giovedì 18 novembre 2010

Il Giornale di Cino e Franco - 1

11 agosto 1935 - Il n. 1


Abbiamo lasciato Mario Nerbini con in tasca un sostanzioso assegno di Mondadori per la cessione dell’esclusiva Disney, ivi compresa la testata Topolino. È stato scritto infinite volte che l’affare crede di averlo fatto l’editore fiorentino, convinto che il settimanale si venda non tanto per i fumetti di Gottfredson e collaboratori, quanto per Cino e Franco (Tim Tyler's Luck) di Lyman Young. Nerbini è comunque tutto contento per l’incredibile successo de L’Avventuroso, che mette in ombra ogni altra cosa. Abbiamo anche detto che oggi, nel 1935, l’analisi di Mario Nerbini è formalmente giusta, anche se – con il senno del poi – sostanzialmente sbagliata.

Il 26 luglio 1935, esattamente una settimana dopo l’uscita dell’ultima puntata delle storie di Cino e Franco sul Topolino Nerbini, appare in edicola un nuovo giornale, preceduto, come sempre accade, da un saggio gratuito (inserito ne L’Avventuroso n. 42) e da una notevole campagna pubblicitaria su tutti i periodici della scuderia:




Il giornale di Cino e Franco prelude quasi alla formula dell’ “albogiornale”: ben tre delle sue otto pagine, ovvero la prima e il doppio foglio centrale, sono infatti dedicate alle gesta dei due avventurieri adolescenti. Il resto, come vedremo, è poco più che riempitivo. C’è Pisellino di Angelo Burattini, ci sono i Just Kids di Ad Carter: in pratica, il nuovo giornale è un “Topolino” senza Topolino, un perfetto test per verificare se l’idea di Nerbini (ovvero, ripeto, che Disney non venda un granché) è giusta o sbagliata.
Ecco la prima pagina e una scheda sintetica del settimanale:




IL GIORNALE DI CINO E FRANCO. - A. 1, n. 1 (11 ago. 1935) - a. 4, n. 126 (2 gen. 1938). - Firenze: Casa Editrice G. Nerbini, [1935-1938]. - 126 n. : fumetti b/n e color. ; 35x26 cm. - Settimanale. - Continua con: Giungla! - il formato dall’a. 3, n. 93 (16 mag. 1937): 33x25 cm; dall’a. 3, n. 111 (19 set. 1937): 37x26 cm.


Ebbene, pare proprio che, alla sua prima apparizione nelle edicole, Il giornale di Cino e Franco venda quanto Topolino. Non disponiamo di alcun dato ufficiale di diffusione dei periodici italiani degli anni Trenta, per cui dobbiamo fidarci delle testimonianze indirette dei primi storici del settore, da Trinchero a Salvucci e a Ferraro. Ma se è così, allora Mario Nerbini non può che rafforzare le proprie convinzioni ed agire di conseguenza: ritiene inutile spendere energie redazionali per dare un carattere peculiare al settimanale, e lo usa come mero contenitore delle strisce di Lyman Young e collaboratori.
Questo è il restante contenuto del primo numero:

 

Tom il fantino è opera di Gaetano Vitelli, che abbiamo già visto attivo su L’Avventuroso. Prolificissimo, dotato di un peculiare tratto naïf, riempie le pagine dei settimanali nerbiniani fino alle soglie della guerra.


Gianmarco e i contrabbandieri è opera di Carlo Cossio. La storia è più o meno contemporanea al suo esordio (La valigia dei diamanti) su L’Avventuroso, e già lo stile grafico si è fatto più maturo ed efficace, a metà fra il realistico e il caricaturale. Anche il linguaggio grafico dei fumetti è ben padroneggiato. Carlo Cossio si avvia a diventare un’incredibile “macchina per disegnare”, che imperverserà nella seconda metà degli anni Trenta e fino ai primi anni Cinquanta.



I fan di Cino e Franco hanno di che saziarsi, col giornalino a loro dedicato. Per allungare un po' il brodo, visto che le strisce originali escono al ritmo di sei alla settimana, mentre il settimanale italiano ne ospita molte di più, per ora ci si accontenta di inserire, qua e là, degli inutili cartigli...


Notate come Nerbini riporti, correttamente, l’attribuzione all’americano Ad Carter delle strisce dei Just Kids, ribattezzati (li abbiamo visti su Topolino), i Lupini di mare.



Chiude Buriko (Angelo Burattini), ultimo retaggio di proto-fumetti, con tanto di didascalie in rima. È evidente che questa tavola di Pisellino è semplicemente avanzata dal Topolino giornale e riciclata in questa sede. Buriko saprà aggiornare il suo singolare ortaggio umanizzato, da qui a poco tempo. 

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