L’entrata in guerra dell’Italia non porta inizialmente a visibili cambiamenti, ma la penuria di carta e le conseguenze dei primi bombardamenti si fanno sentire già alla fine del 1941, quando il settimanale modifica il suo formato, con un brevissimo esperimento quasi tascabile, per assestarsi poi su una dimensione inferiore a quella degli anni precedenti, ma sempre in linea con le forme del “giornale” classico:
Nel 1941, L’avventuroso recupera alcune sue serie classiche americane, en travesti (lo vedremo magari a suo tempo) e Topolino è lanciatissimo con la sua formidabile squadriglia di grandi autori italiani. Gian Luigi Bonelli reagisce assoldando un altro grandissimo disegnatore, Raffaele Paparella, che in seguito passerà a Mondadori:
Anche il giovane Walter Molino viene cooptato, ma il prolificissimo autore “tira via”: d’altra parte in quegli anni lavora quasi in contemporanea anche per L’intrepido e Argentovivo! mentre i suoi capolavori li riserva, nel 1939, al neo-mondadoriano Audace, specie col leggendario ciclo di Virus.
Il 7 dicembre 1941 gli Stati Uniti entrano in guerra. Nuove disposizioni governative, stavolta dirette a colpire, più che le importazioni straniere, il Fumetto nella sua struttura intima, interessano anche Il Vittorioso: viene proibito l’uso della “nuvoletta”, ovvero il demo-plutocratico balloon. Ogni editore corre ai ripari a suo modo: Mondadori, furbescamente, si limita a spostare i dialoghi in calce alle vignette e a togliere semplicemente il contorno della nuvoletta; il Vitt ricorre invece a pesanti didascalie. Jacovitti, a metà di Forza Pippo, trova una sua originale strada, tutta visuale:
Intanto, ad aprile, Jacovitti conquista l’onore dell’ultima pagina, a colori, con la sua prima storia di grande respiro: Alì Babà e i quaranta ladroni. Un colpo durissimo per Craveri, relegato all’interno del settimanale, e un’opportunità straordinaria per il giovanissimo Jac, che per l’occasione dà sfogo a tutta la sua potente carica surreale. In questa peraltro acerba storia, in nuce, ci sono già elementi strutturali del grandissimo Jac degli anni a venire.
A parte Craveri e Jacovitti, nel 1942 c’è ben poco d’altro, sul giornale. Caesar è richiamato in guerra, sul fronte africano, dal quale invia le sue collaborazioni sia al Vitt che a Topolino:
Eroismi e medaglie d’oro si sprecano, poi, quando le sorti belliche dell’Asse cominciano a declinare, la propaganda si dirada. Col 1943, e i terribili bombardamenti angloamericani che distruggeranno mezza Italia, si apre il più terribile biennio della Storia nazionale. Gli Alleati sbarcano in Sicilia; il 25 luglio cade il Fascismo, l’8 settembre il governo Badoglio firma l’armistizio, ma l’esercito e tutto lo Stato si sbandano, ed entro la metà del mese i nazisti liberano Mussolini dalla prigionia e gli impongono la direzione di una repubblica-fantoccio, a nord della linea del fronte. L’Italia è spezzata in due. Il Vittorioso, come gli altri giornali a fumetti, cerca di resistere. Lo stakanovista Jac disegna in contemporanea le storie in nero e quelle a colori, mentre collabora anche alla concorrenza. Celebra la vittoria dell’editore in una causa civile intentata alla redazione dagli eredi di Salgari:
Tutto questo forsennato lavoro porta ad una maturazione precoce dello stile di Jacovitti: ben presto, infatti, il non ancora ventenne autore è padrone assoluto di varie tecniche, dalla mezza tinta al tratteggio, ed affolla le sue tavole con un caos controllato che ormai ha raggiunto vette artistiche.
In Caramba (febbraio/dicembre 1943), storia che sarà interrotta dagli eventi bellici, c’è già una premonizione di Zorrykid:
Ma le cose precipitano. A settembre, quasi tutti i settimanali ancora in edicola spariscono dalla circolazione. A dicembre, sia Il Vittorioso che Topolino e L’Intrepido mettono in giro – ma sono reperibili per lo più alle edicole delle stazioni ferroviarie – pochi numeri già stampati, con le date corrette:
Poi basta. A differenza degli altri settimanali, Il Vittorioso sarà già in grado di tornare in edicola a giugno, in modo assai avventuroso. Intanto però Craveri è bloccato a Torino, nel territorio della RSI, e Jac, per sfuggire alla leva repubblichina di Graziani e ai rastrellamenti dei tedeschi, si nasconde a Firenze. Ma mentre il primo non può lavorare, il secondo ha già consegnato una montagna di materiale in redazione, e ad alcune storie, forse, fa addirittura passare le linee con qualche spericolato corriere…
Grandissimo Leonardo e grandissimo Jacovitti. Ho letto l'episodio dei diritti di Salgari contestati, riportato nella prefazione al "Salgarone", edito a cura del Club Jacovitti, dove si riportano in forma di volume una serie di figurine disegnate dal maestro termolese a fine anni 70 e mai messe in commercio. Notasi che nelle brevi vignette compaiono assieme personaggi di Craveri e Jacovitti, a testimonianza del rispetto che Jac aveva per il più esperto collega. Negli anni in cui Craveri, malato, si trovava in difficoltà economiche pare che Jac abbia contribuito al suo mantenimento con una cospicua donazione. Cose d'altri tempi.
RispondiEliminaCiao da Lele
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RispondiEliminaNel 1941, per quanto riguarda Walter Molino e i suoi impegni di lavoro, la collaborazione con "Argentovivo!", che finisce la sua breve esistenza alla fine del 1937, si era già conclusa da alcuni anni. Stesso discorso per "L'Intrepido" che pubblica la sua ultima storia Lo spazzatore del Mar Rosso, su testi di Luigi Motta, nel febbraio del 1939.
RispondiEliminaSergio
Dmenticavo:
RispondiEliminanel gennaio del 1941 gli vengono affidate (a Molino) alcune copertine della "Domenica del Corriere" in alternanza con Achille Beltrame ed altri illustratori.
Sergio
Ciao, Sergio!
RispondiEliminaBenvenuto e grazie per le tue preziose puntualizzazioni.
Sì, hai ragione: nel 1941, gli impegni di Molino per Argentovivo! e L'Intrepido erano già acqua passata. E' una mia imperdonabile superficialità, come al solito dettata dalla fretta. Resta il fatto che il segno di Molino, nella storia realizzata con Bonelli per Il Vittorioso, è quanto meno sbrigativo. Niente a che vedere con la straordinaria cura con cui, fra il 1939 e il 1940, disegna il ciclo di Virus, il mago della foresta morta e quello di Capitan L'Audace; Il Corsaro Nero; la seconda serie di Kit Carson... Ma molto probabilmente sono altri impegni, assai ben pagati, a farsi pressanti. Penso alle sue illustrazioni per i settimanali di Mondadori e Rizzoli. Molino è ad esempio una delle colonne portanti del Bertoldo di Mosca e Guareschi e dei suoi supplementi, che magari vedremo più in là. E poi, come hai accennatom c'è la Domenica del Corriere, le cui copertine, dopo la morte di Beltrame, ricadono quasi esclusivamente sulle sue spalle.
Sul “Vittorioso”, annata 1942, secondo me, si sono da salvare, oltre ai già nominati Craveri e Jac, anche un paio di altre storie: Romano il Legionario di Caesar, presente con due avventure: Il siluro umano, dove il nostro opera in appoggio ad una flottiglia di M.A.S che imperversa nel Mediterraneo, e Caposaldo “P”, con Romano trasferito in Africa, come del resto il suo autore, al servizio delle nostre Forze armate. Inoltre, per essere pedante, in quell'annata vi è anche una buona prova di Antonio Canale, che illustra con la consueta maestria Valore italico, ovvero eroiche imprese di un esploratore italiano nel continente africano.
RispondiEliminaSergio
Anche in questo ha ragione, specie per quanto riguarda Caesar: le sue cose del 1942/43, sia sul Vitt che su Topolino, sono migliori di quelle precedenti. Molto più immediate, meno... calcate su Raymond (come dice Fortunato!) e, alla fine, penso soprattutto ai flash bellici su Topolino, di grande essenzialità. Certo lo "aiutava" il fatto di lavorare sotto una tenda, in Marmarica... Canale è grande, ma a mio modesto avviso soprattutto nel Dopoguerra. Lo vedremo tra poco.
RispondiEliminaGrazie ancora
Meglio tardi che mai : La causa Salgari /Il Vittorioso intentata dagli eredi dello scrittore veronese per presunto plagio ebbe anche come aspetto collaterale la nascita del cineromanzo di Jacovitti "Cucu".
RispondiEliminaStoria a fumetti straordinaria sotto molti punti di vista, ma che aveva come scopo principale quello di condannare il romanzo d'avventura( non solo Salgari quindi), cosa che Jacovitti fece a modo suo mettendo nel calderone i pirati salgariani, Buffalo Bill, Robinson Crusoe e perfino la malavita statunitense rappresentata in questo caso da Al Capone!!
Poi il "Vittorioso" vinse la causa ( il processo si svolse a Torino ed i suoi atti sono ora introvabili) e jacovitti la celebrò con l'ormai mezza tavola eseguita a mezza tinta.
La storia di "Cucu", a mio parere bellissima, andrebbe goduta nella versione originale a colori tale e quale apparsa nel 1942/43 su "Il Vittorioso: tremo al pensiero che qualche casa Editrice la ristampi nell'ambito di qualche volumone combinando uno dei soliti pasticci.
Purtroppo nessun segno di reazione a quanto da me scritto in data 7 Ottobre, su alcuni aspetti del Cucu jacovittesco del 1942, ma legato anche a "Il Vittorioso"1943: annata questa a mio parere stupefacente, anche se mozza a causa degli eventi bellici e del famoso 8 Settembre: spesso ho confrontato quei numeri de "Il Vittorioso" con quelli coevi di "Topolino", sognando un mixage nell'ambito del quale Jacovitti procede a braccetto di Walter Faccini. Cose da matti?'
RispondiEliminaAh, a proposito di Walter, avete letto "Attraverso l'equatore" sua storia apparsa su l'albo serie Roma n°14, supplemento al Vitt n°18 del 1942??
Ripubblicata or ora su "Vitt & Dintorni"n°18 di Novembre di quest'anno, permette di aggiungere una tessera al complicato mosaico del fumetto comico/avventuroso di quegli anni lontani.
Donald, vecchio mio, se ti interessa ho il numero del prima citato "Vitt & Dintorni" doppio.
saluti a tutti
Oh, Tomaso, caspita se mi interessa!
RispondiEliminaCe l'hai sempre il mio indirizzo? Cosa posso mandarti, in cambio?
Grazie!