Ma non divaghiamo. Oltre ai due cicli suddetti, Jac realizza alcune opere favolistiche di grande inventiva e qualità grafica. Nel giro di anni di cui ci stiamo occupando, un’autentica perla è Le babbucce di Allah:
Oggi il mondo islamico è territorio minato, comunque lo si prenda. Negli anni Cinquanta, la Persia è ancora la Patria delle favole, e Baghdad un nome che evoca notti incantate e geni nelle lampade. Jac racconta una storia che è sospesa tra questo mondo infantile e la satira di costume. Peccato non essere più in grado di cantare le strofe in rima dei “cartigli”, costruite sopra i motivi di canzonette alla moda di allora: una tradizione che nella Letteratura popolare italiana ha le radici nei Quattro Moschettieri di Nizza e Morbelli (1934), con i disegni del grande Bioletto, e arriva almeno al Quartetto Cetra e alla Biblioteca di Studio Uno.
Nella seconda tavola, la scena dei diavoli è probabilmente ispirata alle memorabili sequenze dell’Inferno nel Dottor Faust di Rino Albertarelli, pubblicato nel 1940/41 su Topolino. Che poi, alla fine degli anni Cinquanta, riemerge tale e quale in una memorabile “grande parodia” disneyana di casa nostra, disegnata da Luciano Bottaro (Il Dottor Paperus):
Dello stesso anno delle Babbucce di Allah è uno straordinario Don Chisciotte, autentica summa della capacità visionaria di Jacovitti, capace di scomporre e ricomporre parti apparentemente lontane dell’immaginario collettivo (lo abbiamo già visto in Ciak! Del ’45) e insieme di creare un’opera compiuta perfettamente bilanciata, con una parte di satira di costume e una di moralismo niente affatto ipocrita. Non insisto oltre con quest’opera, benissimo ristampata molto di recente:
Ancora in attesa di una riedizione degna (se si esclude un’ormai remota – 1970 – Enciclopedia dei Fumetti di Gaetano Strazzulla) è la riuscitissima, quasi asterixiana Pippo e il Faraone, un’orgia piacevolissima di horror vacui nello stile delle sue celebrate “panoramiche” ed ennesima satira sugli avvenimenti storici appena conclusi:
Bisogna considerare che dopo la loro seconda pubblicazione, in albo, nei primissimi anni Cinquanta, queste storie non hanno mai avuto un’edizione degna, ma anzi sono state scarificate in tascabili, specie negli anni Settanta, che hanno consegnato alle generazioni successive un’immagine quanto meno distorta dell’arte di Jac. Il caso limite è Giaginto Corsaro Dipinto, storia surreale e quasi metafisica basata sui colori e ripubblicata… in bianco e nero!
Ma gli strali della satira jacovittiana, solo apparentemente bonaria, si dirigono anche sui personaggi della cultura popolari, come Tarzan:
Un vero genio, Jacovitti--quasi sconosciuto qui negli Stati Uniti. Ho visto "Pippo sulla Luna" in un edizione tascabile...era imposibile da leggerlo. Grazie per questi riproduzioni bellisima.
RispondiEliminaMi fa piacere che sia almeno... QUASI conosciuto! Credevo che non ne aveste mai sentito parlare. Pippo sulla luna è ancora leggibile, in pocket. Il caso limite è forse il Pinocchio, sull'Oscar Mondadori omonimo: sembra davvero tutta un'altra cosa!
RispondiEliminaGrazie per il commento.
Uno dei miei zii mi aveva fatto leggere, molti anni fa, un albo contenente la storia completa "Le babbucce di Allah", ma non c'erano prologo ed epilogo; c'erano progolo ed epigolo. Quest'ultimo era seguito dalla domanda retorica: "cos'è? uno spigolo epico?"
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