sabato 19 febbraio 2011
venerdì 11 febbraio 2011
L’avventuroso 11 (1936 - quarta parte)
Ci sono anche gli autori italiani, su L’Avventuroso del 1936. La star di questo periodo è certamente Giove Toppi, che cerca di emulare gli americani con storie accattivanti e un disegno sapido e aggressivo. Le sue storie vengono pubblicate in ultima pagina, una collocazione prestigiosa e impegnativa, visto che deve confrontarsi nientemeno che con Gordon. Si inizia con I naufragatori misteriosi:
Giove Toppi gioca con le luci, con i chiaroscuri (notate l’ultima vignetta, quasi caniffiana!) ma soprattutto con il colore. Sarebbe interessante sapere se la cromia de L’Avventuroso e degli altri giornali nerbiniani era opera di tecnici anonimi oppure se venivano in qualche modo coinvolti anche gli autori. A sentire Mario Nerbini, quasi tutto faceva capo proprio a lui, all’editore.
Quello che segue è un breve passaggio da un’intervista, in parte inedita, rilasciata dall’editore a Franco De Giacomo, nel 1967:
R.: Io accentravo tutto su me, capisce? Avevo dei collaboratori, ma non prendevano iniziative... Volevo far tutto da me, insomma. Poi guardavo tutti i giornali, davo i soggetti... insomma, facevo tutto da me.
D.: Ma, Commendatore, faceva da sé anche l’impaginazione?
R.: Tutto. Andavo nelle tipografie a impaginare...
D.: Pure della traduzione dei testi, si occupava?
R.: No, io non conoscevo le lingue, quindi facevo tradurre. Ma una volta tradotti, io li rileggevo tutti.
Se Mario Nerbini decideva anche la colorazione delle storie, certamente una personalità prorompente come quella di Giove Toppi avrà voluto dire la sua.
Ma il capolavoro (in senso relativo, s’intende) di Giove Toppi è certamente La regina d’Atalanta. Anche questa storia occupa l’ultima pagina del settimanale, che dopo la prima, è quella più importante. I giornalini sono difatti esposti all’esterno dei chioschi, fermati a dei fili di ferro con le mollette da bucato: i ragazzi leggono “a sbafo” Gordon, in copertina, e sbirciano giusto l’ultima facciata del settimanale. È una vetrina, uno stimolo all’acquisto.
Giove Toppi, a suo modo, è sensazionale: coglie subito la novità del linguaggio grafico dei comics americani, li imita nei contenuti (anche nella carica erotica) e negli aspetti formali, con una sfrontatezza miracolosa. Notate come ricopi il Gordon sottomarino di questi stessi mesi. È volgare, plebeo, elementare, ma anche per questo partecipa a pieno titolo dell’estetica del Fumetto. Denigrato in passato oltre il lecito (anche da me, certo), è oggi fra gli autori più interessanti degli anni Trenta.
Guardate la fumeria d’oppio, nella vignetta che segue: non c’è qualcosa, a livello di rielaborazione magmatica e viscerale di miti alieni, dell’analoga scena di C’era una volta in America? Giove Toppi, come Sergio Leone cinquant’anni dopo, coglie in modo squisitamente anti-intellettuale l’essenza del Mito americano.
Giove Toppi riduce le suggestioni dell’Art Déco, dello Stile Novecento e perfino del Cubismo all’estetica da strada delle vetrine dei negozi di barbiere. Ma in questa operazione, squisitamente “fumettistica”, è geniale.
Ci sono altri autori italiani, naturalmente, su L’Avventuroso 1936, alcuni lontanissimi dall’aggressività colorata di Toppi. Guido Moroni Celsi racconta una storia etnografica niente affatto banale, con Il tesoro degli indiani Lupai:
Giorgio Scudellari prosegue nel suo percorso di tranquillo seguace di Lyman Young con I ricattatori del Borneo e altre storie simili, quasi tutte di ambiente “coloniale”:
Interessante l’esordio di Ferdinando Vichi con Uragano di Fuoco, storia “para-western” il cui disegno è ancora piuttosto crudo ma che lascia già intravedere sviluppi interessanti. Vichi diventerà, dal 1938 in poi, uno degli autori italiani in assoluto più interessanti e prolifici. Ne riparleremo presto.
Fumetti
Art Déco,
Cubismo,
Ferdinando Vichi,
Franco De Giacomo,
Giorgio Scudellari,
Giove Toppi,
Guido Moroni Celsi,
L’avventuroso,
Lyman Young,
Mario Nerbini,
Sergio Leone,
Stile Novecento
venerdì 4 febbraio 2011
L’avventuroso 10 (1936 - terza parte)
Alcuni dei più interessanti episodi di Jim della Jungla di Alex Raymond (Jungle Jim, il topper di Flash Gordon), soprattutto dal lato grafico, appaiono su L’Avventuroso in questo periodo. Curiosamente, la riproduzione delle tavole di Jim è più fedele, rispetto a quella del personaggio principale, probabilmente perché c’è meno opera di adattamento e di ritocco. Notate la cancellazione dei copyright e di gran parte delle firme, ma il mantenimento delle date delle Sundays (pubblicate due per pagina):
Si può dire che i fumetti de L’Avventuroso, in questo periodo, siano prevalentemente “gialli”, o comunque polizieschi. Nel 1936 appaiono anche le ultime storie dell’Agente segreto X-9 (Secret Agent X-9) disegnate da Alex Raymond, prima del passaggio di consegne a Charles Flanders. Le sceneggiature sono forse un po’ deboli, ma il disegno è ai massimi vertici, soprattutto in quanto ad eleganza del tratto a pennino. Notate che le firme di Raymond, nelle strisce, non sono state cancellate:
Abbiamo già visto Red Barry di Will Gould, nella versione “domenicale”, su La Risata 1935. Mario Nerbini, facendo il percorso inverso al suo solito, corre ad acquistare le giornaliere del personaggio, che ribattezza Bob Star e inizia a pubblicare su L’Avventuroso dal numero 79 del 12 aprile 1936:
Red Barry-Bob Star, come scrivevo anche nei post dedicati a La Risata, è un fumetto notevole per molti aspetti. A differenza di Raymond, ma anche di un po’ tutti gli autori comics “naturalistici” degli anni Trenta, con la possibile eccezione di Lee Falk, Will Gould immette nelle sue strisce una forte dose di umorismo beffardo. Il suo stile grafico si presta bene, perché è una via di mezzo tra quello realistico dominante e la gloriosa tradizione del “pupazzettismo” umoristico-avventuroso americano, di cui alcuni esempi abbiamo visto, ancora, su La Risata.
Ma il grottesco di Red Barry si sposa con la rappresentazione spesso cruda della violenza. In questo è simile al Dick Tracy di Chester Gould, un fumetto decisamente rivoluzionario che resterà inedito in Italia fino al Dopoguerra, forse proprio per la sua carica dirompente.
In quanto a realismo, come già sappiamo, anche Radio Pattuglia (Radio Patrol) di Sullivan e Schmidt non scherza affatto. Nella prima metà dell’annata, la serie non appare: è stata infatti spostata su Il giornale di Cino e Franco (la vedremo tra un po’). Torna su L’Avventuroso col numero 89, con la storia Gli scassinatori di Casseforti:
Iscriviti a:
Post (Atom)