In questo scaffale ci sono le collezioni complete dei Classici Audacia, degli Albi ardimento (loro ideale continuazione), di Buck Danny (edizione Cenisio), e qualche Albo Sprint. Tre serie ultraclassiche, che per decenni sono state le uniche antologie in lingua italiana dedicate al mondo favoloso della bande dessinnée.
Ricordo che quando uscirono i primissimi classici Audacia, a metà degli anni Sessanta (avevo otto anni), ci fecero un’impressione straordinaria. Non solo per i contenuti, raffinati e “corposi”, ma soprattutto per la veste grafica: albi di grande formato, tutti a colori, con ricca foliazione… Contrastavano in modo straordinario con la gran parte delle pubblicazioni di quell’epoca, “popolari” e non, che erano in formato per lo più tascabile, in bianco e nero e - diciamolo francamente - molto… tirate via. A parte i settimanali-rivista, come Il CdP, di cui ho già detto, e l’agonizzante Vittorioso, che vedremo tra poco.
Quando poi arrivarono gli Asterix, rivelandoci che in Francia i fumetti uscivano praticamente tutti “cartonati”… Beh, che invidia! Presi a disprezzare tutte le edizioni “cartacee”. Oggi ho cambiato idea, ma sarebbe un discorso fuori tema. Magari ne riparlerò quando sarà il momento di affrontare le collezioni anteguerra e dopoguerra.
Ricordo che quando uscirono i primissimi classici Audacia, a metà degli anni Sessanta (avevo otto anni), ci fecero un’impressione straordinaria. Non solo per i contenuti, raffinati e “corposi”, ma soprattutto per la veste grafica: albi di grande formato, tutti a colori, con ricca foliazione… Contrastavano in modo straordinario con la gran parte delle pubblicazioni di quell’epoca, “popolari” e non, che erano in formato per lo più tascabile, in bianco e nero e - diciamolo francamente - molto… tirate via. A parte i settimanali-rivista, come Il CdP, di cui ho già detto, e l’agonizzante Vittorioso, che vedremo tra poco.
Quando poi arrivarono gli Asterix, rivelandoci che in Francia i fumetti uscivano praticamente tutti “cartonati”… Beh, che invidia! Presi a disprezzare tutte le edizioni “cartacee”. Oggi ho cambiato idea, ma sarebbe un discorso fuori tema. Magari ne riparlerò quando sarà il momento di affrontare le collezioni anteguerra e dopoguerra.
Il primo numero: ai tempi eroici del collezionismo era considerato raro, insieme al n. 3, Il circuito del terrore, al n. 6, Operazione Jaguar, a La camera di Horus, seconda parte de Il mistero della Grande Piramide, meravigliosa avventura del Professor Mortimer di Edgar Pierre Jacobs.
La grande sfida, leggendaria storia d’esordio del Michel Vaillant di Jean Graton, fu poi ripubblicata sugli Albi Ardimento. A proposito di Graton e del suo pilota di formula uno, con annessa famiglia di industriali dell’auto: credo che la serie non abbia mai ricevuto la giusta considerazione critica, nonostante vanti ancora legioni di fans. Il motivo è forse la sua prematura decadenza, visto che già negli anni Settanta si era ridotta a una collana di storie giallo-rosa di esiguo spessore. Ma nel suo primo periodo ci sono dei piccoli capolavori di Fumetto, addirittura realista: ricordo soprattutto Il ritorno di Warson, una storia con atmosfere crepuscolari, e una non indifferente introspezione psicologica. Oltre a un gran montaggio e a un disegno efficace. Non è davvero poco.
Che ne sarà, della “visiera”? Ricordo di averla conservata per anni…
L’anima dei Classici Audacia era Enrico Bagnoli, grande disegnatore degli anni Quaranta (prima o poi vi farò vedere il suo straordinario Fiore Inaccessibile, del ’44), divenuto un dirigente Mondadori. Quando passò al gruppo del Corriere della Sera, cercò di traslocare la serie in Via Solferino, con gli Albi Ardimento. Ma non fu più la stessa cosa.
L’anima dei Classici Audacia era Enrico Bagnoli, grande disegnatore degli anni Quaranta (prima o poi vi farò vedere il suo straordinario Fiore Inaccessibile, del ’44), divenuto un dirigente Mondadori. Quando passò al gruppo del Corriere della Sera, cercò di traslocare la serie in Via Solferino, con gli Albi Ardimento. Ma non fu più la stessa cosa.
Alcuni personaggi furono ripresi, negli anni Ottanta del secolo scorso ;-) da Alessandro Distribuzioni, ne parleremo a tempo debito.
Scaffale 6 b
Al centro della foto, due solitari “cartonati” Mondadori degli anni Settanta, usciti in libreria quando il grande successo di Asterix convinse l’editore a proporre altre serie in quella veste. Forse i tempi non erano maturi, forse la scelta dei personaggi e degli autori non fu azzeccata: fatto sta che non ebbero successo né i già visti titoli disneyani né i pur piacevoli Tanguy e Laverdure di Charlier e Uderzo (nientemeno!), reduci dai Classici Audacia. Ricordo che il fumetto ebbe l’onore di una serie televisiva.
A destra del solitario titolo di Hergé (fra poco avremo modo di parlare ampiamente di Tintin & soci) c’è parte della collezione completa di Sgt. Kirk, una rivista dalla vita travagliata, ma di grande importanza per la rivalutazione del Fumetto in Italia e il suo “sdoganamento” culturale:
A destra del solitario titolo di Hergé (fra poco avremo modo di parlare ampiamente di Tintin & soci) c’è parte della collezione completa di Sgt. Kirk, una rivista dalla vita travagliata, ma di grande importanza per la rivalutazione del Fumetto in Italia e il suo “sdoganamento” culturale:
Il primo numero esce in edicola nel luglio del 1967, cavalcando l’onda del successo di Linus. E del settimanale di Gandini/Del Buono imita anche la formula, che accosta a fumetti contemporanei, “sofisticati” (come si diceva allora), alcuni capolavori immarcescibili degli anni Trenta, oggi ristampati in lussuose edizioni annotate, ma allora quasi dimenticati. È il caso di Terry and the Pirates di Milton Caniff, proposto già nel primo numero:
C’è anche una fondamentale Storia del giornalinismo italiano, ovvero dei periodici a fumetti, dal 1932 al 1943, di Ezio Ferraro, proto-collezionista e storico pioneristico del settore.
Ma l’asse portante della rivista, edita da Fiorenzo Ivaldi, è la proposta della produzione argentina (e non solo) del grande Hugo Pratt. L’autore veneziano è presente dappertutto, fin dalla copertina, ed è evidente che la scelta di proporre Caniff è tutta sua. Il Maestro americano, infatti, è la radice principale dello stile del creatore di Corto Maltese e dell’eroe eponimo di questa rivista.
Ma alla qualità dei fumetti e delle rubriche (a cui collaborano anche Rinaldo Traini, Franco Fossati, Gianni Bono, Gianni Brunoro e tanti altri nomi del primo comicdom italiano), non corrisponde un analogo successo commerciale. La rivista tira avanti per trenta numeri: l’ultimo viene distribuito solo agli abbonati, e col tempo diventa “raro” e ricercato.
Nel 1973, Ivaldi rilancia la rivista solo per il mercato “amatoriale”, ovvero a circuito chiuso, che in quel periodo inizia un’espansione esponenziale, destinata a durare per oltre un decennio. Ma il nuovo Kirk è molto più “ingessato”, sia nella forma che nei contenuti, e molto presto le rubriche si diradano e il periodico diventa una patinata, lussuosa vetrina per Hugo Pratt e altri autori, fra i quali Faustinelli, Grugef, Battaglia, Toppi. Questa nuova esperienza si esaurisce nel 1979, col numero 61:
Ma l’asse portante della rivista, edita da Fiorenzo Ivaldi, è la proposta della produzione argentina (e non solo) del grande Hugo Pratt. L’autore veneziano è presente dappertutto, fin dalla copertina, ed è evidente che la scelta di proporre Caniff è tutta sua. Il Maestro americano, infatti, è la radice principale dello stile del creatore di Corto Maltese e dell’eroe eponimo di questa rivista.
Ma alla qualità dei fumetti e delle rubriche (a cui collaborano anche Rinaldo Traini, Franco Fossati, Gianni Bono, Gianni Brunoro e tanti altri nomi del primo comicdom italiano), non corrisponde un analogo successo commerciale. La rivista tira avanti per trenta numeri: l’ultimo viene distribuito solo agli abbonati, e col tempo diventa “raro” e ricercato.
Nel 1973, Ivaldi rilancia la rivista solo per il mercato “amatoriale”, ovvero a circuito chiuso, che in quel periodo inizia un’espansione esponenziale, destinata a durare per oltre un decennio. Ma il nuovo Kirk è molto più “ingessato”, sia nella forma che nei contenuti, e molto presto le rubriche si diradano e il periodico diventa una patinata, lussuosa vetrina per Hugo Pratt e altri autori, fra i quali Faustinelli, Grugef, Battaglia, Toppi. Questa nuova esperienza si esaurisce nel 1979, col numero 61:
Non è proprio così.
RispondiEliminaNon è vero che all'epoca i fumetti francofoni uscissero praticamente tutti cartonati.
Questo è vero oggi, ma, ancora nei '60, gli albi erano molto più spesso brossurati che cartonati.
Uno dei motivi per cui Morris lasciò il giornale "Spirou" per passare su "Pilote" fu proprio la cocciutaggine dell'editore Dupuis, che non voleva saperne di far pubblicare in versione cartonata le avventure di LUCKY LUKE.
Non è proprio così.
RispondiEliminaNon è vero che all'epoca i fumetti francofoni uscissero praticamente tutti cartonati.
Questo è vero oggi, ma, ancora nei '60, gli albi erano molto più spesso brossurati che cartonati.
Uno dei motivi per cui Morris lasciò il giornale "Spirou" per passare su "Pilote" fu proprio la cocciutaggine dell'editore Dupuis, che non voleva saperne di far pubblicare in versione cartonata le avventure di LUCKY LUKE.
Questo non lo sapevo! Grazie, Fortunato, per la preziosa informazione. Quindi gli "Albi sprint", con Lucky Luke, erano i più fedeli alla prima edizione!
RispondiEliminacaro Leonardo, sei proprio un grande. Ti invidio soprattutto per l'ordine con cui disponi i tuoi albi. Io li ho tutti sparpagliati in diversi armadi, mischiati anche con degli albi editi dalla San Paolo ( quelli del Giornalino ) molto simili agli albi Sprint, ma con le avventure di un investigatore indiano e il suo cobra, oltre che di un asso del volante, di cui non ricordo neanche i nomi.
RispondiEliminaAncora complimenti
da Lele