giovedì 14 gennaio 2010

Il Vittorioso 1963-1966: si chiude…


Come abbiamo già visto, la crisi del Vittorioso accelera improvvisamente dopo il 1962: oltre a Jacovitti e a Craveri, anche Franco Caprioli dirada moltissimo le sue collaborazioni, che si riducono a qualche copertina e a dei pur pregevoli redazionali:



D’altra parte, la metà degli anni Sessanta, per il Fumetto, è una stagione sia di crisi (quando mai non ne ha conosciuta una, la nostra forma d’arte preferita?) che di epocali successi. Con autori del calibro di Romano Scarpa, Giovan Battista Carpi e tanti altri “disney italiani”, il settimanale “Topolino” raggiunge vette di oltre cinquecentomila copie settimanali vendute. Nel 1965 nasce “Linus”, che “sdogana” il Fumetto fra gli intellettuali e i lettori colti in genere. Sulle sue pagine fiorisce la prima stagione del cosiddetto fumetto d’autore, con capiscuola come Hugo Pratt e Guido Crepax. Anche il Fumetto “popolare” gode di ottima salute, con il Tex bonelliano e le produzioni dello studio EsseGesse (Blek Macigno e Capitan Miki); il suo contraltare autoriale vive una grande stagione creativa sul “Corriere dei Piccoli”.
E il Vittorioso? La sua crisi, come abbiamo visto, ha radici antiche, e l’abbandono delle grandi firme ne è più una conseguenza che una causa. Qualcuno, molto più in alto di Domenico Volpi e della sua affiatata redazione, ha probabilmente deciso che Il Vittorioso non è più utile nel contesto di una battaglia ideologica, in cui il Fumetto è solo una delle possibili armi : quindi, se le vendite non sono in grado di reggere da sole la pubblicazione, è inutile fornire sovvenzioni extra.

Se le cose sono andate davvero così, stupisce che il settimanale sia sopravvissuto per altri quattro anni. Il 1963/66 è infatti un periodo di grande difficoltà: si ricorre a una pletora di ristampe, riciclando perfino le copertine degli anni Cinquanta di Jacovitti, in cui le date, accanto alla firma, vengono cancellate, aggiornate oppure a volte lasciate pari pari. Nel 1965, la redazione ci regala una riedizione de Le Babbucce di Allah, un capolavoro di Costa e Jacovitti. Ne approfitto per mostrarvene una tavola, che a suo tempo ho riprodotto malamente:




Perfino le copertine celebrative dei primi e degli ultimi numeri di ogni annata, da sempre affidate ai grandi maestri (soprattutto Jac) e realizzate con gran fasto, sono adesso dei tristi collages di ristampe:






Si tenta di nuovo la carta del fotoromanzo, dandogli perfino l’onore della copertina. Una strizzata d'occhio al bondismo, che nel 1966 è già imperante:







Torna sporadicamente la prima pagina a fumetti: un tempo appannaggio di Craveri, Caesar e Jacovitti, adesso ospita perfino alcune serie di riempitivo; a volte, anzi, sembra che venga impaginato quello che capita sottomano:



Per il resto, molte copertine fotografiche, anche interessanti e con riferimenti a scottanti argomenti di attualità:






Nel 1963, un articolo sulla segregazione razziale negli Stati Uniti e uno sull’Unione Europea, gettano sull’apparato giornalistico del Vittorioso una gran luce di impegno civile:




Ma anche il galoppante consumismo reclama i suoi spazi, con pubblicità a piena pagina e redazionali di supporto:






La musica è ormai protagonista del settimanale, specialmente con Lo Zecchino d’oro. Fino al 1965, alla manifestazione canora organizzata dall’Antoniano di Bologna è dedicato ampio spazio, con alcune copertine - splendide - di Gianni De Luca, che ritraggono I popolarissimi Mago Zurlì (Cino Tortorella) e Richetto (Peppino Mazzullo):












Poi è evidente che si abbandonano i bambini per passare agli adolescenti. E proprio la musica è il naturale mezzo di “aggancio” delle nuove generazioni. Si cerca di “cavalcare” i nuovi idoli giovanili, a cominciare dai cantanti di successo e dagli attori televisivi:













C’è una rubrica di novità discografiche, in cui si parla anche dei Beatles e dei Rolling Stones: nella pagina seguente, si recensisce brevemente lo storico album Revolver dei Beatles:




Un lettore coglie l’essenza della swinging London:




Mentre anche l’industria aggredisce il mercato dei quattordicenni:




E naturalmente non manca lo sport, da sempre una delle colonne del settimanale:







Una rubrica di libri si occupa anche delle prime ristampe filologiche di fumetti d’epoca! Il volume di Braccio di Ferro, segnalato con tanto di copertina, fa parte della leggendaria serie Garzanti de "L'età d'oro del Fumetto", ed è il primo a riproporre in modo consapevole e perfino filologico l'immortale serie di Elzie C. Segar. E' una delle primissime volte che si parla esplicitamente di "collezionisti di fumetti": l'anno è il 1966, c'è già stata la prima Lucca, e Linus pubblica articoli sul comicdom internazionale.




Ma in mezzo a questa gran messe di rubriche, intelligenti, informative, curiose e drammatiche, che farebbero pensare ad un periodico vivo e vitale, manca qualcosa di fondamentale, ovvero i grandi fumetti dei grandi autori, com'era sempre stato nella lunga storia del Vittorioso: i lettori ne sono pienamente consapevoli, e li reclamano. La redazione ammette tutto quanto, più o meno tra le righe di varie risposte. Ma c’è ben poco da fare. Ormai è stata decisa in alto loco la trasformazione radicale del giornale, che si trasformerà in rivista con il primo numero dell’anno 1967.
Intanto, però, a diffusione del settimanale, com’è naturale, scende progressivamente, fino a livelli minimi: fra i miei personali ricordi di assiduo frequentatore delle edicole, nel 1966, non c’è traccia del Vittorioso! Scoprii il periodico solo nella sua successiva incarnazione.

La redazione pianifica un radicale restyling del settimanale e si prepara all’epocale cambiamento. Ma, a metà del 1966, il colpo di scena: la proprietà decide di liquidare non solo la vecchia formula del “giornale”, ma anche lo staff, quasi al completo, e di riedificare il periodico su basi completamente nuove. È un colpo evidentemente imprevisto. Cade anche Domenico Volpi, il “redcap”, l’anima del Vittorioso da decenni, che saluta con struggente malinconia i lettori:







Avete letto che amarezza, nelle frasi di Volpi? Non tanto nell'editoriale, quanto nelle risposte ai lettori. C'è perfino una stoccata niente male al Direttore Responsabile...
Ecco l’ultima copertina:




E così, esattamente trent’anni dopo il suo esordio (meno una settimana), “Il Vittorioso” chiude i battenti. In realtà, almeno ufficialmente, l’avventura come si è detto prosegue sul “Vitt” (1967/70), con la stessa numerazione della storica testata.
Ma il Vitt non ce l’ho, quindi col prossimo post passerò a tutt’altre cose, molto più antiche. Anzi, racconterò la storia del Fumetto in Italia più o meno dall’inizio… Sempre che vi interessi, ovviamente. ;-)

19 commenti:

  1. Ciao,
    mi piacerebbe fare uno scambio di link col tuo bel blog. Ho già aggiunto il tuo link, se ti va puoi fare altrettanto.

    Ciao e grazie,
    Federico

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  2. Mi farà piacere aggiungere il link al tuo blog, ma mi devi dare l'indirizzo... Ciao!

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  3. Ce l'hai cliccando il nome "Chico" :) comunque è
    http://chico-fumetti.blogspot.com

    Ciao,
    Federico

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  4. Scusa, sono proprio un papero... ;-)
    Interessante, il tuo blog! Aggiunto.
    Ciao

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  5. Carissimo Leonardo,
    sto facendo una ricerca su Renzo Maggi, disegnatore eccelso e collaboratore alle pubblicazioni cattoliche asssieme al fratello Filippo. Ti risulta che abbia mai disegnato sul Vittorioso ? Se mi puoi essere d'aiuto, ti ringrazio. Nel frattempo, nel mio blog sul collezionismo ho pubblicato un pò di materiale, su cui vorrei un tuo giudiuzio.
    Grazie mille
    Lele

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  6. Ciao, Lele!
    Molto interessante, la tua ricerca su Renzo Maggi. Non credo abbia mai collaborato al Vittorioso: non l'ho incontrato, spulciando tutte le annate (!) dal 1937 al 1966, e non mi pare sia nominato nei pochi testi sistematici che ho consultato. Ma se salta fuori qualcosa, ti informerò certamente.
    Ciao e buon lavoro al blog

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  7. Ho scoperto che il figlio di Renzo Maggi, Bruno Maggi, lavora come grafico per l'associazione amici del Vittorioso e collabora alla loro pubblicazione, di cui mi ha inviato alcune copie.

    Ciao da Lele

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  8. Sarebbe MOLTO interessante continuare con la disamina degli anni 1967/70 in relazione al settimanale "Vitt": inizialmente storie inedite di Jacovitti, di GIovannini, Caprioli (solo illustrazioni), Zeccara.
    Poi l'arrivo di Tintin ( di nuovo sulla cresta dell'onda per ll film su di lui ora in arrivo), Trig, Anatolio e Philemon di FRED ( disegnatore straordinario, autore di storie surreali, misconosciuto in Italia).
    Argomento questo, quello del "Vitt" erede secondo me legittimo de "Il Vittorioso", poco trattato, se non nell'ambito di Informavitt/Vitt & Dintorni più volte e da diverse mani.
    Peccato che della pubblicazione dell'"Associazione Amici del Vittorioso" si parli poco ( non vedo nemmeno il suo sito internet citato nell'elenco qui in loco: una dimenticanza involontaria?? credo di si).
    A proposito di Hergé accusato nel 1945 di collaborazionismo con il nemico tedesco, mi risulta quanto segue: nel 1940 con l'occupazione del Belgio da parte delle truppe tedesche, il quotidiano di Bruxelles "Le Soir"cambiò completamente i membri della redazione, scelti fra i non apertamente ostili alla Germania bellicista.
    Hergé fu invitato a collaborare con una storia di Tintin. Rimasto senza lavoro per la chiusura del quotidiano che ospitava l'inserto "Le petit vingtième" con la sua storia dell'"oro nero" ( che ebbe poi una evoluzione assai tribolata nel dopoguerra), il disegnatore accettò e diede il via alla straordinaria peripezia di " Le crabe aux pinces d'or" ospitata dal supplemento "Le Soir-Jeunesse".
    Dal settembre 1941 la storia si ridusse a minuscole strisce quotidiane in bianco e nero, piuttosto mal stampate. ( io ne ho la ristampa anastatica abusiva ).
    Tutto qui.
    Si può per questo dire che Hergé fu filogermanico?? La discussione è aperta.

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  9. Come ho avuto modo di constatare recentemente, e come dicevo sia a te che a Donald, il Vitt mi sembra molto interessante come esperimento, e come documento storico di quegli anni, guardacaso ancora "cruciali" per l’Italia, ma non certo solo per l’Italia, un po' per ulteriori derive nelle storture del pensiero moderno.

    A questo proposito ho trovato ad esempio interessantissima una lettera di un giovane insegnante che indica quelle che già vedeva delinearsi come tendenze negative nella scuola (media e superiore), individuando il comune denominatore della diffidenza e della ostilità verso l’autorità, ed il riconoscimento di un qualsiasi valore ad ogni forma di pensiero non "moderno".

    Per Hergé, dai Tomaso, sfondiamo una porta aperta: non si potrà mai determinare fino a che punto si è "filogermanici" in quel quadro drammatico che è stato il nazismo.
    Traudl Junge (la segretaria di Hitler) lo fu? Io leggendo la biografia ho avuto l’impressione di no.
    Anche Don Wallez aveva probabilmente un’ampia rosa di motivi per ingannarsi, di tutte queste cose oltretutto sappiamo poco.

    E il duce che canticchiava il motivo dei "Tre Porcellini" (leggevo adesso dall’intervista a Romano Mussolini)? Accidenti, la realtà è sempre nel presente, di scelta in scelta, mai in disamine algebriche del passato.

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  10. gentile tomaso, mi permetto di risponderti su Hergè, partendo da una promessa. La storia è sempre molto complicata e purtroppo è raccontata o insegnata a botte di slogan, tagli e menzogne per favorire la propria parte politica. L'autore di Tintin è stato una vittima della propaganda sia nazista sia antifascista, e la sua opera oggetto di censure dettate da risentimento. Non mi dilungo troppo, in rete troverai molte pagine e c'è chi ha scritto meglio di me. Modestamente, ho solo apporfondito la cquestione come storico e come appassionato di fumetti, leggendo in francese sia i suoi detrattori sia i suoi apologeti. In breve, Hergè lavorò ad una rivista cattolica che, nel periodo della seconda guerra mondiale, era molto vicina al Rexismo, un movimento nazionalista belga che collaborava con i tedeschi. Hergè era un nazionalista, sostanzialmente distante da nazismo e comunismo; gli costò moltissimo la sua amicizia con il capo del Rexismo, il giornalista Leon Degrelle, anche se aiutò alcuni partigiani belgi a nascondersi. L'altra accusa fu di razzismo verso i neri, per la storia "Tintin nel Congo"; tuttavia dipinge molto male gli europei ed i Giapponesi nella storia del Loto Blu, dove difende i cinesi di Chiang-kai-shek. Così nella storia "lo scettro di Ottokar" crtitica l'imperialismo nazista e sovietico verso gli stati dell'Europa orientale. Spero di averti introdotto alla questione. Alextertium

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  11. Caro Lele,
    suppongo che sia tu l'anonimo: beh, su Hergè uomo difficile pronunciarsi, per questo io ho messo alla fine del mio intervento il punto interrogativo.
    Su Tintin personaggio di carta, credo, non si possono che tessere lodi.
    Poi, visto che su Vitt nel 1968 apparve la prima edizione dell'"Isola nera", ecco, circoscrivendo lo scenario a questo evento ci si potrebbe serenamente ragionare sopra.

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  12. Quello che dice Alex è particolarmente significativo riguardo alla distinzione necessaria tra il sentimento "nazionalistico" (ovvero amore per il proprio paese) che si viene a mescolare alle ideologie ed ai totalitarismi, in modo spesso inestricabile. Dicendo «Hergè era un nazionalista, sostanzialmente distante da nazismo e comunismo» ha centrato proprio il punto più importante, io penso, poiché è anche intorno a tutta questa questione che si gioca la complessità del fascismo italiano.

    P.S. I testi sono tutti in grassetto, o almeno io li vedo così. Come mai?

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  13. Caro Anonimo, chiunque tu sia,
    mi sono riletto le varie versioni dell'Isola nera ( sono tre), l'ultima delle quali riproposta su "Vitt" del 1968: quando in quello stesso anno contattai Walter Preci, redattore Vitt, mi rispose sullo stesso settimanale per precisare che dal Belgio avevan avuto solo le patinate in bianco e nero e che la colorazione - orrenda -- l'avevano fatta loro: Essendo poi la stampa a rotocalco, il disastro era stato completo.
    IO ne scrissi poi su Informavitt nel 1993, mi pare.
    Tu che ne pensi??

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  14. Pardon me for interrupting this discussion, but I am an American in need of help.

    I am a cartoonist and comics historian working on a textbook about the language of comics. "How To Read Nancy" deconstructs a single Nancy comic strip from 1959 to reveal the secrets of comics construction.

    I need a high resolution un-cropped scan of the first appearance of Nancy ("Zoe") in Italy on the cover of Intrepido n. 48, 1951.

    Can anyone here help me?

    You can reply to me through my Fletcher Hanks website:
    www.fletcherhanks.com

    Or through my blog:
    www.paulkarasik.blogspot.com

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  15. OK, I made the scan of the front cover of "Intrepido" n. 48, 1951 and of page , with the Nancy strip. You can find them here:
    htpp://www.leonardofori.com/arturo1.jpg
    htpp://www.leonardofori.com/arturo2.jpg

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  16. I beg your pardon:
    htpp://www.leonardogori.com/arturo1.jpg
    htpp://www.leonardogori.com/arturo2.jpg

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  17. Many, many thanks, Leonardo! I will make certain that we acknowledge your help in our book!

    Now here is a harder one. I need a high-resolution UNCROPPED scan of the cover of "Piccoli Albi Nerbini" #12. This cover shows Zoe squirting Arturo with a huge water gun.

    This is a VERY important image for our book!

    You can reply to me through my website Fletcher Hanks: www.fletcherhanks.com Or through my blog: www.paulkarasik.blogspot.com

    Many thanks,

    -Paul Karasik

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