Come ho scritto ieri, prendo brevemente in esame solo alcuni fascicoli di cruciale importanza storica e documentaria, che nella foto “panoramica” dello scaffale non si vedono affatto.
Fra le riviste “meteora” che si sono occupate prevalentemente di cinema d’animazione, la più dimenticata di tutte è probabilmente
Cartoon & Comics, diretta da
Luca Raffaelli, che con
Luca Boschi e
Federico Fiecconi formava, una ventina d’anni fa, un agguerritissimo terzetto:
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Fra un po’ arriveremo allo scaffale delle
fanzines italiane, e probabilmente sarà uno struggente viaggio nella memoria. Ma già adesso, con quest’articolo di Vito Lo Russo su
Spielberg e il suo
Fievel, gli occhi si inumidiscono un poco:
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Prima della… rivoluzione (quando questi scaffali erano sommersi da altrettanti libri e fascicoli, ora archiviati nel “garage”), qui c’era la collezione completa di
Comics, la rivista del
Salone Internazionale dei Comics di Lucca, poi
house organ dell’editrice
Comic Art di
Rinaldo Traini. I fascicoli ci sono sempre, ma sistemati altrove. Su questo scaffale sono rimasti alcuni importantissimi supplementi, che si occupano di storia dell’editoria a fumetti in Italia nel periodo cruciale che va dal 1932 al 1950, quello che vide l’affermarsi del Fumetto moderno in Italia, la sua prima magnifica età d’oro e la prima delle innumerevoli, ricorrenti crisi. Queste monografie sono degli anni intorno al 1975, ed è incredibile che da allora non sia mai più stato fatto un tentativo di riscrittura, sintetica e analitica, di quella straordinaria avventura editoriale, che vede fra i protagonisti giganti come
Arnoldo Mondadori,
Mario Nerbini,
Cesare Zavattini,
Federico Pedrocchi,
Gian Luigi Bonelli, e tanti altri. Manca il pubblico? Mancano i critici validi? Forse entrambe le cose. E, purtroppo, sembra un fenomeno quasi esclusivamente italiano: negli Stati Uniti, il Fumetto classico sta vivendo una nuova, entusiasmante età d’oro, con ristampe ineccepibili delle opere di
Caniff,
Raymond,
Herriman,
Crane,
Gould e tanti altri, e con saggi critici e storici approfonditi e documentatissimi. Stessa cosa in Francia, altra patria del Fumetto classico. Da noi, solo anziani “nostalgici” e “brufolosi fanzinari”, per usare una vecchia espressione. Mah.
Veniamo dunque a queste preziose monografie, smilze nell’aspetto ma densissime di contenuti e documenti. Sono opera di
Ezio Ferraro, un personaggio (che saluto, nell’assai improbabile caso mi legga) di grande intelligenza e verve, abile indagatore, che si occupò di storia del Fumetto in anni ormai remoti, quando un adulto che si aggirava tra i “giornalini” veniva giudicato un eccentrico o peggio. Ferraro iniziò a collezionare con consapevolezza culturale i fumetti nel 1938 (!) telefonando a
Nerbini per acquistare arretrati de
L’Avventuroso. Proseguì negli anni di guerra e soprattutto nel buio periodo degli anni Cinquanta, quando ebbe occasione di intervistare i grandi editori attivi negli anni Trenta e Quaranta, mettendo su un incredibile archivio.
La pubblicazione della rivista
Sgt. Kirk, nel 1967, offrì spazio a Ferraro per mettere finalmente a frutto le sue ricerche e affrontare
La storia del giornalinismo italiano, come felicemente la chiamò. Ne uscirono molte puntate, coprendo il periodo dal 1932 al 1943. Ecco l’esordio di una puntata, pubblicata sul n. 14 dell’agosto 1968:
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Nel 1976,
Rinaldo Traini offre a Ferraro la possibilità di proseguire il suo affascinante racconto (che è stato il mio “imprinting” fumettistico, l’inizio di una malattia per il cui contagio sono riconoscente a Ferraro), ospitandolo in uno speciale di
Comics, come dicevo prima:
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Il lavoro di Ferraro è appassionante, e se è carente di note e contiene alcune affermazioni non documentate, strappa ugualmente all’oblio e al pressappochismo giornalistico un intero mondo:
La Storia del giornalinismo italiano nel Dopoguerra è seguita da un’altra monografia, ancora più interessante, dedicata a
Lotario Vecchi, personaggio oggi dimenticato ma, negli anni Trenta, “terzo polo” fumettistico tra
Nerbini e
Mondadori, editore tra l’altro de
L’Audace, che poi sarebbe passato a Bonelli:
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Vecchi faceva parte di un’autentica famiglia di editori, fra l’altro antifascisti, che aveva propaggini in
Francia e perfino in
America Latina:
Lotario Vecchi Editore è lettura di straordinario interesse non solo per il racconto di Ferraro, pieno di curiosità e aneddoti, ma anche per i documenti che riproduce. Qui riporto due pagine di un articolo scritto nel 1938 da un giornalista di regime nell’ambito della campagna stampa, seguita a un tristemente noto
Congresso della Stampa per Ragazzi, che portò all’ostracismo dei
comics americani (e non solo):
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Interessante, eh? Proseguiamo nei prossimi giorni. Cosa avevo detto, l’altra volta? “Cerchiamo di essere più sbrigativi”?
Che curiosa coincidenza!
RispondiEliminaLe due monografie di Comics (by Ferraro) le appena avute e sono proprio qui, accanto a me, che aspettano di essere lette.
Incredibile!
RispondiEliminaBeh, poi mi dirai... Lettura appassionante, davvero. Se vuoi, posso farti avere le fotocopie della prima parte della "Storia del giornalisnismo italiano", quella pubblicata su Kirk.
Ciao
Leonardo
Anzi... Potrei anche metterle in linea, che ne dici? Non credo di violare alcun copyright.
Direi che saresti (come sempre) molto gentile. :-)
RispondiEliminaDetto e fatto. La prima puntata, ovviamente: le altre, prima possibile...
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