero di colpo di leggere i fumetti nel '38, all'epoca delle famose proibizioni del Minculpop. Quelli delle generazioni successive, invece (mi ricordo il mio povero e caro amico Franco Franciosi), investirono tutto, per le note vicende, su Topolino, proseguendo poi nel dopoguerra. Che bella, questa discussione, ora devo proprio andare, ma voglio tornare sull'argomento.
RispondiEliminaGrazie Eta e Fortunato
Tanto per aggiungere il mio commento : mio padre, classe '26, veneto, figlio di maestra cattolica e fascista di campagna, ricorda soprattutto il Vittorioso (che inizio', se non erro, nel '38), in particolare Craveri e lo shock che gli diede "Pippo e gli inglesi". Dovette essere un vero shock per lui, visto che in seguito divento' un lettore del Giorno dei Ragazzi e ci trasmise l'amore per Jacovitti che ha accompagnato l'infanzia dei miei fratelli sul CdP e CdR e la mia sul Giornalino
RispondiEliminaArrivo con un poco di ritardo: mio padre, classe 1904, acquistave "Il corriere dei piccoli" per mio fratello maggiore ( nato nel 1930), ma poi "L'Avventuroso" e sino dall'inizio ,cioè dal 1937, "Il Vittorioso". Questi fumetti li leggeva anche lui e continuò a farlo anche quando negli anni '50 io acquistavo "Kinowa" oppure gli albi "Traguardo" e"Furore" (che conservo ancora) con Mandrake, Gordon ecc.
RispondiEliminaNon ricordo che cosa pensasse di Jacovitti, che io segui da il Vittorioso al Giorno dei ragazzi, ecc.
Secondo me le variabili da considerare per analizzare le cause che portarono i nostri genitori a leggere o no i fumetti, sono parecchie.
Importante il set mentale dei nostri padri, che mestiere facevano, se avevano dimestichezza con il mondo delle immagini cartacee.
Mio padre, ad esempio, era -a tempo perso - un caricaturista che pubblicava su vari giornali ( si firmava Harold)-, aveva alle spalle un milieu culturale particolare, poiché lo zio era il pittore Albano Lugli, e lui stesso aveva frequentato una scuola d'arte.
Ciao, questo blog è semplicemente fantastico, l'ho scoperto proprio ora per puro caso facendo una ricerca su Alex Raymond e adesso mi leggo un po' di post.
RispondiEliminaCiao, Fabs! Purtroppo il mio blog è trascurato da ormai troppo tempo, ma hai senz'altro molto materiale da leggere. Buon divertimento!
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